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18 Ottobre 2024
7:00

A Bali l’irrigazione dei campi è una pratica religiosa: cos’è il Subak, patrimonio UNESCO

Immaginate un sistema di irrigazione che non serve solo a coltivare il riso, ma è strettamente legato alla religione e alla spiritualità. A Bali, in Indonesia, il Subak, un antico sistema agricolo intreccia produttività, spiritualità ed ecologia in un sofisticato equilibrio. Il paesaggio che ne deriva è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dell'UNESCO nel 2012.

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A Bali l’irrigazione dei campi è una pratica religiosa: cos’è il Subak, patrimonio UNESCO
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Nell'isola di Bali, in Indonesia, nota per le sue risaie ricavate tra i rilievi di origine vulcanica, il cosiddetto Subak (in lingua balinese "sistema di irrigazione delle risaie") non è semplicemente un metodo tradizionale per irrigare i campi e il nome del paesaggio agricolo che ne deriva (patrimonio UNESCO dal 6 luglio 2012) ma anche un modello di produzione unico che unisce agricoltura, spiritualità e sostenibilità. Rappresenta un’antica tradizione agricola e religiosa che ci invita a riconsiderare il rapporto con la terra e con le risorse naturali. In un mondo dove la produzione agricola è spesso sinonimo di sfruttamento intensivo, il Subak offre una visione alternativa di sistema sociale che riesce a bilanciare le esigenze produttive con il mantenimento di un equilibrio ecologico e spirituale.

Cos’è il Subak, il sistema agricolo di Bali

Il Subak è un antico sistema di irrigazione che risale all'IX secolo, progettato per supportare la coltivazione del riso, il fulcro dell'economia agricola di Bali. Questo sistema, però, va ben oltre la semplice distribuzione dell’acqua ai campi. L'acqua che scorre attraverso i canali del Subak, infatti, non è una semplice risorsa, ma rappresenta un vero modello di cooperazione sociale e spirituale, basato su un profondo legame con l'ambiente naturale e le credenze religiose locali.

L’antropologo americano Stephen Lansing ha dedicato gran parte della sua carriera allo studio del Subak, svelandone i dettagli e il funzionamento. Secondo Lansing, il Subak è un esempio di gestione collettiva delle risorse, fondato su rituali religiosi e decisioni democratiche.

Il suo funzionamento è basato sulla collaborazione tra individui e coinvolge tutti gli agricoltori di un villaggio, i quali si riuniscono regolarmente per discutere come gestire l’acqua, le quantità da utilizzare e le tempistiche da seguire. Il Pekaseh, un capo eletto dalla comunità, è colui che coordina i lavori di irrigazione, garantendo che l’acqua venga distribuita in modo equo. Ogni contadino ha infatti il diritto di accedere all’acqua, a patto di rispettare le regole stabilite dalla comunità. I tempi dell'irrigazione seguono inoltre un calendario rituale di celebrazioni religiose.

Il Subak, così organizzato, intreccia produttività e spiritualità, considerando l'acqua non solo come una risorsa, ma come un dono sacro da gestire collettivamente. Inoltre, in quanto sistema decentralizzato e collaborativo, rappresenta un esempio significativo di ecologia politica, in cui tradizioni locali e credenze religiose favoriscono la sostenibilità.

Se infatti l’organizzazione del Subak riflette una profonda interconnessione tra le comunità agricole e la loro fede, coltivare non è più solo un atto pratico, ma un modo per rispettare e mantenere un equilibrio sacro tra uomo e ambiente.

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Tempio dell’acqua Ulun Danu, situato presso Lake Bratan, Bali

Il legame tra metodo Subak e religione: un perfetto equilibrio

La religione indù, profondamente radicata a Bali, è il cuore pulsante del Subak. Alla base del sistema di irrigazione c’è il concetto di Tri Hita Karana, una filosofia che pone l’accento su tre aspetti fondamentali del concetto di armonia:

  1. tra l’uomo e Dio
  2. tra l’uomo e la natura
  3. tra l’uomo e la sua comunità

L'irrigazione dei campi è quindi un atto sacro, considerata un'offerta fatta dagli dei dell'acqua e della fertilità del terreno, per garantire abbondanti raccolti. L’acqua è quindi considerata una benedizione divina, proveniente dal monte sacro Agung, che nella cultura balinese è considerato la dimora degli dei.

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Uomo che prega dinnanzi all’acqua.

In questo sistema agricolo-religioso, i contadini sono soliti pregare nei templi dell’acqua (Pura Ulun Danu), costruiti lungo i fiumi e i canali che alimentano i campi. Qui si svolgono anche le cerimonie religiose comunitarie in cui si offrono fiori, frutta e incenso alle divinità, chiedendo protezione per i campi e la comunità. Questo tipo di celebrazioni collettive, che segnano i cicli del raccolto, rafforzano l’idea che l’agricoltura non sia un’attività individuale, ma un’impresa condivisa che coinvolge l’intera comunità e il divino.

Sostenibilità e modernità: l'eredità del Subak oggi

Sebbene le sue radici affondino nel passato, il Subak continua a essere un modello di sostenibilità nel mondo moderno. Questo sistema di irrigazione promuove una gestione attenta delle risorse naturali e una connessione profonda con la biodiversità, mantenendo i campi di riso di Bali produttivi ed ecologicamente equilibrati. Le tecniche agricole tradizionali rispettano infatti i cicli naturali, contribuendo alla conservazione dell'ecosistema locale.

Tuttavia, il Subak oggi affronta sfide significative, tra cui l'urbanizzazione, l'aumento del turismo e la modernizzazione agricola, che minacciano l'equilibrio del sistema. Molti campi sono stati recentemente trasformati in resort o strutture turistiche, compromettendo l'uso sostenibile delle terre agricole. Inoltre, la crescente domanda d'acqua da parte di hotel e industrie ha causato scarsità idrica, rendendo difficile per gli agricoltori gestire i loro terreni.

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Terrazzamenti irrigati, Bali. Credits: Sawah Kinari

In risposta alle sfide contemporanee, sono emerse diverse iniziative per proteggere il Subak. Nel 2012, l'UNESCO ha dichiarato il Subak Patrimonio dell'Umanità, riconoscendo il suo valore culturale, spirituale e ambientale. Questa qualifica ha stimolato progetti locali e globali per salvaguardare il sistema Subak. Sempre più iniziative di conservazione e sviluppo sostenibile mirano a preservare il Subak come patrimonio vivente, trasmettendo alle nuove generazioni un esempio di come la conoscenza tradizionale possa integrarsi con la modernità.

Fonti:
Sfondo autopromo
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