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26 Novembre 2024
15:00

Chip cerebrali per muovere bracci robotici col pensiero: approvati i nuovi test di Neuralink

Il nuovo studio CONVOY di Neuralink andrà a testare il controllo di bracci robotici tramite impianti cerebrali. L'obiettivo? Restituire autonomia a persone con tetraplegia usando solamente il pensiero.

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Chip cerebrali per muovere bracci robotici col pensiero: approvati i nuovi test di Neuralink
nerualink braccio robotico
Credit: UPMC/Pitt Health Sciences, CC BY–NC–ND

Neuralink, la startup di Elon Musk dedicata alla neurotecnologia, sta compiendo passi importanti verso l’integrazione diretta tra il cervello umano e dispositivi esterni per dare mobilità alle persone tetraplegiche tramite interfacce cervello-computer (BCI, Brain-Computer Interface) per controllare bracci robotici. Recentemente, l’azienda ha ricevuto l’approvazione di nuovi test per l’uso dell'impianto cerebrale N1 per controllare un braccio robotico. Questa ricerca, denominata CONVOY, affianca il progetto già in corso, chiamato PRIME, volto a testare la sicurezza e l’efficacia iniziale del dispositivo. L’impianto, completamente wireless e miniaturizzato, è progettato per tradurre i segnali neurali in comandi digitali, aprendo nuove possibilità per chi soffre di gravi disabilità fisiche. Attraverso lo studio CONVOY, Neuralink spera di dimostrare che il suo BCI può non solo interagire con computer e smartphone, ma anche controllare strumenti fisici come un braccio robotico, dando alle persone una maggiore autonomia nella vita “reale” e non solo in quella virtuale.

Il progetto CONVOY per controllare bracci robotici attraverso chip cerenrali

Il cuore della tecnologia di Neuralink è l’impianto N1, un piccolo dispositivo wireless che si posiziona nell’area del cervello responsabile della pianificazione del movimento. Questo sistema analizza i segnali neurali, li decodifica e li traduce in comandi digitali, eliminando la necessità di fili o movimenti fisici. Un aspetto fondamentale del progetto riguarda la sua attenzione alla sicurezza e alla precisione, sia nella fase chirurgica sia nell’utilizzo quotidiano. Il robot chirurgico che Neuralink usa per impiantare i suoi chip garantisce infatti un livello di precisione elevatissimo, riducendo i rischi per i partecipanti alla sperimentazione. CONVOY è ancora in una fase iniziale di sviluppo, ma è da tempo che Musk e il suo team puntano a usare l'impianto cerebrale di Neuralink per il controllo di arti robotici.

Lo studio CONVOY potrebbe un passo avanti per l’intero settore della neurotecnologia, non solo per Neuralink. I partecipanti, reclutati tra quelli già coinvolti nello studio PRIME, potranno dimostrare che il dispositivo può interagire non solo con ambienti digitali, ma anche con strumenti fisici complessi. Questo potrebbe aprire le porte a un futuro in cui le persone con disabilità gravi riacquistano una parte significativa della loro autonomia, migliorando la qualità della vita e abbattendo barriere che fino a poco tempo fa sembravano insormontabili.

Per usare le parole di Neuralink, «Siamo entusiasti di annunciare l'approvazione e il lancio di un nuovo studio per estendere il controllo BCI utilizzando l'impianto N1 a un braccio robotico di assistenza sperimentale. Questo è un importante primo passo verso il ripristino non solo della libertà digitale, ma anche della libertà fisica. Ulteriori informazioni saranno disponibili a breve, ma lo studio CONVOY consentirà l'arruolamento incrociato di partecipanti dallo studio PRIME in corso».

I risultati ottenuti finora da Neuralink di Elon Musk

Neuralink ha già ottenuto risultati promettenti negli Stati Uniti, dove il dispositivo Telepathy è stato impiantato in due pazienti nell’ambito dello studio PRIME. Il primo partecipante, Noland Arbaugh, è stato in grado di navigare su Internet, giocare a scacchi, muovere un cursore su un laptop, tutto attraverso la sola attività cerebrale.

Il secondo paziente, Alex (il cognome non è noto), ha dimostrato un ulteriore potenziale, utilizzando il sistema per imparare a progettare in 3D, una funzione che apre scenari interessanti per il futuro dell’interazione uomo-macchina. Ma questo è nulla in confronto ai risultati a cui punta lo studio CONVOY. Siamo ansiosi di vedere quali saranno gli eventuali progressi che verranno fatti nei prossimi mesi.

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