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La Commissione Europea ha avviato un’indagine per verificare se la piattaforma di messaggistica Telegram, una delle principali alternative a WhatsApp, sia da considerarsi una VLOP (Very Large Online Platform, in italiano “piattaforma online di grandi dimensioni”), cioè una piattaforma che supera i 45 milioni di utenti mensili e dunque è tenuta a rispettare il DSA (Digital Services Act). La notizia arriva da alcun fonti in contatto con l’agenzia di stampa Bloomerg, secondo cui la richiesta arriverebbe dal Primo Ministro dell'Estonia, che ha evidenziato come le richieste di eliminare le fake news su Telegram rimangano spesso inevase. Questo imporrebbe a Telegram di essere soggetto alle stesse norme a cui si attengono altre piattaforme nel territorio UE (come Whatsapp, TikTok, X o Google Search) con l'obiettivo di tutelare la privacy e della sicurezza degli utenti ma anche di contrastare la diffusione di contenuti illegali e disinformazione. Tra i motivi per cui l'Unione Europea starebbe attenzionando la piattaforma c'è il possibile superamento della soglia di 45 milioni di utenti al mese.
Telegram, il DSA e la questione degli utenti mensili
La questione fondamentale riguarda il numero di utenti mensili che Telegram ha totalizzato negli ultimi 6 mesi. Come indicato sul sito della Commissione europea, le piattaforme hanno l'obbligo di pubblicare informazioni sul numero di utenti attivi e aggiornare queste cifre almeno ogni 6 mesi.
Quanti utenti attivi ha Telegram nel territorio UE? A questa domanda risponde la stessa piattaforma sul proprio blog ufficiale, dicendo che «ad agosto 2023, Telegram aveva una media stimata di 39,5 milioni di utenti dell'UE nei 6 mesi precedenti. Questo valore è inferiore alla soglia di 45 milioni di utenti richiesta per la classificazione come “piattaforma online di grandi dimensioni”». Non solo. Nell'affrontare il discorso sul DSA Telegram nel suo blog ha affermato:
Il numero di utenti attivi rilevante per il calcolo di questa soglia si presume ancora più basso, poiché solo alcune delle funzioni di Telegram possono qualificarsi come “piattaforme online” ai sensi della legge sui servizi digitali.
Tuttavia c'è un “ma”. I 39,5 milioni di utenti riguardano i sei mesi precedenti ad agosto 2023. Dal momento che siamo a maggio 2024 la Commissione europea dovrà pertanto verificare se il numero di utenti unici si è recentemente innalzato, superando eventualmente la soglia dei 45 milioni di utenti unici.

Cosa succederebbe a Telegram se venisse classificato come VLOP
Nell'eventualità in cui Telegram venisse classificato come VLOP avrebbe 4 mesi di tempo per conformarsi al DSA. La designazione come VLOP va infatti a innescare norme specifiche che le piattaforme di grandi dimensioni devono rispettare in misura maggiore rispetto a piattaforme con un bacino di utenza meno elevato. Nello specifico, come si legge sul sito della Commissione Europea, le piattaforme VLOP sono tenute a «istituire un punto di contatto per le autorità e gli utenti, denunciare reati penali, avere termini e condizioni di facile utilizzo, essere trasparenti per quanto riguarda la pubblicità, i sistemi di raccomandazione o le decisioni di moderazione dei contenuti». Inoltre, i VLOP devono sottostare a regole ad hoc, che mirano a contenere il potenziale impatto negativo che piattaforme di grandi dimensioni possono avere sulla società attraverso la diffusione di contenuti illegali, compresi quelli che generano disinformazione.
Nello specifico, il DSA impone per le VLOP i seguenti obblighi:
- Tutela dei minori, con divieto di profilazione a fini di marketing e valutazioni periodiche dei rischi specifici che comportano un'opportuna riprogettazione di servizi e interfacce.
- Tutela degli utenti, con divieto di inserzioni targettizate sulla base di dati sensibili, obbligo di intervenire sulle segnalazioni di contenuti illegali e di etichettare ogni inserzione pubblicitaria.
- Trasparenza, con obbligo di rendere disponibili pubblicamente i dati utili per la verifica di valutazione dei rischie le inserizioni pubblicate.
- Moderazione dei contenuti, per ostacolare la diffusione di contenuti illegali comprese fake news e contenuti disinformativi attraverso termini e condizioni, possibilità di segnalazione dei contenuti e analisi dei rischi specifici.