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12 Aprile 2025
13:00

4 illusioni prospettiche in architettura, dal Vaticano a Piazza Pienza

È possibile ingannare la mente e far vedere spazi molto più ampi quando sono ridotti, e viceversa: è quello che da secoli fanno gli architetti applicando le tecniche della prospettiva accelerata e rallentata, regalandoci splendide illusioni prospettiche.

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4 illusioni prospettiche in architettura, dal Vaticano a Piazza Pienza
galleria di palazzo spada
Galleria di Palazzo Spada, di Francesco Borromini. Credit: Livioandronico2013, via Wikimedia Commons

Per capire come funzionano le illusioni spaziali e perché i nostri occhi ci mostrano qualcosa che in realtà non esiste, occorre innanzitutto comprendere che a “ingannarci” non sono gli occhi, ma il cervello. L’illusione definita “ottica”, infatti, si basa sulla percezione di un gioco di luci che viene rielaborato appunto dall’occhio, mentre quando si tratta di illusioni che hanno a che fare con lo spazio è la nostra mente che, rielaborando le informazioni, ci inganna. È più corretto chiamare questo effetto illusione visuale: il nostro cervello, infatti, legge ciò che vediamo in base alla nostra esperienza di vista quotidiana, e in base alle informazioni che immagazzina, ci restituisce le immagini che vediamo. In parole ancora più semplici, insomma, il cervello cerca di prevedere ciò che vedrà in base a ciò che ha già visto. I giochi prospettici, studiati già dall’antichità, sperimentati da Leonardo da Vinci e altri artisti, giungono fino ai giorni nostri con espressioni artistiche come quelle di Escher e con interessanti applicazioni, dalla pittura, ai murales, fino all’architettura moderna. Applicando specifiche regole prospettiche in architettura, si può alterare la percezione delle dimensioni spaziali. La prospettiva accelerata – lati convergenti – fa apparire lo spazio più profondo, mentre la prospettiva rallentata – lati divergenti – lo fa sembrare meno profondo rispetto alla realtà percepita senza modifiche.

La Galleria di Palazzo Spada a Roma che sembra molto più lunga

Un esempio di prospettiva accelerata lo ha realizzato Francesco Borromini, architetto rinascimentale, che nel 1635 ha realizzato a Roma la Galleria di Palazzo Spada. Borromini aveva a disposizione uno spazio contenuto – di soli 8,60 metri – ed è riuscito a dare l’impressione allo spettatore di essere davanti a un corridoio di 40 metri. In fondo alla galleria è posta una statua che, vista da lontano sembra molto grande ma, arrivati vicini, è alta solo 80 cm.

La Scala Regia in Vaticano: sembra imponente, ma non lo è

Altro esempio di prospettiva accelerata è la Scala Regia in Vaticano, realizzata da Gian Lorenzo Bernini tra il 1663 e il 1666. In questo caso l’architetto si è trovato davanti a uno spazio non solo stretto, ma anche irregolare. Bernini ha quindi diviso in due la rampa di scale, e dato convergenza alle pareti e ai filari delle colonne, rendendo la sezione molto più slanciata. Ma non solo: fa anche in modo che le altezze siano progressivamente decrescenti, ma lo spettatore alla base non percepisce nulla, se non la sensazione di essere davanti a un’imponente scalinata.

scala regia vaticano
Scala Regia in Vaticano, Gian Lorenzo Bernini. Credit: Sailko, via Wikimedia Commons

La chiesa di Santa Maria di San Satiro a Milano, dove compare uno spazio che non c’è

Se vogliamo uscire dalla capitale e vedere un altro esempio di prospettiva accelerata, possiamo andare a Milano: qui, nientemeno che il Bramante, nel 1482 progetta la chiesa di Santa Maria di San Satiro e, proprio come i suoi due “colleghi” a Roma, ha un problema da risolvere. Lo spazio per costruire la chiesa non è sufficiente a dare alla costruzione l’ ampiezza solenne che meriterebbe: sul retro passa infatti una strada che rendeva impossibile la costruzione dell’abside. Quindi cosa fa il Bramante? Crea un finto coro con lo stucco con una convergenza fortissima: è alto solo 90 centimetri, ma sembra enorme.

chiesa bramante milano
Navata centrale e finto coro del Bramante. Credit: Paolobon140, via Wikimedia Commons

La piazza di Pienza che sembra più larga

Un esempio di prospettiva rallentata, detta anche “antiprospettiva”, ce lo dona Bernardo Rossellino che, nel 1459, progetta la piazza di Pienza, in provincia di Siena, ora piazza Pio II. La piazza è di forma trapezoidale, e su di essa si affacciano quattro palazzi: la Cattedrale, Palazzo Piccolomini a destra, Palazzo Borgia a sinistra e il Palazzo Pubblico dal lato opposto alla Cattedrale.

L’illusione è possibile proprio grazie alla forma trapezoidale: la visione dello spettatore infatti si amplia, la piazza appare più larga e corta se guardata dal lato del Palazzo Pubblico, e la chiesa sembra invece più  maestosa e incombente.

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Pianta della Piazza di Pienza. Credit: Public domain, via Wikimedia Commons
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