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Le differenze tra sunniti e sciiti ebbero origine agli albori dell'Islam e, in particolare, nella disputa sulla successione al Profeta Maometto dopo la sua morte. Nel tempo si sono però evolute e ampliate dal punto di vista teologico, politico e culturale. In sintesi, i sunniti riconoscono la legittimità dei primi califfi eletti dalla comunità islamica e pongono al centro della loro fede la Sunna, cioè le tradizioni attribuite al Profeta. Gli sciiti, invece, ritengono che Maometto avesse designato ‘Ali ibn Abi Talib, suo cugino e genero, come successore e che la guida spirituale e politica dell’Islam spetti esclusivamente ai discendenti di ‘Ali e Fatima, figlia di Maometto. Questa divisione iniziale, nata da una questione di leadership, ha avuto un impatto significativo sulla storia dell’Islam, dando origine a visioni distinte della fede e della politica che influenzano tuttora le dinamiche del mondo islamico e della geopolitica globale.
La successione a Maometto alla base della differenza tra sunniti e sciiti
Alla morte del Profeta Maometto, avvenuta nel 632 d.C., la comunità islamica si trovò di fronte a una questione fondamentale: chi avrebbe guidato i credenti? I sunniti credevano che la leadership dovesse essere assegnata attraverso il consenso della comunità, una scelta che si concretizzò con l’elezione di Abu Bakr, uno dei più fidati compagni di Maometto e suo suocero. A lui seguirono ‘Umar e ‘Uthman, che consolidarono e ampliarono il dominio islamico, ponendo le basi per il califfato come istituzione politica.
Gli sciiti, al contrario, sostenevano che Maometto avesse chiaramente indicato il cugino e genero ‘Ali ibn Abi Talib come suo successore, considerandolo non solo un leader politico, ma anche una guida spirituale dotata di autorità divina. Per gli sciiti, la leadership non poteva essere scelta attraverso un processo elettivo, ma doveva rimanere all’interno della famiglia del Profeta, conosciuta come Ahl al-Bayt. Questo principio portò alla nascita di una linea di Imam, i discendenti di ‘Ali e Fatima, che gli sciiti considerano divinamente prescelti.
Le divergenze sulla successione, inizialmente di natura politica, si trasformarono presto in tensioni profonde che avrebbero segnato la storia dell’Islam. Tra gli eventi più significativi vi fu la Battaglia di Siffin, combattuta nel 657 d.C. tra ‘Ali e Mu’awiya, governatore della Siria, che rappresentava l’opposizione alla sua guida. Questo conflitto politico sancì una frattura insanabile nella comunità islamica.
Un altro evento cruciale fu il martirio di Husayn ibn ‘Ali, nipote di Maometto, durante la Battaglia di Karbala nel 680 d.C. Husayn fu ucciso dalle truppe del califfo omayyade, un episodio che gli sciiti ricordano ogni anno durante l’Ashura come simbolo di ingiustizia e resistenza all’oppressione. Questo evento consolidò ulteriormente l’identità sciita, basata sulla memoria del martirio e sull’aspettativa di una giustizia divina.
Credenze e pratiche religiose di sunniti e sciiti a confronto
Dal punto di vista teologico, i sunniti si basano sulla Sunna, le tradizioni e i detti del Profeta, e sul consenso della comunità, che rappresenta un principio guida per interpretare la legge islamica. Seguono inoltre quattro scuole giuridiche principali: hanafita, malikita, shafiita e hanbalita, che offrono diverse interpretazioni delle scritture.
Gli sciiti, invece, attribuiscono un ruolo centrale agli Imam, che considerano figure infallibili, dotate di un’autorità divina. La loro spiritualità si concentra su temi come il martirio, la giustizia divina e l’attesa del Mahdi, l’Imam nascosto che, secondo la loro tradizione, ritornerà per ristabilire l’ordine e la giustizia.
Nonostante le differenze, sunniti e sciiti condividono i cinque pilastri fondamentali dell’Islam: la fede in Allah, la preghiera quotidiana, il digiuno durante il Ramadan, l’elemosina e il pellegrinaggio alla Mecca. Entrambi venerano il Corano come testo sacro e riconoscono Maometto come ultimo profeta.
Accanto ai sunniti e agli sciiti, esistono correnti minoritarie come gli ibaditi, diffusi principalmente in Oman. Questi si distinguono per un approccio più moderato e tollerante rispetto alle dispute storiche tra sunniti e sciiti, ponendo un’enfasi sulla giustizia e sul dialogo. Insieme agli ibaditi, altri gruppi, come gli alawiti e i drusi, hanno sviluppato credenze uniche, spesso influenzate da elementi mistici e sincretici che si discostano dalle dispute tra sciiti e sunniti.
Implicazioni geopolitiche della divisione sunniti-sciiti
Le differenze tra sunniti e sciiti continuano a influenzare profondamente la geopolitica e le dinamiche interne dei paesi musulmani. Queste divisioni storiche non si limitano a una mera questione religiosa, ma sono diventate determinanti in conflitti politici e in alleanze internazionali. L'Iran e l'Arabia Saudita, rispettivamente potenze sciita e sunnita, sono spesso visti come protagonisti di una lotta di potere regionale, che alimenta tensioni in paesi come Siria, Yemen e Iraq. In questi contesti, le differenze settarie vengono sfruttate per motivi geopolitici, con le potenze regionali che appoggiano fazioni alleate in conflitti interni.
A livello locale, queste divisioni continuano a influenzare la vita quotidiana di molti musulmani. In alcuni paesi, i gruppi minoritari si trovano emarginati o discriminati, con politiche che favoriscono uno dei due gruppi, creando disuguaglianze economiche e politiche. In questo scenario, la ricerca di una maggiore inclusività e di un dialogo interconfessionale sarebbe essenziale per ridurre le tensioni e promuovere una maggiore coesione sociale.