
Usare una lavastoviglie, un elettrodomestico posseduto da quasi il 40% delle famiglie italiane, è un gesto comune per molti italiani, un aiuto nelle faccende domestiche sempre più apprezzato e che ci permette anche di ridurre il consumo di acqua giornaliero. La lavastoviglie, oltre ad acqua e sapone, utilizza un ulteriore ingrediente, sconosciuto a chi lava i propri piatti a mano, per cercare di migliorare i risultati del ciclo di lavaggio: si tratta del brillantante, un additivo pensato per aiutare l'asciugatura e migliorare la brillantezza delle stoviglie nel ciclo di lavaggio, favorendo l'evaporazione dell'acqua e riducendo i residui calcarei. Non dobbiamo preoccuparci dei residui presenti sulle stoviglie, ma se ingerito accidentalmente o a contatto con le mucose, come gli occhi, può causare gravi danni e ustioni.
Residui di calcare e appannamento: i lati negativi della lavastoviglie
Se da un lato la lavastoviglie è un ottimo aiuto, ci possono essere anche degli inconveniente. L'evaporazione dell'acqua, dopo il ciclo di lavaggio, può essere un problema, e dipende fortemente anche dai materiali o le forme delle stoviglie da lavare: contenitori in plastica o barattoli tendono infatti ad asciugarsi più lentamente, e spesso trattengono residui d'acqua. Le cause sono l'alto tasso di umidità residuo e la scarsa circolazione d'aria nell'elettrodomestico: per questo motivo, spesso dopo l'asciugatura le stoviglie possono presentare evidenti tracce di calcare o un generale appannamento delle superfici.
Come si usa e cosa contiene il brillantante
Per eliminare o ridurre questo "svantaggio" rispetto all'asciugatura manuale o all'aperto, si aggiunge il brillantante, una soluzione che a fine lavaggio favorisca l'evaporazione e lo sgocciolamento dei residui d'acqua. Gli ingredienti del brillantante possono essere vari: un brevetto del 1982 a opera della Procter&Gamble propone l'utilizzo di tensioattivi nonionici, che non presentano cioè una carica elettrica. Queste tensioattivi abbassano la tensione superficiale dell'acqua facendo sì che evapori più uniformemente, senza lasciare macchie.
A questi è aggiunto solitamente un agente chelante come l'acido citrico, che abbatte i residui calcarei "sequestrando" gli ioni di calcio presenti nell'acqua. Alla miscela è aggiunta infine una percentuale variabile di zinco, stagno e altri ioni metallici, studiata per proteggere bicchieri e altri materiali vetrosi dall'appannamento causato da saponi alcalini più aggressivi.

Il brillantante della lavastoviglie fa male alla salute?
Nonostante i produttori di elettrodomestici dichiarino che non usare il brillantante, al contrario di altri prodotti, come il sale da lavastoviglie, non danneggia la lavastoviglie, ma l‘uso del brillantante è molto diffuso nelle cucine di ristoranti e mense, dove utilizzare un piatto o un bicchiere "sporco" anche solamente di calcare sarebbe inaccettabile. Per questo motivo, viene da chiedersi che effetto abbia sulla nostra salute.
Nel 2022, uno studio del Swiss Institute of Allergy and Asthma Research (SIAF) ha evidenziato gli effetti dei residui di brillantante su cellule epiteliali dell'intestino, riscontrando traccia di effetti tossici a concentrazioni superiori a 1:40.000 (rapporto in volume tra prodotto brillantante e acqua) dovute principalmente ai tensioattivi nonionici (etossilati).
Non bisogna allarmarsi troppo, però: le conclusioni dell'articolo (che ha superato la peer-review) non sono in discussione, ma la sua applicabilità pratica alla vita di tutti i giorni non è immediata. Prima di tutto, le concentrazioni testate sono decisamente più alte di quelle dei residui di lavaggio delle lavastoviglie casalinghe, che hanno cicli di lavaggio molto lunghi e risciacqui approfonditi: concentrazioni sopra 1:40.000 sono infatti riscontrabili nell'uso delle lavastoviglie industriali, studiate per ottenere lavaggi più "intensi" e di breve durata con rapida asciugatura.
Un ulteriore fattore da considerare è che il residuo di brillantante, prima di poter interagire con le cellule epiteliali intestinali, deve sopravvivere all'intero processo digestivo, iniziato dalla saliva e continuato dai succhi gastrici nello stomaco, per poi passare attraverso lo strato protettivo di muco intestinale. Il processo è altamente improbabile secondo Thomas Wallach, a capo della scuola di gastroenterologia pediatrica "SUNY Downstate" di Brooklyn e intervistato in merito dal NY Times.
I comuni brillantanti restano comunque pericolosi se ingeriti direttamente, o anche in caso di contatto con la pelle o con gli occhi: nel Regno Unito nel periodo 2008-2019 il centro nazionale antiveleni ha registrato decine casi di irritazioni oculari e alcuni casi rash cutanei o reazioni allergiche, mentre ben 956 interventi sono stati registrati per ingestione accidentale del prodotto, con conseguenze gravi sul tratto gastrointestinale e nei casi più gravi soppressione del sistema nervoso centrale. Tutti ottimi motivi per maneggiare questi prodotti con cautela, tenendoli lontani dalla portata dei bambini.