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6 Agosto 2024
17:30

La Via Appia diventa Patrimonio UNESCO: l’Italia raggiunge 60 siti e rimane prima al mondo

L'inclusione del sito della Via Appia nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO porta l'Italia a 60 siti, mantenendola in testa alla classifica mondiale, prima della Cina, a quota 59. La Via Appia è stata una delle prime grandi strade romane e collegava Roma con l'Italia meridionale. Sono stati esclusi dal riconoscimento solo 3 dei 22 tratti nei quali è suddivisa.

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La Via Appia diventa Patrimonio UNESCO: l’Italia raggiunge 60 siti e rimane prima al mondo
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Nel 2024 l'Italia si riconferma al primo posto nella classifica mondiale per numero di siti patrimonio dell'umanità patrocinati dall'UNESCO. Il 27 luglio, infatti, nel corso della 46esima sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale tenutasi a New Delhi, in India, l'antica Via Appia Regina Viarium è stata iscritta nella lista dei patrimoni dell'umanità (non sono stati inclusi solo 3 dei 22 tratti in cui è stata suddivisa la strada). In questo modo l'Italia ha raggiunto il numero di 60 siti UNESCO sul suo territorio, un vero e proprio record globale. Al secondo posto c'è la Cina, con 59 siti, poi la Germania con 54 e la Francia con 53.

La Via Appia è stata inclusa nel patrimonio UNESCO per vari motivi che ne sottolineano l'importanza storica, culturale e archeologica. Prima di tutto, è una delle vie romane più antiche e strategicamente rilevanti. Costruita a partire dal 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco (ha quindi oltre 2300 anni), la strada collegava Roma a Brindisi, fungendo da arteria principale per il commercio, le comunicazioni e le operazioni militari. Il porto di Brindisi (Brundisium), infatti, era uno dei più importanti snodi dell'Italia antica. Lungo la Via Appia poi si trovano numerosi monumenti e siti archeologici, come catacombe, mausolei, chiese, ville e resti di antiche città. Infatti il sito UNESCO non comprende unicamente 19 delle 22 parti sopravvissute del tracciato stradale (escludendone due nel Lazio e uno in Puglia), ma anche i contesti archeologici ad esso legati, datati dal IV secolo a.C. al IV secolo d.C.

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Mappa che mostra il tracciato della Via Appia e del suo itinerario alternativo, la Via Traiana

Una delle caratteristiche che ha reso la Via Appia meritevole di questo prestigioso riconoscimento è il grande passo in avanti di natura ingegneristica che ha rappresentato. Fino al IV secolo a.C. le strade erano solitamente sterrate e difficili da percorrere in caso di maltempo. La Via Appia invece rappresentò una novità. La strada era famosa infatti per la sua pavimentazione solida e durevole, realizzata con grandi pietre basaltiche che permettevano un traffico pesante e duraturo nel tempo. Questo metodo di costruzione influenzò notevolmente la successiva realizzazione di strade in tutto l'impero romano. Si trattava della prima grande strada pubblica costruita in maniera pianificata e metodica.

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Viandanti sull’Appia Antica, di Arthur John Strutt, 1858

Successivamente, la Via Appia non è stata solo una strada, ma anche un simbolo della cultura romana e del suo vasto impero. Ha giocato un ruolo cruciale nella diffusione della cultura di Roma, del commercio e delle idee attraverso il Mediterraneo e oltre. Storicamente, il collegamento fra Roma e Brindisi è sempre stato una sorta di porta verso l'Oriente, a sottolineare l'ideologia dell'espansione dell'impero verso i ricchi territori del Mediterraneo orientale. L'importanza storica e culturale dell'Appia le ha fatto guadagnare il meritato soprannome di "Regina Viarum", regina delle vie.

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