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All’origine dei terremoti: cosa sono le faglie e quali tipi esistono

Le faglie sono fratture nella crosta terrestre accompagnate da movimenti: l'attivazione di faglie può produrre terremoti, e il movimento può generare rilievi montuosi o depressioni.

A cura di Andrea Moccia
4 Aprile 2024
18:30
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All’origine dei terremoti: cosa sono le faglie e quali tipi esistono
faglie terremoti

Una faglia è una frattura della crosta terrestre accompagnata da uno spostamento di una delle masse rocciose lungo il piano di rottura. Le faglie sono composte da un piano di faglia, cioè la superficie di rottura che separa le due parti della faglia: quella “ferma” è chiamata letto, mentre quella che si muove si chiama tetto. È un concetto basilare in geologia poiché all'origine di fenomeni come i terremoti o la formazione di rilievi, ed è fondamentale per le ricostruzioni geologiche. Alcuni esempi notevoli di grandi faglie o sistemi di faglie sono la Faglia di San Andreas negli USA o la Rift Valley Africana. Le faglie si formano in seguito all'accumulo di sforzi – tipicamente di origine tettonica – fino a raggiungere il punto di rottura del materiale roccioso, con conseguente rilascio di energia che può dare origine a eventi sismici (nel caso di un rilascio improvviso) o alla deformazione della crosta terrestre con formazione di rilievi o depressione.

Esistono tre tipi principali di faglie, ciascuna associata a un diverso contesto tettonico.

  • Le faglie inverse si verificano in zone di compressione, cioè dove tetto e letto “si scontrano”. Qui il tetto si solleva rispetto al letto, formando rilievi.
  • Le faglie dirette o normali sono invece tipiche dei contesti di estensione, cioè di allontanamento. Fanno sprofondare il tetto creando depressioni.
  • Le faglie trascorrenti si manifestano con movimenti laterali.

Nella pratica però è difficile trovare faglie pure: spesso sono un mix delle tre tipologie che abbiamo appena visto. In particolare, quasi sempre una faglia presenta una componente di movimento laterale. Le faglie possono anche cambiare tipologia nel tempo: si chiama inversione tettonica e può trasformare per esempio una faglia normale in una inversa o viceversa.

Quando una faglia si riattiva il movimento riprende e può generare terremoti. Maggiori le riattivazioni, più alto sarà lo “scalino” tra letto e tetto: ogni terremoto contribuisce da qualche centimetro a qualche metro, a seconda dell'intensità, ed esistono faglie con “scalini” che arrivano a qualche chilometro.

Si può vedere una faglia sulla superficie terrestre? La risposta è sì: talvolta il piano di rottura arriva fino al suolo, e in quel caso si può vedere e toccare. Nelle mappe, poi, possiamo vedere "pieghe" rettilinee o a forma d'arco che possono andare da qualche chilometro di lunghezza fino a migliaia di chilometri. Quelle sono faglie che non arrivano in superficie ma ci si avvicinano abbastanza per influenzare la morfologia. Esistono anche faglie non attive da milioni di anni letteralmente sepolte sotto i sedimenti: un esempio si trova in Italia, ed è la Pianura Padana. Si possono trovare soltanto con tecniche speciali come la sismica di riflessione.

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Andrea Moccia
Direttore editoriale
Sono nato nell'Agosto del 1985, a Napoli. Mi sono pagato gli studi universitari vendendo pop-corn e gelati nelle sale di un Cinema. Ho lavorato per dieci anni in giro per il mondo, di cui sette all'Istituto nazionale francese dell'energia, in qualità di geologo e team manager. Nel 2018 a Parigi, per gioco, è nata Geopop, diventata nel 2021 una azienda del gruppo Ciaopeople. Sono dell'idea che la cultura sia la più grande ricchezza per un Paese e ho deciso di dedicare la mia vita per offrire un contributo e far appassionare le persone alla conoscenza. Col sorriso :)
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