
Secondo un'indagine condotta da Libreriamo – media digitale dedicato alla cultura – 7 italiani su 10 (68%) risulterebbero bocciati o quanto meno rimandati davanti a un test di grammatica italiana. Tra gli errori grammaticali e ortografici, ce n'è uno in particolare che non accenna a morire, il nemico pubblico numero uno dello stivale: l’apostrofo.
L'indagine, condotta su circa 1600 italiani tra i 18 e i 65 anni, è stata realizzata con il metodo della SWOA (web opinion analysis) attraverso un monitoraggio online su blog, forum e social (commenti di YouTube compresi), e ha visto la partecipazione di 20 esperti tra sociologi e letterati, che oltre ad aver osservato gli strafalcioni grammaticali hanno offerto dei consigli per risolvere questo problema.
I 10 errori grammaticali più comuni commessi dagli italiani
La lista dei 10 errori più comuni, riportata nell'indagine di Libreriamo va dall'uso sbagliato dell'apostrofo al non sapere quando inserire la "d eufonica":
- L’apostrofo (62%) – L’apostrofo è il nostro nemico numero uno. Ma quando si mette? Con tutte le parole femminili che iniziano per vocale, quindi: "un’amica" sì, "un amico" no. L'apostrofo si usa anche quando c'è un troncamento: ad esempio, l’apostrofo è necessario in un po’ , perché è il troncamento della parola ‘poco’.
- L’uso del congiuntivo (56%) – Il congiuntivo è il tallone d’Achille di moltissimi italiani. Quante volte avrete sentito qualcuno dire "Se io avrei" o "spero che viene" o "penso che sta bene", dimenticando completamente di usare la forma verbale corretta? Una frase comune, riporta l'indagine, è “L’importante è che hai superato l’esame”, ma essendoci il "che" questa è una formula grammaticale scorretta, e necessiterebbe l'uso del congiuntivo: “L’importante è che tu abbia superato l’esame”.
- I pronomi (52%) – Gli? Le? Loro? Sbagliare i pronomi è all'ordine del giorno: “Gli ho detto che era molto bella” è un caso molto comune: "gli" è sbagliato, perché stiamo parlando di una persona di sesso femminile, quindi bisogna usare il pronome “le”: “Le ho detto che era molto bella”.
- La corretta declinazione dei verbi (50%) – Un errore molto diffuso, sia nel parlato che nello scritto, riguarda la declinazione dei verbi, specialmente per quanto concerne l’uso dei tempi verbali e la scelta dell’ausiliare. Confondere l’uso dell’ausiliare essere con avere (ad esempio, dicendo “ho andato” invece di “sono andato”) è un errore comune, così come la declinazione di verbi irregolari.
- L’uso della C o della Q (48%) davanti alla lettera U – Secondo la grammatica italiana, "QU" si usa quando dopo la u c'è una vocale (a, e, i, o, u), "CU" si usa quando dopo la u c'è una consonante. Ma ci sono delle eccezioni che rendono questo errore uno dei più gettonati, come gli aggettivi che terminano in "cuo" o "cue" (cospicuo, proficuo, promiscuo, innocuo) e verbi (evacuare, scuotere, percuotere, riscuotere, scuoiare, acuire).
- Ne o né? (44%) – L’accento su “né” si usa quando questo vuole essere utilizzato come negazione "non voglio né questo né quello". Se non c'è la negazione, va utilizzato senza accento (es. "ne voglio parlare solo con te" o "di questo ne discuteremo più tardi").
- La punteggiatura (39%) – Virgole, punti e virgola, due punti… non vanno usati a casaccio: ogni segno di punteggiatura segue regole precise. Ad esempio: la virgola dà una cadenza precisa a periodi lunghi e complessi; i due punti si usano, per esempio, per introdurre un discorso diretto o per presentare una spiegazione o un elenco. E il famigerato punto e virgola? Si usa per separare due frasi che sono concettualmente collegate, ma formalmente distinte, indicando così una pausa intermedia tra la virgola e il punto.
- Un po, un po’ o un pò? (37%) – Quante volte avrete letto un po' scritto con l'accento, ossia “un pò”? La versione sbagliata sembra essere sempre più diffusa, ma bisogna ricordare che si deve utilizzare l’apostrofo, visto che è il risultato di un troncamento.
- E o ed? A o ad? (35%) – Questo è un errore comune anche per i più bravi di noi. L’aggiunta della ‘d’ eufonica va fatta quando la parola che segue comincia con la stessa vocale con cui termina la parola precedente. Quindi: "vado ad Amburgo"; "Era felice ed entusiasta".
- Ma ci sono anche errori più originali, che conquistano il decimo posto: "propio" al posto di "proprio", "pultroppo" al posto di "purtroppo", o "salciccia" al posto di "salsiccia", "cortello" al posto di "coltello" o il terribile "avvolte" anziché "a volte". Ultimo ma non ultimo, un grande classico: “c’è ne” e “c’è né” al posto dell'unica forma corretta "ce n'è".
Questi errori non sono semplici distrazioni grammaticali: spesso indicano una perdita di padronanza della lingua, segno di un linguaggio superficiale e trascurato, e se nel parlato sono poco notabili, nello scritto è tutto il contrario.
Perché si fanno tutti questi errori e come sbagliare meno
Le ragioni per cui facciamo tutti questi errori sono diverse.
In primis, i dialetti locali parlati in molte regioni spesso influenzano la grammatica e la pronuncia della lingua, con costruzioni e coniugazioni verbali scorrette per la grammatica e la sintassi italiana. Inoltre, c'è una differenza notevole tra scuole e regioni riguardo al livello di educazione grammaticale: non tutti imparano le regole grammaticali con la stessa profondità, e ciò può generare confusione o inconsapevolezza riguardo le regole corrette da applicare. C'è poi da spezzare una lancia in nostro "favore": alcune regole grammaticali e ortografiche prevedono diverse eccezioni, rendendo la nostra lingua non sempre intuitiva.
Per affrontare questa problematica e scrivere (e parlare) nel modo più corretto possibile, gli esperti suggeriscono di:
- leggere con regolarità: abitudine che si è persa col tempo, ma che è bene portare avanti sin dalla tenera età
- scrivere a mano per recuperare la dimestichezza e rafforzare la padronanza delle regole
- evitare l’uso troppo frequente di chatbot di intelligenza artificiale che scrivono al posto nostro e ci disabituano alla scrittura
- allenare la mente “giocando” con la conoscenza della lingua italiana, attraverso libri e giochi che consentono di ripassare le regole della nostra lingua in modo semplice e divertente