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16 Settembre 2025
7:00

Cos’è Chat Control, la proposta europea che vuole controllare le nostre chat e come inciderà sulla privacy

Il regolamento CSAR (conosciuto anche come Chat Control) costringerebbe le piattaforme di scansionare le comunicazioni online per proteggere i minori. La misura non ancora approvata, non è vista di buon occhio da varie organizzazioni internazionali, esperti e parlamentari europei, in quanto costituisce una potenziale minaccia per la privacy.

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Cos’è Chat Control, la proposta europea che vuole controllare le nostre chat e come inciderà sulla privacy
chat control

Gli stati membri dell'Unione Europea il 14 ottobre prossimo saranno chiamati a esprimere formalmente la loro posizione su una proposta di regolamento che potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui comunichiamo online. Si tratta del cosiddetto Chat Control, il regolamento per prevenire e combattere l'abuso sessuale sui minori, il cui nome ufficiale è racchiuso dalla sigla CSAR (Child Sexual Abuse Regulation). L'idea alla base del regolamento è semplice quanto controversa: obbligare le piattaforme di messaggistica e posta elettronica a scansionare ogni messaggio, immagine o video, prima che venga inviato e crittografato, per verificare se contenga materiale pedopornografico o tentativi di adescamento indirizzati a minori. Lo scopo dichiarato è proteggere i minori da abusi gravissimi, ma il metodo proposto apre una discussione accesa sul futuro della privacy digitale nel territorio dell'UE. Al momento, i pareri dei singoli Stati europei sono contrastanti con una decina di Paesi che si oppongono (Germania, Paesi Bassi, Belgio), alcuni sono indecisi e una quindicina sembrano essere favorevoli tra cui l'Italia, la Francia e la Spagna.

Come funziona Chat Control

Il regolamento CSAR fu presentato per la prima volta nella primavera del 2022 dall'allora Commissaria europea agli affari interni, la svedese Ylva Johansson. L'obiettivo dichiarato sarebbe quello di impedire che piattaforme come WhatsApp, Telegram o Gmail vengano utilizzate per diffondere immagini pedopornografiche o per tentare l'adescamento online di minori. Per farlo, le applicazioni dovrebbero integrare un sistema di analisi preventiva dei contenuti: ogni messaggio di testo verrebbe valutato da algoritmi in grado di individuare frasi sospette, mentre le immagini dovrebbero essere controllate tramite hash. Confrontando i risultati di questi controlli preventivi con dati e informazioni presenti nei database gestiti dalle forze dell'ordine scatterebbe una segnalazione automatica alle autorità nell'eventualità in cui venissero trovate delle corrispondenze con i materiali legati al mondo della pedofilia e della pedopornografia.

Dal punto di vista tecnico, questa procedura si chiama scansione lato client: significa che il controllo avviene direttamente dai fornitori dei servizi prima che il messaggio venga criptato e inviato al destinatario. In questo modo, la crittografia end-to-end perderebbe gran parte della sua utilità, perché il contenuto è già stato letto e analizzato prima di essere cifrato. Molti esperti sottolineano come questa dinamica equivalga di fatto a introdurre una backdoor, ossia una porta di accesso nascosta che potrebbe essere sfruttata da terzi: governi, servizi di intelligenze, criminali informatici, e altri. Anche se i sostenitori del regolamento assicurano che il sistema lavorerebbe in locale e in forma anonimizzata, restano dubbi su eventuali falle di sicurezza e sulla reale protezione dei dati personali.

Un punto particolarmente discusso riguarda il rischio di falsi positivi: algoritmi non perfetti potrebbero segnalare come sospette conversazioni che in realtà non contengono nulla di illegale, esponendo a controlli indebiti comunicazioni private, comprese quelle tra adolescenti. Anche se le piattaforme dovrebbero teoricamente anonimizzare i dati fino a una verifica ufficiale da parte delle autorità, resta forte l'incertezza su come questi processi funzionerebbero nella pratica.

La posizione di governi e organizzazioni internazionali

Una coalizione di oltre 60 organizzazioni internazionali, nota come ECLAG (European Child Sexual Abuse Legislation Advocacy Group), sostiene con forza l'iniziativa, ritenendola uno strumento indispensabile per arginare la diffusione di materiale pedopornografico e proteggere i minori. Associazioni per i diritti digitali come l'EFF (Electronic Frontier Foundation), invece, denunciano il rischio che una volta creato, un sistema di sorveglianza preventiva possa essere usato anche per altri scopi, come il controllo delle comunicazioni di giornalisti, attivisti o oppositori politici, soprattutto in paesi con governi autoritari.

Le posizioni dei singoli stati europei riflettono le summenzionate divisioni. Al momento sono una decina i paesi che sembrano essere contrari alla proposta: Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia e Slovacchia. Paesi come Grecia, Romania e Slovenia, invece, restano indecisi. Paesi come Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Francia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Spagna e Svezia, sembrano essere favorevoli alla proposta.

Anche il Parlamento europeo è profondamente diviso. I partiti Verdi e social-liberali hanno espresso una ferma opposizione, sostenendo che «proteggere i bambini online è possibile senza una sorveglianza di massa». Anche alcuni gruppi di destra, come Patriots for Europe, hanno fatto eco a questa critica, mentre eurodeputati conservatori del Partito Popolare Europeo hanno sollevato preoccupazioni legate alla protezione delle comunicazioni private. Il risultato è un fronte trasversale che rende difficile prevedere quale sarà l'esito del voto formale, che potrebbe avvenire il 14 ottobre prossimo.

La Danimarca, che detiene la presidenza di turno, ha dichiarato la volontà di spingere per un accordo, così da avviare poi i negoziati con il Parlamento. Se il regolamento sarà approvato, le piattaforme digitali dovranno ripensare radicalmente il modo in cui gestiscono la privacy degli utenti. Se invece sarà respinto, si aprirà la necessità di trovare strategie alternative per combattere un problema che rimane comunque urgente e drammatico.

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