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7 Ottobre 2024
7:00

Volo MH370 della Malaysia Airlines, che fine ha fatto l’aereo scomparso dieci anni fa? La storia

Il volo MH370 della compagnia Malaysian Airlines e le 239 persone che erano a bordo dell'aereo sparirono dai radar ormai 10 anni fa. Le ricerche sono state le più costose nella storia dell'aviazione civile, ma sono state infruttuose: ancora oggi non si sa in quale punto dell'Oceano Indiano si sia inabissato il velivolo.

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Volo MH370 della Malaysia Airlines, che fine ha fatto l’aereo scomparso dieci anni fa? La storia
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Volo Malaysia Airlines MH370. Credits: Paul Rowbotham

Un aereo può davvero scomparire nel nulla? La storia del volo MH370 della Malaysia Airlines purtroppo ne è un esempio. Il velivolo, un Boeing 777-200ER, era partito dall'aeroporto internazionale di Kuala Lampur e diretto a Pechino, in Cina, per poi scomparire dai sistemi di localizzazione sabato 8 marzo 2014: dopo ore di ricerche, a dare la notizia ufficiale della sparizione del volo MH370 fu la compagnia aerea Malaysia Airlines in un comunicato stampa. Oggi, nonostante siano ormai passati più di 10 anni l'aereo non è ancora stato ritrovato.

Sembra una storia quasi incredibile, soprattutto se pensiamo al fatto che le operazioni di ricerca sono state le più costose nella storia dell'aviazione civile, con un enorme dispiegamento di mezzi pubblici e privati e di persone coinvolte attivamente su più fronti, che hanno setacciato in lungo e in largo centinaia di zone in cui si ipotizza che il mezzo si sia inabissato.

Negli anni si sono susseguite molte ipotesi su quanto potrebbe essere successo – dal guasto all'attentato terroristico – che hanno contribuito ad alimentare l'alone di mistero attorno alla vicenda, e persino Netflix ha prodotto un documentario riguardo a questa vicenda ("Volo MH370: l'aereo sparito nel nulla").

La ricostruzione della scomparsa dell'aereo MH370

Il volo era partito alle 00.42 dell'8 marzo (in Italia erano le 17.42 del 7 marzo) da Kuala Lampur, in Malaysia, ed era diretto a Pechino, capitale della Cina. Sarebbe stato un volo di 5 ore e mezza circa, su una rotta trafficata, e i passeggeri a bordo (227) erano quasi tutti cinesi. A loro si aggiungevano i 12 membri dell'equipaggio della Malaysia Airlines.

Le condizioni meteorologiche erano ottimali, e durante la prima ora di viaggio l'equipaggio non ha segnalato nessuna problematica al centro di controllo dell'area di Kuala Lumpur.

Poco dopo l'una di notte circa il velivolo aveva informato il centro di controllo che aveva raggiunto 10.700 metri di altitudine e che tutto procedeva come di regola. All'1.20 il comandante confermò al centro di controllo che tutto era pronto per il passaggio di consegna della comunicazione: entrando in territorio Vientamita, infatti, era necessario trasferire il controllo aereo al centro di Ho Chi Minh. Il pilota salutò i colleghi del centro malese dicendo:

Buonanotte dal Malaysian tre sette zero.

Entrando nello spazio aereo vietnamita, il pilota avrebbe quindi dovuto mettersi in contatto con i colleghi a terra e segnalare la sua entrata. Non ci fu nessuna comunicazione, però. Erano passati quasi 40 minuti dalla partenza da Kuala Lumpur, e nonostante il silenzio l'aereo era ancora rilevato dai sistemi radar e satellitari.

I controllori del centro vietnamita, allarmati, contattarono quelli malesi per chiedere notizie sul volo. Lavorarono insieme, anche se a distanza, per ore e ore. Cercarono di capire dove si trovasse l'aereo, ma qualsiasi contatto con l'equipaggio si era rivelato impossibile. Fu così che alle prime ore dell'alba la compagnia aerea dovette scrivere un comunicato stampa che poi sarebbe stato diffuso in tutto il mondo: il volo MH370 risultava disperso. La Malaysian Airlines avviò immediatamente un'attività di coordinamento con il governo malese per attivare le ricerche, il soccorso e il recupero del mezzo, che ormai si riteneva implicitamente inabissato nelle acque dell'oceano.

Il volo MH370 aveva completamente cambiato rotta

Quei primi giorni di ricerca furono molto concitati: aerei di ricognizione arrivarono da più parti, tutti i punti radio e i satelliti vennero analizzati.

Dopo circa 5 giorni si riuscì a ricostruire il viaggio dell'aereo. Anziché proseguire verso nord-est e raggiungere Pechino, all'1.21 fu chiaro dai satelliti che il velivolo – in quel momento nel Golfo di Thailandia e Mare  Meridionale Cinese – aveva virato verso sud-ovest, passando di nuovo per lo spazio aereo malese. Una volta giunto all'Isola di Penang, il volo ha iniziato a risalire verso nord-est, ma quella tratta non avrebbe mai potuto portarlo in Cina. Era infatti in dirittura d'arrivo per le Isole Andamane (appartenute all'India).

