Sono passati poco più di 100 giorni da quando Noland Arbaugh, il primo partecipante allo studio sperimentale PRIME di Neuralink, ha ricevuto il suo impianto Link presso il Barrow Neurological Institute di Phoenix, in Arizona. Dopo essere riusciti a far giocare a scacchi Arbaugh col pensiero, Neuralink ha recentemente pubblicato alcuni aggiornamenti sui progressi fatti, descrivendo non solo l'esperienza del suo primo paziente e i risultati raggiunti, ma svelando anche alcuni problemi riscontrati con la sua BCI (Brain Computer Interface), ovvero la sua interfaccia cervello-computer.
Il problema con l'impianto cerebrale di Neuralink: cosa è successo
Nel comunicato diramato dall'azienda di Elon Musk, si legge che «nelle settimane successive all’intervento, alcuni fili si sono ritratti dal cervello [di Arbaugh, NdR], causando una netta diminuzione del numero di elettrodi efficaci». Neuralink si è accorta del problema anche grazie al fatto che Noland è costantemente monitorato nell'utilizzare la BCI, che sfrutta per circa 8-10 ore al giorno tra sessioni strutturate ai fini dello studio PRIME e attività personali. Al momento non sono note le cause del distacco.
Nel valutare le performance di Link, sono state riscontrate delle variazioni sui BPS (Bits-Per-Second), lo standard con cui viene misurata la velocità e la precisione del controllo del cursore. Questo valore viene calcolato utilizzando un sistema a griglia, come si può apprezzare nel video qui in basso.
Più sono elevati i valori BPS, migliore è il controllo del puntatore del mouse da parte del paziente che sfrutta l'interfaccia cervello-computer. Durante la sua prima sessione di ricerca, Noland ha stabilito il record mondiale per il controllo del cursore con un sistema BCI, raggiungendo il valore di 4,6 BPS, che ha poi migliorato fino ad arrivare a 8,0 BPS. Per confronto, gli ingegneri di Neuralink usando un mouse ottengono valori intorno ai 10 BPS, che rappresentano l'obiettivo dell'azienda.
I risultati sul primo paziente: quale soluzione ha trovato il team Neuralink
A causa dei problemi riscontrati nelle settimane seguenti l'intervento, è stata registrata una diminuzione nei valori BPS, come si vede nel grafico in basso. Per risolvere la cosa il team di Neuralink ha modificato l'algoritmo di registrazione, così da renderlo più sensibile ai segnali provenienti dai neuroni. Sono state migliorate anche le tecniche per tradurre questi segnali in movimenti del cursore e l'interfaccia utente. Questo non solo ha portato Noland a raggiungere le sue performance iniziali, ma persino a superarle!
Lo sviluppo interfacce cervello-computer: a che punto siamo
I risultati raggiunti da Neuralink nello sviluppo di un'interfaccia cervello-computer efficace fanno ben sperare, soprattutto se li si mette in relazione con il lavoro svolto negli ultimi anni anche da altri ricercatori nell'ambito delle BCI.
Lo studio BrainGate2 pubblicato nel 2017 da alcuni ricercatori dell'Università di Standford (in collaborazione con diversi importanti altri enti), per esempio, ha dimostrato quanto le BCI possano essere efficaci su alcuni pazienti per scrivere testi tramite l'uso di un'interfaccia cervello-computer.
Una delle partecipanti allo studio affetta da SLA, in una serie di sessioni di "digitazione libera", è stata in grado di rispondere alle domande che gli sono state poste muovendo il puntatore del mouse su una tastiera con un layout ottimizzato, in cui i caratteri erano stati disposti in modo da ridurre al minimo la distanza percorsa dal cursore durante la digitazione del testo.
Visto l'elevato numero di persone affette da disabilità che impediscono i movimenti, simili progressi nel campo delle interfacce cervello-computer fanno ben sperare per il futuro.