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Negli ultimi giorni, in Siria c'è stata una grave escalation di violenza che ha visto l'uccisione di circa 800 civili alawiti, minoranza sciita presente nella regione di Latakia e Tartus alla quale appartiene la famiglia di Bashar al-Assad, ex presidente della Siria deposto l'8 dicembre scorso dalle forze di opposizione al regime attualmente rifugiato a Mosca, storica alleata del dittatore. Tra gli oppositori del regime c'era anche il gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) di cui era leader Ahmad al-Sharaa, attualmente presidente ad interim del Paese. Poco dopo aver rovesciato il regime, il governo di al-Sharaa aveva pubblicato un editto per garantire libertà di culto alle minoranze religiose del Paese – alawiti compresi – ma nonostante questa dichiarazione dagli apparenti contorni pacifisti, gli scontri tra le forze di sicurezza di Damasco e i miliziani alawiti fedeli ad Assad hanno portato a massacri indiscriminati anche di civili, concentrati soprattutto nella provincia di Latakia, nell'ovest della Siria.

Chi sono gli alawiti
Gli alawiti sono un gruppo religioso del Medio Oriente e di etnia araba. Si sono diffusi principalmente in Siria, Turchia e Libano, e sono sciiti. In realtà, nel territorio siriano sono una minoranza (solo il 6-7% della popolazione), ma le loro radici sono profonde e la loro storia è molto complessa. La famiglia Assad, che ha governato la Siria per decenni, appartiene proprio a questa corrente dello sciismo, e proprio per questa ragione gli alawiti hanno sempre avuto un ruolo centrale nel quadro politico siriano. La loro ascesa al potere risale al periodo del mandato francese (1920 – 1946), quando la regione a maggioranza alawita – situata tra Tripoli e Latakia – venne costituita come entità autonoma con il nome di Stato Alawita nel 1922. Questa scelta non fu un caso: i francesi infatti speravano che dando più controllo alle minoranze locali avrebbero contrastato la maggioranza sunnita e gestito meglio le divisioni etniche e religiose.
Con la fine del mandato francese nel 1946, la Siria ottenne l'indipendenza, e la classe politica decise di reincorporare lo Stato Alawita con l'obiettivo di unire tutti i suoi territori. Gli alawiti (concentrati in particolare nelle regioni costiere di Latakia e Tartus, che talvolta vengono definite in modo dispregiativo "Assadistan"), che negli anni erano stati inseriti nelle istituzioni statali, nelle forze di polizia e nell'esercito dai francesi distinguendosi per ordine e disciplina rispetto ad altre comunità, e da allora hanno continuato a mantenere questi ruoli strategici.

Perché sono così odiati nel mondo islamico e cosa c'entra Assad
Per capire perché gli alawiti sono così mal visti nel mondo islamico bisogna vedere due aspetti: la percezione che la maggioranza degli islamici ha del loro credo e la loro ascesa, costellata di violenze.
Gli alawiti praticano una forma di islam considerata "eretica" da molti musulmani ortodossi: questo perché le loro credenze mescolano elementi sciiti con influenze mistiche (nella tradizione alawita, si crede infatti che alcuni "califfi" o delle figure religiose siano dotate di poteri soprannaturali, e che proprio per questo possono accedere a un livello di conoscenza e spiritualità molto più profondi rispetto agli altri comuni mortali) e sincretiche. Proprio quest'ultimo aspetto è forse quello che per i sunniti rende questa minoranza una setta sospetta e deviata, perché nel sincretismo si incorporano elementi che appartengono ad altre religioni. Gli alawiti, ad esempio, hanno fatto loro alcuni aspetti del Cristianesimo, come il concetto di Trinità – pur con delle piccole differenze – e le figure di Gesù e della Madonna vengono venerate (i sunniti riconoscono e rispettano entrambi, ma per loro non sono oggetto di culto e non sono percepite come divine.
Nel 1963 in Siria salì al potere il partito Ba'ath, che tentò di costruire uno stato laico basato sul nazionalismo e sul superamento delle divisioni religiose. Ben presto fu la componente alawita del partito a dominare, e con l'ascesa al potere di Hafez al-Assad nel 1970, gli alawiti monopolizzarono le posizioni chiave dell'esercito e dello Stato, provocando il risentimento della maggioranza sunnita. Il malcontento dei sunniti è cresciuto nel corso degli anni, alimentato da molteplici repressioni finite nel sangue, come il massacro di Hama del 1982, in cui il regime di Assad uccise migliaia di oppositori islamisti.
Cosa sta succedendo agli alawiti nelle ultime settimane
Molti siriani vedono erroneamente gli alawiti come un tutt'uno con il vecchio regime degli Assad e li considerano collettivamente responsabili dei crimini del passato, e questo pensiero è cresciuto ulteriormente con la liberazione dei prigionieri politici lo scorso dicembre, alimentando il desiderio di vendetta nei loro confronti. Ma non è solo questione di storia: alcuni gruppi estremisti dichiarano apertamente di voler "ripulire la costa dagli alawiti" perché reputano che siano dei miscredenti al pari dei cristiani (nell'Islam tradizionale, i cristiani sono considerati "Gente del Libro", Ahl al-Kitab, quindi non miscredenti; ma ci sono gruppi estremisti jihadisti, come l'ISIS e Al-Qaeda, che hanno spesso etichettato i cristiani come miscredenti, kuffar, o politeisti, mushrikun, giustificando persecuzioni e violenze contro di loro).
Tra dicembre e gennaio tutto questo odio si è tradotto in tensioni e disordini in diverse località a maggioranza alawita (Tartus, Latakia e Qardaha), che si sono intensificate sopratutto negli ultimi giorni.
L'escalation però è giunta il 6 marzo, quanto nella provincia di Latakia un gruppo di alawiti ha testo un'imboscata alle forze di sicurezza governative, uccidendo 16 uomini. Il conflitto si è esteso molto rapidamente nella zona, e in soli due giorni i gruppi sunniti radicalizzati (tra cui jihadisti stranieri) si sono vendicati con esecuzioni sommarie e attacchi mirati contro i civili alawiti. Secondo l'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, solo tra il 6 e l'8 marzo 2025, sarebbero state uccise oltre 1.000 persone, di cui 745 civili, principalmente nelle regioni costiere di Latakia e Tartus, dove risiede la maggior parte della popolazione alawita.
A riguardo di questa situazione, al-Sharaa ha espresso la sua contrarietà, e chiedendo alle forze di sicurezza di tutelare i civili e prevenire gli attacchi:
Quando compromettiamo la nostra etica ci mettiamo allo stesso livello dei nostri nemici. Ciò che resta del vecchio regime sta cercando una provocazione che porti a violazioni dietro le quali possono nascondersi.
Il capo di governo ha concluso affermando che il governo si impegnerà per tutelare l'unità nazionale e la pace, e che presto verrà istituita una commissione di inchiesta per indagare sui crimini commessi negli scorsi giorni, punendo "senza indulgenza" i responsabili dell'accaduto.