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30 Giugno 2025
17:00

Affondamento Bayesian, le domande rimaste senza risposta dopo il recupero del relitto e le possibili spiegazioni

Il recupero del relitto del Bayesian non ha evidenziato falle nello scafo dello yacht né indizi che uno dei portelloni fosse aperto. Rimane da chiarire quindi come il veliero abbia imbarcato in soli 4 minuti abbastanza acqua per affondare completamente. Ecco cosa (non) sappiamo sulle possibili spiegazioni tecniche e le possibili cause del disastro.

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Affondamento Bayesian, le domande rimaste senza risposta dopo il recupero del relitto e le possibili spiegazioni
relitto bayesian
Il relitto del Bayesian a Termini Imeresese.

Il relitto dello yacht Bayesian, tragicamente affondato dopo un naufragio nella notte del 19 agosto 2024 a 300 metri dalla costa di Porticello in Sicilia provocando la morte di 7 persone tra cui Mike Lynch e sua figlia Hannah, è stato recuperato il 21 giugno insieme al suo albero maestro il 22 giugno (il più alto al mondo per un'imbarcazione monoalbero) e ora si trova nel cantiere di Termini Imerese in attesa che le indagini della Procura aiutino a far luce sulle possibili cause dell'incidente.

I più ottimisti speravano che già le operazioni di recupero del relitto avrebbero potuto dare una risposta ad alcune delle questioni tuttora irrisolte sull'affondamento del veliero della Perini Navi. In realtà, come spesso avviene in questi casi, non è stato così. Anzi, i dubbi su come l'imbarcazione sia potuta affondare nell'arco di soli 4 minuti – mentre a 100 metri di distanza la Sir Robert Baden Powell sia rimasta completamente illesa – rimangono dallo scorso 19 agosto.

La domanda principale è legata al fatto che per affondare completamente un'imbarcazione di quella stazza occorrono tra gli 800 e i 900 metri cubi d'acqua. Come ha fatto tutta quest'acqua ad allagare lo yacht in appena 4 minuti? Significherebbe un flusso di oltre 13 tonnellate d'acqua al secondo.

Una possibile spiegazione potrebbe essere stata l'apertura di una falla nello scafo. Il relitto era ribaltato sul fianco destro, quindi inizialmente non c'era modo di verificare la presenza di un'apertura su quel lato. Quando lo scafo è stato recuperato, però, galleggiava ancora: non appena fatto tornare in superficie, i tecnici hanno svuotato l'interno dello yacht dall'acqua che lo aveva invaso ed è stato eseguito un test di galleggiamento, che ha avuto esito positivo.

Secondo un'ipotesi messa sul tavolo già all'epoca dell'affondamento, un portellone del veliero potrebbe essere stato aperto: sicuramente sarebbe stato un'ottimo modo per fare entrare grandi quantità d'acqua in un tempo relativamente breve. Anche questa teoria però è tutta da confermare: le operazioni di recupero hanno evidenziato infatti che i portelloni del Bayesian erano ben chiusi. Questo fatto non esclude del tutto l'ipotesi: a chiuderli potrebbe essere stata la pressione idrostatica dell'acqua al largo di Porticello durante l'affondamento stesso. In assenza di ulteriori indagini, però, anche questa pista al momento è un vicolo cieco.

C'è poi la questione della scaletta laterale del veliero, che serviva per far salire i passeggeri a bordo. Se è vero che la scaletta era aperta, il buco da cui questa esce è decisamente troppo piccolo per allagare buona parte del Bayesian nell'arco di appena pochi minuti.

Una possibile spiegazione potrebbe risiedere nel fatto che lo yacht era già parzialmente allagato nel momento in cui cominciò il suo naufragio, ma anche questa è al momento soltanto una congettura. Una congettura, se non altro, non incompatibile con quanto affermato nel report preliminare della Marine Accident Investigation Branch (MAIB) pubblicato lo scorso maggio. Secondo l'ente britannico – coinvolto nelle prime indagini in quanto lo yacht batteva bandiera del Regno Unito – sarebbe bastata un'inclinazione dell'imbarcazione solamente di 42° per far imbarcare acqua attraverso le condotte di areazione.

Stando a quanto riportato nello stesso report, l'angolo limite per il ribaltamento dello yacht sarebbe stato ben più alto (circa 70°) e raggiungibile con raffiche di vento di circa 63 nodi (117 km/h), giudicati «possibili» al momento dell'affondamento dall'agenzia meteo inglese MetOffice e confermati indirettamente dal comandante della vicina Sir Robert Baden Powell, che riferì di aver visto l'anemometro segnare 65 nodi. Insomma, le condizioni meteo nella notte del 19 agosto 2024 sembrano essere state sufficientemente avverse per provocare un'ingresso d'acqua nell'imbarcazione.

La grande variabile da chiarire sarà però se e quali siano stati gli eventuali errori umani che, se evitati, avrebbero permesso di evitare il disastro.

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Ho una laurea in Astrofisica e un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste. La prima mi è servita per imparare come funziona ciò che ci circonda, la seconda per saperlo raccontare. Che poi sono due cose delle tre che amo di più al mondo. Del resto, a cosa serve sapere qualcosa se non la condividi con qualcuno? La divulgazione per me è questo: guidare nel viaggio della curiosità e del mistero. Ah, la terza cosa è il pianoforte e la musica in ogni sua forma.
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