Con l'arrivo dell'estate torna anche il periodo delle giornate in spiaggia e, di conseguenza, delle partite a carte: scopa, briscola, scala 40… tutti conosciamo questi giochi, ma forse non tutti sanno l'origine delle carte che teniamo in mano. Nella maggior parte dei casi infatti le carte da gioco italiane risalgono alla fine del XIV secolo e, a seconda della regione presa in esame, l'origine può essere fatta risalire anche a Paesi esteri come Francia, Spagna o Germania. Vediamo da dove derivano le varie tipologie di carte da gioco italiane e quali sono le loro origini.
Attualmente in Italia esistono numerosi varianti di carte da gioco: napoletane, piacentine, siciliane, milanesi, romagnole… Quasi tutte prevedono mazzi da 40 carte suddivise in 4 semi, che però possono variare notevolmente anche se tutte possono essere ricondotte a una di quattro possibili origini, come indicato anche dalla mappa sottostante:
Semi spagnoli
La quasi totalità delle regioni italiane del centro-sud (inclusa anche la provincia di Piacenza) utilizza carte con semi spagnoli, cioè bastoni, coppe, ori (o denari) e spade. Questi semi rappresenterebbero le principali caste sociali presenti all'epoca:
- Bastoni per i contadini;
- Coppe per il clero;
- Ori per i mercanti;
- Spade per la nobiltà.
In passato le carte spagnole si svilupparono parallelamente a quelle italiane, visto che entrambe avevano come antenato comune le carte dei Mamelucchi egiziani. Quando però l'Italia meridionale divenne di dominio spagnolo nel Seicento, quelle spagnole presero il sopravvento, influenzando gli stili locali di tutta l'Italia centro-meridionale.
Nonostante l'origine simile, esistono comunque variazione regionali piuttosto marcate: ad esempio la figura del cavaliere nelle carte siciliane è in groppa a un cavallo grigio. Questo è un retaggio mamelucco, dal momento che il califfo era solito entrare nelle città conquistate a bordo di un asino per esprimere umiltà d'animo.
Semi italiani
Diffuse soprattutto nel nord-est italiano e in quasi tutta la Lombardia (ad eccezione della provincia di Milano), i semi italiani sono piuttosto simili ai semi spagnoli. Le principali differenze infatti sono nei disegni: le spade sono curve come scimitarre, i bastoni sono degli scettri e le coppe sono più squadrate. Anche i denari cambiano, perdendo l'aspetto di "moneta" e diventando più simili a fiori. Rientrano in questa categoria ad esempio le carte bergamasche, le bresciane, le triestine e le trevisane.
Semi tedeschi
Diffuse solo in Alto Adige, queste carte hanno 4 semi ispirati in buona parte al mondo della natura: cuori, campanelle, foglie e ghiande. Anche se l'origine è tedesca, queste carte sono dette anche "salisburghesi" in onore della città austriaca di Salisburgo: questo è legato al fatto che questi mazzi sono diffusi non solo in Germania (soprattutto in Baviera) ma anche in Svizzera e, appunto, in Austria.
Una caratteristica particolare è che oltralpe i mazzi vengono giocati con sole 33 carte anziché 40 e il 6 di campanelle viene chiamato "Weli": in alcune giochi questa carta ricopre il ruolo della "matta".
Semi francesi
Passiamo infine al nord-est italiano (inclusa la città di Milano) con le carte a semi francesi, cioè cuori, picche, fiori e quadri. Questi simboli non sono nient'altro che una versione stilizzata dei semi tedeschi:
- i cuori sono rimasti pressoché uguali;
- le foglie sono diventati picche;
- le ghiande sono diventate fiori;
- le campanelle sono diventate quadri.
Rientrano in questa categoria le carte piemontesi, genovesi, toscane e milanesi, e rispetto ai semi visti in precedenza sono caratterizzate da un maggior livello, soprattutto nelle figure. Inoltre a differenza dei semi spagnoli nei quali le tre figure sono maschili (fante, cavaliere e re), nella versione di origine francese è presente anche una figura femminile, cioè la regina. Questi sono i semi che, in assoluto, hanno riscosso maggior successo a livello mondiale, soprattutto grazie alla loro adozione da parte degli Stati Uniti.