La lingua italiana, pur essendo foneticamente regolare (si pronuncia "come si scrive", anche se con eccezioni), presenta alcune parole la cui pronuncia può trarre in inganno anche i madrelingua. Errori comuni derivano spesso da accenti mal posizionati o da influenze dialettali. Scopriamo dieci termini che frequentemente vengono pronunciati in modo errato, analizzando le corrette accentazioni e fornendo esempi pratici.
Amàca
Comunemente pronunciato "àmaca", con l'accento sulla prima sillaba. La pronuncia corretta è "amàca", con l'accento sulla seconda sillaba. La parola è arrivata all’italiano attraverso lo spagnolo hamàca, a sua volta proveniente dal caraibico hammàka. Questo errore così diffuso è probabilmente dovuto a un’errata ritrazione dell’accento (spostamento dell’accento dalla propria sede originaria verso l’inizio della parola).
Cucùlo
La pronuncia corretta della parola cuculo è cucùlo, con l'accento sulla penultima sillaba. Questo segue l'etimologia latina cucùlum, dove l'accento cadeva sulla penultima sillaba. Tuttavia, molti pronunciano erroneamente cùculo, con l'accento sulla prima sillaba. L'errore può essere influenzato da parole latine come modulo o stridulo, caratterizzate dall'accento sulla prima sillaba, oppure dal tentativo di evitare assonanze con termini percepiti come imbarazzanti.
Edìle
La parola edile si accenta correttamente sulla seconda sillaba: edìle. Questo schema di accentazione deriva direttamente dal latino aedīlem, in cui l'accento cadeva sulla vocale lunga "i". L’uso come sostantivo in italiano, riferito a chi lavora nell’edilizia, conserva questa accentazione. Perché molti sbagliano a pronunciarla? L’errore comune consiste nel pronunciare la parola con l’accento sulla prima sillaba (èdile). Questa pronuncia errata può essere spiegata da diversi fattori:
-Influenza di aggettivi comuni: parole simili nella forma, come àbile o èsile, sono accentate sulla prima sillaba. Questo induce una generalizzazione sbagliata da parte dei parlanti, che applicano lo stesso schema anche a edile.
-Mancanza di familiarità: la parola edile non è di uso quotidiano per tutti e, quando viene incontrata, l'accentazione corretta non è immediata, favorendo la confusione.
-Spostamento naturale dell’accento verso l’inizio delle parole: In italiano, è comune che i parlanti spostino l’accento verso la prima sillaba nelle parole più brevi o in contesti poco formali, soprattutto in assenza di una regola esplicitamente nota.
Un errore simile avviene con utile (ùtile anziché utìle) o mobile (mòbile anziché mobìle), dove l’uso comune spesso genera una distorsione rispetto all’etimologia e alla fonetica originale.
Gratùito
La parola gratuito si accenta correttamente sulla seconda sillaba: gratùito, con accento sulla terzultima sillaba della parola, a differenza dell’etimo latino gratuìtum (probabilmente sul modello di parole come circùito, che seguono regolarmente la base latina). La pronuncia etimologica "gratuìto", con accento piana, è oggi sempre più rara e talvolta viene percepita come un errore, nonostante sia teoricamente corretta sul piano storico. La pronuncia scorretta più comune, tuttavia, è "gràtuito", con l'accento spostato erroneamente sulla prima sillaba. La pronuncia incorretta è spesso dovuta alla generalizzazione di schemi accentuali sbagliati o all'incertezza legata alla forma etimologica meno usata.
Infìdo
Il 99% delle volte sicuramente avrai sentito pronunciare questa parola "ìnfido", con l'accento sulla terza sillaba. La pronuncia corretta tuttavia, in accordo con Treccani, è infìdo, con l'accento sulla seconda sillaba, in quanto segue l'accentazione piana della parola latina da cui deriva, infìdus.
"Né la vita esponemmo al mare infido"
–Tasso
L'errore probabilmente deriva dall'influenza di aggettivi come "ìnfimo" e "ìntimo", che seguono un modello di accentazione sdrucciola o anche "perfido". Se si è inesperti della lingua latina è naturale commettere questi errori; è importante tuttavia prestare attenzione a queste sottigliezze linguistiche per mantenere la correttezza nella pronuncia e nell'uso della lingua italiana.
Mollìca
La parola mollìca deriva dal latino popolare mollìca, a sua volta originata dall’aggettivo latino classico mollis (molle). Si riferisce alla parte morbida del pane. Dal latino popolare all’italiano moderno, non ha subito alcuna modifica né nella forma né nell’accentazione: "mollìca". L'errore? "Mòllica": diffusa soprattutto nella regione lombarda.
Nocciolo (nocciòlo – nòcciolo)
Diverso è il discorso per questa parola, in quanto ci troviamo nelle versioni "nocciòlo – nòcciolo" di fronte a una coppia di omografi.
"Nòcciolo", con accento sulla terzultima sillaba, è un nome maschile che proviene dal latino nucleum (‘midollo, gheriglio’) e indica la parte legnosa e dura che avvolge il seme di certi frutti:
– il nòcciolo della pesca
La stessa pronuncia si conserva anche quando il termine è usato in senso metaforico:
– il nòcciolo della questione
"Nocciòlo", al contrario, con accento sulla penultima sillaba, si riferisce all’albero che produce le nocciole e al legno che se ne ricava.
Persuadére/ dissuadére
Comunemente pronunciato "persuàdere", con l'accento sulla seconda sillaba. La pronuncia corretta è "persuadére", con l'accento sulla penultima sillaba. In italiano, molte parole hanno l’accentazione piana (sull'ultima o penultima sillaba), un tratto ereditato dal latino, in cui la posizione dell’accento nelle parole di tre sillabe dipendeva dalla lunghezza della penultima sillaba: se la penultima sillaba era breve, ovvero conteneva una vocale breve e non terminava in consonante, l'accento si spostava sulla terzultima. L’accento rimaneva sulla penultima sillaba se questa era lunga, cioè se conteneva una vocale lunga o terminava in consonante.
Questo è il caso di verbi come dissuadēre e persuadēre, dove la sillaba lunga "ē" mantiene l'accento sulla penultima.
La parola deriva infatti dal latino persuadère, composto dal verbo suadère ‘convincere’e il prefisso per-, che esprime continuità e insistenza dell’azione. Lo stesso discorso vale per “dissuadére”, che si compone sempre a parte dal verbo suadère e il prefisso dis-, invece, che aggiunge un valore negativo o separazione, rappresentando a tutti gli effetti il corrispettivo negativo di persuadere.
Pudìco
Comunemente si sente "pùdico", con l'accento sulla prima sillaba. La pronuncia corretta è "pudìco", con l'accento sulla seconda sillaba, come nella parola latina da cui trae origine pudìcum "che prova vergogna".
Utènsile/utensìle
La questione si fa spinosa con questa parola, che prevede la possibilità di essere accentata in due diversi modi. Come aggettivo, quasi sempre usato insieme al sostantivo “macchina/macchinario per realizzare una certa merce”, utensile è una parola sdrucciola, con l'accento sulla terzultima sillaba: "utènsile". Invece, quando è usato come sostantivo che indica un arnese di uso comune, soprattutto relativo alla vita domestica, diventa una parola piana, con l'accento sulla penultima sillaba: "utensìle".