Il 13 dicembre è stata pubblicata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) la Carta Nazionale delle Aree Idonee (CNAI), ovvero lista di 51 siti in 6 diverse regioni nei quali potrebbe essere realizzato il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e il Parco tecnologico. Le aree individuate si trovano in Lazio, Basilicata, Puglia, Piemonte, Sicilia e Sardegna. Si tratta di una struttura che ospiterà non solo i rifiuti radioattivi derivanti dalla dismissione delle ex centrali nucleari italiane, ma anche quelli attualmente prodotti nel campo della ricerca e della medicina. Attenzione: non verranno realizzati 51 diversi depositi ma un singolo deposito in una di queste 51 aree.
Ovviamente si tratta di una questione molto delicata e, per questo motivo, non mancano le proteste dei territori coinvolti. Vediamo come sarà fatto il Deposito Nazionale.
L'elenco delle aree idonee per il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi
La carta è stata elaborata da Sogin a partire da un precedente lavoro, cioè la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI). Questa era una sorta di step intermedio all'interno del quale furono identificate 67 aree potenzialmente idonee, poi ridotte a 51 in 6 diverse regioni. Di seguito una mappa con tutti i siti:
Nello specifico, i punti sono così distribuiti:
- 21 nel Lazio;
- 10 in Basilicata;
- 1 in Puglia;
- 4 tra Basilicata e Puglia;
- 5 in Piemonte;
- 2 in Sicilia;
- 8 in Sardegna.
Ciascuna di queste aree ha dei requisiti in linea «con i parametri previsti dalla Guida tecnica Isin, che recepisce le normative internazionali per questo tipo di strutture», come confermato dal MASE in un comunicato stampa. Al momento pare che nessuna delle aree coinvolte abbia espresso parere favorevole alla costruzione del sito e resta aperta la possibilità di autocandidarsi da parte di comuni e strutture militari entro i prossimi 30 giorni. Per esempio, Trino Vercellese – dove già era presente una centrale – si è autocanditata: questo perché la realizzazione porterebbe nelle casse del Paese contributi pubblici elevati, oltre che a migliaia di posti di lavoro nel corso degli anni.
Come sarà fatto il Deposito Nazionale
Il Deposito Nazionale ha come obiettivo quello di ospitare 78 mila metri cubi di rifiuti radioattivi di livello basso e medio-basso per circa 300 anni: oltre questo tempo la radioattività sarà trascurabile.
I rifiuti verranno inglobati in una matrice cementizia all'interno di un contenitore detto “manufatto”. Questo, a sua volta, verrà inserito in una struttura di calcestruzzo armato, all'interno di una matrice di malta. Questi “moduli” verranno poi inseriti in un ulteriore barriera di calcestruzzo armato della “cella”. Complessivamente verranno realizzate 90 celle, ricoperte poi da una collina artificiale, che servirà non solo per migliorare l'impatto visivo ma anche per migliorare l'impermeabilizzazione della struttura.
Oltre alle tipologie di rifiuto indicate in precedenza, nel Deposito Nazionale saranno presenti anche 17 mila metri cubi di rifiuti ad attività medio-alta e alta, inclusi i 400 metri cubi che sono attualmente stoccati in Inghilterra. In questo caso si utilizzeranno delle taniche cilindriche di massima sicurezza, dette “canister”, che saranno alte circa 3 metri e saranno progettate per resistere a inondazioni, esplosioni, incendi e terremoti.
In questo caso si tratta di un deposito temporaneo in attesa di un deposito geologico per lo smaltimento in via definitiva.
Perché ne abbiamo bisogno
A differenza di molti altri Paesi, al momento in Italia non esiste ancora una struttura in cui sistemare in modo definitivo i rifiuti radioattivi. In questo deposito, come anticipato, non confluiranno solo i materiali legati alla dismissione delle ex-centrali nucleari italiane (pari al 60% circa del totale), ma anche rifiuti prodotti dalla ricerca, dall'industria e dalla medicina nucleare che tutt'oggi continuano ad essere prodotti.
Facendo uno zoom sulla fetta più grande relativa alle ex-centrali nucleari italiane, il quantitativo di rifiuti è pari a 1864 tonnellate e il 99% di questo è stato inviato per essere riprocessato in Belgio, Francia e Regno Unito. La restante parte – circa 13 tonnellate – si trova in Italia in attesa di essere allontanato.
Il parco tecnologico
Oltre al Deposito Nazionale verrà realizzato anche il Parco Tecnologico. Si tratta di un centro di ricerca per svolgere attività nel campo della dismissione delle centrali nucleari, della gestione dei rifiuti radioattivi e dello sviluppo sostenibile. Il progetto, tra l'altro, prevede anche l'attivazione di collaborazioni internazionali.