La lavastoviglie, pur essendo meno diffusa di altri elettrodomestici, è presente nelle case di centinaia di milioni di persone. La sua invenzione risale alla fine dell’Ottocento, quando una donna americana, Josephine Cochrane, progettò il primo modello funzionante. Fino alla Seconda Guerra Mondiale la lavastoviglie, nonostante i progressi tecnici e la progettazione di modelli per uso domestico, non incontrò molta fortuna e solo a partire dagli anni ’50 iniziò a diffondersi nelle abitazioni, almeno nel mondo industrializzato. In anni recenti è andata incontro a numerosi progressi tecnologici, finalizzati soprattutto alla riduzione dei consumi. Sebbene sia progettata per lavare i piatti, qualcuno la usa per pulire altri oggetti e persino per cuocere gli alimenti.
Alcune statistiche sulla lavastoviglie
In Italia, secondo l’Istat, il 39,3%delle famiglie usa la lavastoviglie, contro il 96,2% della lavatrice e il 99,6% del frigorifero. Altre fonti riportano dati diversi, ma è certo che la lavastoviglie non è l’elettrodomestico più usato nel nostro Paese. Anche a livello globale, le macchine per lavare i piatti sono meno popolari di altri elettrodomestici. Le vendite medie annue superano di poco i 20 milioni di pezzi, contro i 170 milioni di lavatrici.
In alcuni Paesi, però, la lavastoviglie è presente in un numero di abitazioni maggiore rispetto all’Italia. Per esempio, negli Stati Uniti secondo la Energy Information Administration 79,2 milioni di case, pari al 68% del totale, ne possiedono una. Più modesto, invece, è l’uso della lavastoviglie nei Paesi in via di sviluppo, nei quali anche gli altri elettrodomestici hanno un mercato più ristretto. Ma quando è stata costruita la prima lavastoviglie?
I primi brevetti e Josephine Cochrane
I primi tentativi di costruire macchine che lavassero piatti e stoviglie risalgono alla metà dell’Ottocento. Più precisamente, nel 1850 l'americano Joe Houghton brevettò il progetto di una macchina di legno che gettava acqua calda sulle stoviglie da lavare. Dopo di lui altri inventori presentarono congegni dello stesso tipo ma, trattandosi di macchine molto rudimentali, non ebbero successo.
Diverso fu il caso di Josephine Cochrane, una donna appartenente all’alta società dell’Illinois, che si può considerare l’inventrice della lavastoviglie. Josephine disponeva di numerosi camerieri e non lavava personalmente i piatti, ma era infastidita dal fatto che durante il lavaggio i suoi preziosi servizi di porcellana venissero spesso graffiati. Nel 1886 decise di provare a costruire un congegno che sostituisse il lavoro dei suoi servitori. La macchina era composta da un calderone di rame, all’interno del quale erano posizionati piatti e stoviglie, divisi per compartimenti, e funzionava con l’energia umana: attraverso una manovella, il calderone ruotava e spruzzava sui piatti da lavare prima acqua saponata e poi acqua pulita. La differenza maggiore rispetto ai precedenti brevetti era l’uso del rame al posto del legno.
I progressi nella prima metà del Novecento
La lavastoviglie di Josephine Cochrane era uno strumento diverso da quello attuale e non funzionava in modo del tutto automatico, ma suscitò subito interesse, al punto che nel 1893 fu presentata alla Fiera colombiana di Chicago e vinse il primo premio. Dopo la fiera Josephine, decisa a sfruttare commercialmente la sua invenzione, fondò una fabbrica di lavastoviglie, la Garis-Cochran Manufacturing Company (che in seguito, attraverso alcuni passaggi, è entrata a fare parte del gruppo Whirlpool). Le vendite, però, erano assai modeste, perché la lavastoviglie era molto costosa e ingombrante. Tra i pochi acquirenti vi erano gli alberghi e i ristoranti di alto livello.
Nel corso del Novecento la macchina fu perfezionata con varie innovazioni. Particolarmente rilevante fu la sostituzione dell’energia muscolare con quella elettrica, sperimentata sin dai primi decenni del secolo. Inoltre, nel 1924 l’inventore inglese William Howard Livens depositò il brevetto per la prima lavastoviglie di uso domestico. La macchina era simile a quelle attuali, perché era dotata di un pannello anteriore apribile. Tuttavia, il tempo della diffusione sul mercato di massa non era ancora venuto.
La crescita del mercato nel secondo dopoguerra
La lavastoviglie di uso domestico si diffuse in maniera significativa solo nel secondo dopoguerra, grazie alla crescita economica e al miglioramento del tenore di vita nei Paesi industrializzati. Negli anni ’50 iniziò a essere acquistata dai cittadini più ricchi e con il passare del tempo i progressi tecnologici e la riduzione dei costi consentirono l’acquisto anche alle famiglie del ceto medio. L’impatto sociale della lavastoviglie, però, non è stato pari a quello di altri elettrodomestici, come la lavatrice e il frigorifero, che hanno dato un contributo più significativo al cambiamento delle abitudini dei cittadini e alla modernizzazione della società.
Negli ultimi anni, le lavastoviglie, oltre ad andare incontro a una diffusione sempre maggiore, sono diventate molto più tecnologiche. Per esempio, molti modelli montano sensori che “capiscono” quando i piatti sono puliti. Il meccanismo basilare, però, resta quello sperimentato sin dall’Ottocento: la macchina spruzza acqua calda, con o senza detersivo, sulle stoviglie da lavare.
I consumi e il confronto con il lavaggio manuale
Dalla fine degli anni ’90 i produttori si sono posti un nuovo obiettivo: costruire lavastoviglie che consumino quanta meno energia possibile. I sensori, che interrompono il lavaggio quando non è più necessario, sono stati introdotti per questa ragione.
Ma quanto consuma una lavastoviglie? Mediamente, servono 1.200-1.800 chilowattora di energia e 9,5-14 litri di acqua per ogni ciclo di lavaggio, con variazioni, naturalmente, a seconda dei modelli. Il consumo di acqua è di gran lunga inferiore a quello del lavaggio manuale e, di conseguenza, è necessaria meno energia per riscaldarla. Tuttavia, non sempre la lavastoviglie è più conveniente dal punto di vista energetico (ed economico): se si riempie il lavandino di acqua e si apre il rubinetto solo per il risciacquo, lavare a mano consente di consumare meno.
Usi alternativi della lavastoviglie
Talvolta la lavastoviglie è usata per pulire vegetali sporchi di terra, come le patate, o oggetti di uso domestico. E non manca chi la usa persino per cucinare. Per farlo, è necessario inserire gli alimenti in un involucro (in genere la carta alluminio) e poi avviare il ciclo di “lavaggio”. Una ricetta che prevede questo tipo di cottura è quella del “salmone alla lavastoviglie” (dishwasher salmon), inventato negli Stati Uniti nel 1975. Secondo i suoi sostenitori, avrebbe il vantaggio di non emanare cattivi odori.