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19 Febbraio 2023
12:30

Abbiamo bisogno delle balene per rimuovere più CO2 possibile dall’atmosfera

Le balene "immagazzinano" la CO2 in eccesso nell'atmosfera e costituiscono un'eccellente alternativa ai più complessi sistemi di cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica. Vediamo perché e come.

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Abbiamo bisogno delle balene per rimuovere più CO2 possibile dall’atmosfera
balene co2

Diverse sono le soluzioni proposte a livello globale per la cattura e lo stoccaggio della CO2 dispersa in atmosfera dalle attività antropiche. Spesso, però, si tratta di strategie complesse e costose, come quelle adottate in ingegneria industriale, o palliative, come la piantumazione di centinaia o milioni di alberi. Esiste una soluzione più semplice, etica e meno dispendiosa dal punto di vista economico ed energetico: aumentare la popolazione globale delle balene. Vediamo come e perché le balene riescono ad "immagazzinare" la CO2.

Perché le balenottere aiutano a catturare la CO2

Un gruppo di ricerca formato da diversi biologi marini ha recentemente scoperto il potenziale di cattura del carbonio delle balene, che è davvero sorprendente. Questi cetacei accumulano carbonio nei loro corpi durante la loro lunga vita, proprio come qualsiasi altro organismo vivente, e quando muoiono i loro resti si depositano nel fondo dell'oceano.
La balenottera azzurra (Balaenoptera musculus), il più grande cetaceo vivente, assorbe in media 33 tonnellate di anidride carbonica sia allo stato gassoso che disciolta nelle acque oceaniche, sottraendo tale quantità di carbonio all'atmosfera per secoli dopo la morte. Per fare un paragone, un albero assorbe in media soltanto 22 kg di CO2 all'anno, quindi per uguagliare in efficienza una balenottera la cui vita media supera di poco i 60 anni, si dovrebbero piantare 1500 alberi, sottraendo spazio ad altri tipi di ecosistemi, o un solo albero plurisecolare che impiegherà 1500 anni a fare altrettanto.

balenottera azzurra

L'aumento del fitoplancton

Oltre a costituire un eccellente stock di anidride carbonica, le balene garantiscono un'abbondante produzione di fitoplancton, a sua volta responsabile della produzione di ossigeno e di ulteriore assorbimento di CO2. Questo è possibile grazie alla “concimazione” delle acque oceaniche che le balene effettuano attraverso gli scarti della digestione. I cetacei si nutrono nel fondale marino di piccoli invertebrati come il krill e risalgono in superficie per respirare. Con i loro movimenti ascendenti a “pompa” o a “nastro trasportatore”, le balene disperdono nella colonna d’acqua le loro feci ricche in minerali di azoto e ferro, il principale nutrimento per il fitoplancton che grazie a questi può crescere e moltiplicarsi, innescando un circuito virtuoso di produzione di ossigeno e cattura della CO2. Si calcola che questi organismi microscopici contribuiscono a immettere in atmosfera circa il 50% di tutto l'ossigeno presente, catturando grossomodo 37 miliardi di tonnellate di CO2, l’equivalente sequestrato da 1,70 trilioni di alberi, o se preferite quattro foreste amazzoniche.

The World Economic Forum scheme
Fonte: Finance & Development 56. I movimenti di risalita e discesa delle balene aumentano la produzione di ossigeno e la cattura di anidride carbonica

Il numero delle balene è a rischio: la situazione attuale

Anche se nell’emisfero meridionale alcune specie stanno aumentando, nel complesso la popolazione globale delle balene è seriamente minacciata dalla caccia indiscriminata dell’Uomo, collisioni con grandi imbarcazioni, reti fantasma e temperature dell’acqua sempre più alte che decimano la popolazione di krill. I biologi stimano che negli anni il numero di questi mammiferi acquatici si sia ridotto a meno di un quarto – da 5 milioni a 1,3 milioni attuali – e alcune specie, come la balenottera azzurra, abbiano raggiunto il 3% della popolazione originale. Se si permettesse alle popolazioni di balene di tornare a crescere, si raggiungerebbe in poco tempo una quantità di fitoplancton tale da sequestrare centinaia di milioni di tonnellate di CO2 all'anno.

Insieme a politiche efficienti di ripristino boschivo e tagli alle emissioni, costituirebbe una strategia alternativa di sequestro del carbonio atmosferico tale da evitare, tra le altre cose, il rischio di danni imprevisti ai siti di stock del gas in seguito a eventi geologici improvvisi o perdite silenti.

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