
A Sant'Oreste, in provincia di Roma, dal 1937 alla metà degli anni '40 fu costruita nelle viscere del Monte Soratte, per volere di Benito Mussolini, una delle opere di ingegneria militare più imponenti in Europa: le gallerie del Monte Soratte, o più brevemente bunker di Soratte, struttura di supporto militare e di protezione delle alte cariche dello stato. Pensate che lo stesso ha subito, nel corso della Guerra Fredda, una variazione strutturale che avrebbe portato alla costruzione di un bunker dentro al bunker per garantire un rifugio antiatomico in caso di conflitto nucleare.

La storia del Bunker Soratte
Il Bunker Soratte eredita il suo nome dall'omonimo Monte Soratte, una formazione rocciosa che delinea anche i confini e le antiche difese della cittadina di Sant'Oreste, in provincia di Roma. Sant'Oreste è un paesino di circa 2000 abitanti che, negli anni '30, viveva principalmente di agricoltura e tradizioni. Questa sua particolare conformazione lo rendeva, dunque, un punto militare strategico per i vantaggi legati soprattutto alle possibilità di avvistamento e vicinanza alla capitale.

Partendo da queste considerazioni, nel 1937 ebbe inizio un importante progetto di ingegneria militare che culminerà nella costruzione di uno dei centri strategici militari più grandi d'Italia. Il Governo Fascista dell'epoca decise dunque di costruire i cosiddetti complessi sotterranei "in caverna", principalmente per tre ragioni:
- la vicinanza di Soratte alla capitale, circa un'ora di viaggio;
- la conformazione orografica del Monte Soratte, quale ottimo punto di avvistamento e adeguata protezione per le importanti cariche di stato;
- la riservatezza, nonché la facilità di mascherare progetti militari in un contesto agricolo e, all'epoca, ancora parzialmente sviluppato dal punto di vista culturale.
La struttura del Bunker Soratte
Vediamo ora brevemente come è strutturato al suo interno questo bunker, raccontando la realizzazione sia del presidio militare che del bunker antiatomico.
Il presidio militare
Il progetto di costruzione del presidio militare voluto dal Governo Fascista comprendeva 5 lotti con estensione complessiva in pianta di 14 km di gallerie intercomunicanti. I progetti ufficiali non sono disponibili, probabilmente perché ancora custoditi in qualche archivio riservato. Tuttavia, l'evidenza attuale è quella di una serie di gallerie e caverne che si sviluppano su una lunghezza di 4 km circa, su un unico piano per la maggiore, con alcuni locali tecnici sviluppati su più piani all'occorrenza. La struttura era stata concepita per offrire riparo alle cariche di stato nel periodo di guerra, cosiddette storicamente Officine Protette del Duce. Di questo, ovviamente, non ci fu evidenza esplicita all'epoca di costruzione. Il sistema strutturale delle gallerie, realizzate con elevati spessori di cemento armato, dette prova della sua robustezza anche a seguito degli eventi bellici del 1944. Infatti, le stesse uscirono praticamente illese dai bombardamenti che interessarono le truppe tedesche li rifugiate sotto la guida del Feldmaresciallo Albert Kesselring.

Il bunker antiatomico
Il progetto di Soratte cambia radicalmente la sua concezione, almeno dal punto di vista funzionale, con l'avvento della Guerra Fredda. Nel 1965, infatti, il Governo cominciò a lavorare ad un progetto tecnico che sviluppasse e costruisse un sito in grado di sopravvivere ad un eventuale attacco nucleare su Roma, preservando importanti documenti e garantendo la sopravvivenza di persone strategicamente e politicamente importanti. Soratte, già ospitante il Comando Supremo Tedesco negli anni della Seconda Guerra Mondiale, si prestava geomorfologicamente al rispetto degli stringenti standard NATO in materia di costruzioni protette.
Alcune gallerie preesistenti, 7 bracci in particolare, furono modificate per ospitare una nuova struttura coassialmente disposta rispetto a quella esistente. La nuova struttura, realizzata rivestendo quella esistente di ulteriori 50 cm circa di calcestruzzo armato, si sviluppava ora su due piani, piuttosto che uno. Questi nuovi impalcati sono collegati alle strutture verticali tramite isolatori elastomerici, una tecnologia antisismica all'avanguardia per quei tempi. Questo collegamento relativo tra le due strutture garantiva una protezione aggiuntiva del bunker nei confronti degli eventuali urti energetici provocati dall'esplosione di una bomba atomica. Infatti, la presenza degli isolatori garantiva la possibilità di sviluppare spostamenti relativi tra gli impalcati del bunker antiatomico interno e le gallerie preesistenti: pertanto, in caso di esplosione, le gallerie esterne potevano muoversi liberamente e non danneggiare il bunker, che continuava a preservare la sua funzionalità strategica.

Il progetto di recupero dell'area
Il piano generale di recupero dell'area, promosso dalla Provincia di Roma e dalla Regione Lazio, prevedeva il recupero dei siti dismessi per effettuarne una trasformazione che garantisse un nuovo volano di economia locale. L'idea fu quella di realizzare un museo diffuso lungo tutto il tracciato che sviluppasse un vero e proprio parco della memoria delle vicende inerenti la Seconda Guerra Mondiale e la stessa Guerra Fredda. I lavori di ripristino dell'area, tra gli altri, hanno necessitato anche di parziali bonifiche di alcune gallerie, rivestite da Eternit. Queste operazioni, temporalmente lunghe ed economicamente costose, sono terminate nel dicembre 2013. Attualmente, il sito è visitabile previa prenotazione e rappresenta un vero e proprio attrattore turistico per la cittadina di Sant'Oreste.