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Presso la centrale nucleare del Garigliano, nel comune di Sessa Aurunca (Caserta), il 23 aprile 2025 sono state avviate le operazioni di smantellamento del sistema Radwaste, step fondamentale nel processo di bonifica dell'impianto dismesso. I lavori sono condotti da Sogin S.p.A., società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e proprietaria della centrale campana dal 1999, e dalla sua controllata Nucleco, con completamento previsto entro la fine dell'anno in corso. Il decommissioning di un impianto nucleare costituisce la fase conclusiva del suo ciclo di vita, dopo la progettazione, la costruzione e l'operatività. Tale processo comprende la rimozione del combustibile irraggiato, la decontaminazione delle strutture e degli impianti, la demolizione degli edifici e la caratterizzazione radiologica dettagliata del sito. Data la complessità delle attività previste, il decommissioning per l'impianto inattivo dal 1982 e recentemente illuminato di viola dalla Sogin per la giornata mondiale per la fibromialgia, richiede l'impiego di tecnologie all'avanguardia, l'adozione di procedure operative rigorose, il coinvolgimento di personale altamente qualificato, la tutela ambientale e la piena conformità alle norme vigenti.
Cos’è il sistema Radwaste della centrale nucleare di Garigliano
Il sistema Radwaste, ubicato all'interno dell'edificio denominato RW e distribuito su due livelli articolati in quattro locali, è costituito da tubazioni di adduzione e scarico, tre serbatoi già sottoposti a bonifica dai fanghi radioattivi nel 2023, nonché da tutta la strumentazione ausiliaria di supporto. Durante il funzionamento della centrale campana, il Radwaste rappresentava un elemento essenziale per il controllo e la gestione sicura dei rifiuti liquidi radioattivi generati in condizione operative. In particolare, gestiva i reflui provenienti da diverse fonti interne all'impianto, quali i drenaggi dei pavimenti delle zone classificate, le lavanderie dei dispositivi di radioprotezione e le attività di sorveglianza radiologica e consentiva il trattamento, la decontaminazione e la riduzione volumetrica di tali efflussi, facilitandone il successivo stoccaggio. Inoltre, il sistema supportava la minimizzazione dell'impatto ambientale, garantendo la sicurezza sia per il personale operativo che per l'ecosistema circostante.
Le principali sfide nello smantellamento del Radwaste
Il processo di smantellamento del Radwaste costituisce un'opera complessa e delicata che integra aspetti tecnici, di sicurezza, normativi e gestionali. Considerata la presenza accertata di contaminazione radioattiva, si è reso necessario un adeguamento preliminare degli impianti elettrici, dei sistemi di ventilazione e delle apparecchiature di monitoraggio radiologico dei locali interessati, al fine di assicurare condizioni ottimali durante tutte le fasi operative della dismissione. L'intervento prevede la demolizione complessiva di circa 50 tonnellate di materiale metallico contaminato che, a seguito di una serie di processi di fusione e decontaminazione, verrà ridotto a circa 15 tonnellate, in conformità con la strategia di minimizzare la produzioni di rifiuti radioattivi. Le operazioni più complesse e ad elevato rischio, quali il taglio e la demolizione di componenti contaminati, saranno eseguite mediante l'impiego di sistemi robotici appositamente progettati e teleguidati da remoto, che limiteranno l'esposizione diretta del personale operativo. Per garantire la continuità delle attività di dismissione in corso, Sogin ha realizzato e messo in esercizio nel 2022 un nuovo sistema dedicato al trattamento degli efflussi liquidi radioattivi, dotato di tecnologie avanzate per l'essicazione e l'evaporazione dei reflui.
Come avviene la gestione dei rifiuti radioattivi dopo lo smantellamento
I rifiuti radioattivi provenienti dallo smantellamento del sistema Radwaste saranno sottoposti a processi di trattamento e condizionamento finalizzati alla stabilizzazione e alla riduzione del volume, per poi essere temporaneamente stoccati in apposite aree sicure all'interno del sito della centrale, in attesa del loro trasferimento al Deposito Nazionale, non appena sarà disponibile. Quest'ultimo è un'infrastruttura di superficie progettata per la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività, nonché per lo stoccaggio temporaneo di quelli ad alta attività, prima che vengano trasferiti definitivamente in depositi geologici profondi. Realizzato in un'area selezionata secondo rigorosi criteri tecnico-ambientali, il Deposito Nazionale rappresenterà un elemento chiave per garantire la gestione sicura delle scorie provenienti dallo smantellamento di centrali dismesse, dalla medicina nucleare, dall'industria e dalla ricerca.