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In rosso la tratta corretta, in blu la tratta seguita dall’aereo dopo aver interrotto le comunicazioni a terra e aver completamente cambiato rotta. Fonte: Wikimedia Commons

Ma com'è che l'aereo ha completamente cambiato rotta ed è riuscito a proseguire il volo per ore senza incontrare altri aerei e scomparendo dai radar?

Beh, per la questione aerei, fu pura fortuna che il velivolo non ne avesse incrociato nessuno. Per il sorprendente cambio della rotta, ancora oggi ci si domanda se non sia dovuto a un dirottamento dovuto a qualche gruppo terroristico. Ma è abbastanza improbabile, secondo alcuni esperti, perché in quel caso almeno uno dei passeggeri avrebbe potuto inviare un SMS di nascosto.

Le ipotesi su quanto accaduto all'aereo della Malaysian Airline

Nei primissimi giorni si pensò subito a un guasto tecnico, ma qualcosa non tornava: un aereo che si trova a 10mila metri di altitudine non precipita in pochi secondi, quindi ci sarebbe stato tempo a sufficienza per informare il centro di controllo. Ma oltre alla mancanza di questo tipo di comunicazioni, non vi furono nemmeno aggiornamenti sulla posizione.

In particolare, si pensava che l'aereo si fosse depressurizzato, e che i passeggeri, le hostess e i piloti avessero perso i sensi. Ma allora chi guidava l'aereo? I sistemi automatici. Certo è che però, in questo caso, il velivolo a un certo punto avrebbe perso quota e si sarebbe inabissato. Tuttavia secondo gli esperti è una ipotesi poco probabile, come anche la tesi del suicidio del pilota (in quel caso l'equipaggio avrebbe avuto il tempo di avvisare a terra). Si è poi anche ipotizzato che potesse essere scoppiato un incendio che a sua volta avrebbe portato a un cortocircuito, ma ciò non spiega – ancora una volta – perché nessuno dei passeggeri abbia inviato quantomeno un messaggio, visto che avrebbe avuto il tempo materiale di farlo.

Pochi mesi dopo ci fu persino chi teorizzò che fosse stato un razzo a colpire l'aereo, visto che lo stesso anno, il 17 luglio per la precisione, il volo MH17 era stato abbattuto da un missile in territorio Ucraino per sbaglio.

Le indagini fino ad oggi e gli errori nelle ricerche

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L’elicottero Sea Hawk MH–60R della Marina statunitense del cacciatorpediniere di classe Arleigh Burke USS Pinckney parte alla ricerca del Boeing scomparso. Credits: Wikimedia Commons

Per almeno tre anni ci fu un enorme spiegamento di forze, sia da parte di società private che di istituzioni pubbliche, alla disperata ricerca dell'aereo. Ma la zona da setacciare è davvero grande, e nonostante siano stati scandagliati i fondali e percorsi almeno 120mila chilometri quadrati di mare, non si è trovato il mezzo, e senza la scatola nera (che nera non è!) è impossibile ricostruire con esattezza l'accaduto. Tra il 2015 e il 2016, però, sono stati ritrovati dei frammenti della cabina su alcune spiagge lungo la rotta tracciata dall'aereo, e che sono stati dichiarati come appartenenti al mezzo scomparso.

Nonostante le ricerche quasi incessanti ed estremamente costose (le più costose dell'aviazione civile), ancora oggi non abbiamo risposte precise sull'accaduto, e nel 2018 un rapporto del governo malese ha pubblicato un rapporto che dichiarava i molti errori avvenuti durante le prime settimane di ricerche, ma soprattutto la gestione errata delle comunicazioni tra l'aereo e il centro di controllo malese.

Probabilità del luogo in cui il volo Malaysia Airlines 370 è entrato nell'oceano, sulla base di un'analisi dell'Australian Defence and Science Technology Group (DST Group) e pubblicata il 3 dicembre 2015.
Zona in cui il volo MH370 sarebbe entrato nell’oceano, sulla base di un’analisi pubblicata nel 2015 dall’Australian Defence and Science Technology Group (DST Group). Credits: Australian Transport Safety Bureau

Ogni anno i parenti delle vittime scendono in piazza per manifestare e ricordare al governo che la questione non è chiusa, e che occorre continuare con le indagini e proseguire con le ricerche. La società americana Ocean Infinity, che aveva già partecipato alle ricerche anni fa, ha preso a cuore la vicenda e all'inizio del 2024 ha proposto di riaprire le ricognizioni nell'area in cui si sospetta che l'aereo si sia inabissato. In quella zona il fondale è profonda circa 4000 metri, ma le correnti non sono così forti da aver spostato i detriti, o almeno non sono stati spostati di tanto rispetto alla zona del probabile impatto. La speranza quindi è che i mezzi a disposizione – che negli anni sono diventati ancora più precisi – possano mettere fine a questa storia e dare le risposte che merita.

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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