
Ai Campi Flegrei la distribuzione dei terremoti sta cambiando: fino a due anni fa la sismicità era diffusa in tutta la caldera, mentre da allora si sta concentrando in una zona precisa della crosta al centro della caldera, lungo un piano interpretabile come una faglia. A documentare questo cambiamento è un nuovo studio frutto della collaborazione tra l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e l’Università degli Studi di Roma Tre, pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment. Una tale evoluzione spiega il progressivo intensificarsi del fenomeno del bradisismo dal 2023 nella zona centrale della caldera tra Pozzuoli e Bagnoli, con terremoti sempre più frequenti e forti. La faglia potrebbe essere di nuova formazione, oppure potrebbe trattarsi dell’attivazione di una faglia preesistente. In ogni caso, questo fenomeno può determinare un aumento del rischio ai Campi Flegrei. In particolare, potrebbe comportare il verificarsi di terremoti di magnitudo superiore.
La distribuzione concentrata dei terremoti e la faglia ai Campi Flegrei: il nuovo studio INGV
Analizzando un’enorme quantità di dati con metodologie innovative, i ricercatori hanno osservato che dal 2023 gli ipocentri dei terremoti si sono concentrati lungo un piano sotto la zona centrale della caldera (in quest’area ha avuto origine oltre il 50% dei terremoti degli ultimi anni). I ricercatori hanno interpretato questa distribuzione come indizio della presenza di una faglia. Potrebbe trattarsi di una faglia di nuova formazione oppure di una faglia preesistente che si è riattivata. Il suo sviluppo indica che nelle rocce della caldera ha cominciato a prevalere un comportamento di tipo fragile rispetto a uno di tipo elastico: significa che la pressione a cui sono sottoposte, a causa della sua durata e intensità, sta producendo nelle rocce deformazioni non più reversibili e la loro rottura.
Le rocce della caldera, quindi, si stanno progressivamente indebolendo e mostrano cedimenti. La presenza della faglia, in particolare, potrebbe comportare un cambiamento nella distribuzione e nell’entità del rischio sismico della caldera. In futuro potrebbero verificarsi terremoti di magnitudo più elevata e la faglia potrebbe anche diventare una via preferenziale per la risalita di fluidi di origine magmatica. Di conseguenza, l’attività di monitoraggio dovrà essere adattata a questa nuova situazione, in modo da migliorare la prevenzione del rischio ai Campi Flegrei.

La microsismicità diffusa nella caldera dei Campi Flegrei prima del 2023
L’attuale sollevamento della caldera dei Campi Flegrei dovuto al fenomeno del bradisismo è in atto da ben vent’anni, cioè dal 2005. Da allora, il sollevamento del suolo in corrispondenza del Rione Terra a Pozzuoli (il punto di massima deformazione della caldera) ha raggiunto circa 149,5 cm a luglio 2025. La deformazione presenta una forma a campana, che negli ultimi anni è diventata più asimmetrica. Allo stesso tempo si è assistito a un progressivo aumento della sismicità, che si è intensificata in termini sia di frequenza sia di magnitudo massima. Dal 2023 questo incremento è stato particolarmente significativo, con una magnitudo che ha raggiunto 4.6 il 13 marzo 2025, la più elevata mai registrata dal 1970, cioè da quando esiste una rete di monitoraggio sismico ai Campi Flegrei. Fino al 2023 i terremoti, quasi tutti superficiali con ipocentro situato nei primi 4 km di profondità, si sono verificati in modo diffuso nell’area della caldera. La loro origine, così come quella della deformazione del terreno, è stata attribuita all’aumento della pressione dell’acqua meteorica accumulata nel sottosuolo: questi fluidi, riscaldati dai gas rilasciati dal magma presente in profondità, di espandono ed esercitano una notevole pressione sulle rocce, che sono soggette a microfratturazione.