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27 Settembre 2023
15:00

Aurore boreali sulle Alpi, come mai il fenomeno è stato visibile in Italia

Nella notte del 25 settembre lo spettacolo dell'aurora boreale ha tinto di rosso i cieli di Lombardia e Alto Adige: un fenomeno raro ma non impossibile, dovuto probabilmente alla quota elevata del fenomeno.

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Aurore boreali sulle Alpi, come mai il fenomeno è stato visibile in Italia
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L’aurora vista dalla vetta del Monte Pora, nelle Prealpi bergamasche. Credits: Centro Meteo Lombardo.

Webcam posizionate nella zona del Bergamasco e della Val Pusteria, al confine con il Tirolo austriaco, hanno registrato un cielo tinto di rosso nella notte del 25 settembre, con un picco verso le 4 del mattino. La conferma del fatto che si tratti di aurore boreali arriva dall'avvistamento di aurore simili (rosse e molto basse sull'orizzonte nord) nello stesso momento anche in Francia e Cechia. Le aurore erano visibili dalle webcam per via della loro elevata sensibilità e dell'alta esposizione, ma è possibile che fossero visibili anche a occhio nudo in alta quota in condizioni di cielo particolarmente limpido.

Ma se le aurore boreali sono generalmente verdi, perché queste appaiono invece di colore rosso? Ma soprattutto, cosa ci fanno delle aurore boreali alle nostre latitudini? Questi avvistamenti sono in effetti davvero insoliti, perché alle latitudini del nord Italia è molto raro vedere aurore boreali, soprattutto considerando che il Sole in quel momento era relativamente “tranquillo”. Cerchiamo dunque di capire che cosa è successo.

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L’aurora vista dal Plan de Corones nel cielo sopra Brunico, in Alto Adige. Credits: foto–webcam.eu.

Perché l'aurora boreale sulle Alpi era rossa e non verde

Tutto nasce dal Sole. Gli strati più esterni dell'atmosfera della nostra stella perdono continuamente materiale sotto forma di particelle cariche: questo flusso prende il nome di vento solare. Queste particelle (principalmente protoni ed elettroni) interagiscono poi con la magnetosfera terrestre, che le devia nei pressi dei Poli, dove le linee del campo magnetico convergono.

Generalmente il campo magnetico terrestre fa da “scudo” nei confronti del vento solare, impedendo alle particelle di entrare nell'atmosfera e raggiungere il suolo. Vicino al Polo Nord e al Polo Sud, però, questa “protezione magnetica” è inferiore: le particelle del vento solare entrano in atmosfera e lì interagiscono con gli atomi di ossigeno a quote superiori a 100 km. Questi atomi assorbono energia dalle particelle e la riemettono poi sotto forma di luce, “accendendo” così le aurore polari.

Quando immaginiamo un'aurora boreale, tipicamente la immaginiamo di un bel colore verde acceso. Questo è in effetti il colore più comune delle aurore. È dovuto all'interazione del vento solare con le molecole di ossigeno nell'atmosfera a quote tra 100 km e 300 km circa. Quando l'attività solare è più intensa, le particelle cariche possono interagire con l'ossigeno più in quota, tra i 400 km e gli 800 km circa, dove non è più organizzato in molecole ma in singoli atomi. Questa interazione è responsabile delle aurore rosse. Essendo queste più alte sono visibili molto più lontano, fino a migliaia di chilometri di distanza, fino a latitudini relativamente basse come le nostre.

Ecco perché le aurore avvistate nei giorni scorsi nel Bergamasco e in Alto Adige erano rosse, e in generale nei rari in cui si può osservare un'aurora in Italia questa è quasi sempre rossa.

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Aurora rossa e verde. Come si nota, la porzione rossa è più ad alta quota rispetto a quella verde.

Perché l'aurora boreale era visibile dall'Italia

In tutto questo però c'è un piccolo punto interrogativo. Tipicamente le aurore visibili a basse latitudini sono dovute a un'attività solare elevata e sono associate a tempeste geomagnetiche, cioè perturbazioni più o meno significative del campo magnetico terrestre.

La scala che misura il disturbo del campo magnetico terrestre si chiama indice Kp e va da 0 a 9: 0 significa che è tutto tranquillo, 9 indica una tempesta solare estrema. Per vedere aurore alle nostre latitudini serve un indice Kp di 8 o 9. Nel momento però in cui sono state avvistate queste aurore, però, l'indice Kp si aggirava attorno a valori decisamente inferiori, di circa 6. Questo è insolito; la visibilità delle aurore in Italia era quindi probabilmente dovuta al fatto che si trovavano a quote particolarmente elevate.

Il legame con le aurore degli USA

Queste non sono le uniche aurore viste di recente a basse latitudini: nei giorni scorsi, per esempio, sono state avvistate aurore nel Midwest degli Stati Uniti. Non c'è però una connessione diretta tra i due eventi: le aurore americane erano state prodotte da un'espulsione di massa coronale avvenuta nel Sole il 16 settembre, mentre quelle avvistate in Italia derivano da una serie di eruzioni solari avvenute tra il 20 e il 23 settembre.

Il collegamento però è indiretto, poiché il Sole sta attraversando una fase di attività piuttosto intensa, dando così origine a un'elevata frequenza di tempeste geomagnetiche che, qui sulla Terra,  finiscono per tradursi in aurore polari.

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Laureato in Astrofisica all’Università di Trieste e ha conseguito un Master in Comunicazione della Scienza presso la SISSA di Trieste. È stato coordinatore della rivista di astronomia «Le Stelle», fondata da Margherita Hack. Insieme a Lorenzo Colombo e Matteo Miluzio gestisce il progetto di divulgazione astronomica «Chi ha paura del buio?». Vive e lavora a Milano.
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