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15 Novembre 2025
8:00

Com’è cambiata la racchetta da tennis: l’evoluzione dei materiali dal legno alla grafite

L’universo della racchetta da tennis ha assistito a una rivoluzione copernicana nel corso dell'ultimo secolo, passando dal pesante e rigido legno massello alla leggera e dinamica grafite. Un vero e proprio salto della specie in chiave tennistica che ci porta dai pioneri di questo sport, nato in Inghilterra, a Jannik Sinner.

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Com’è cambiata la racchetta da tennis: l’evoluzione dei materiali dal legno alla grafite
evoluzione racchette da tennis

Dal legno all'alluminio, passando per la fibra di vetro e il kevlar, fino alla rivoluzione della grafite. La storia del tennis è la storia di un'evoluzione tecnologica racchiusa nel suo strumento più iconico: la racchetta. Si è passati da attrezzi pesanti in frassino o acero, con corde in budello animale e un piatto corde – l'area dalla racchetta che colpisce la pallina – piccolissimo che richiedeva una tecnica elevata, alle moderne in grafite. Oggi i professionisti usano corde sintetiche monofilamento così performanti da dover essere cambiate dopo appena un'ora di gioco. Ripercorriamo insieme come il cambiamento dei materiali ha trasformato non solo l'attrezzo, ma il gioco stesso, attraverso le sue caratteristiche e i suoi protagonisti.

Le prime racchette da tennis realizzate in legno nell'800

Le prime racchette vennero realizzate in legno (oggi patrimonio per collezionisti). Si tratta dell'unico materiale utilizzato dalla nascita dello sport a fine Ottocento in Inghilterra fino agli anni '70. Parliamo di legno massello, la parte interna e più densa del tronco dell'albero (frassino o acero), con aste relativamente lunghe, testa piccola e corde in budello naturale. I metodi di assemblaggio si sono via via affinati anche se il principio costruttivo è rimasto lo stesso e cioè la costruzione stratificata, ovvero la sovrapposizione di tante listelli di legno di diversa qualità e resa, compressione e incollaggio.

racchette tennis in legno
Due racchette da tennis in legno.

Nonostante fosse un materiale affascinante e facilmente reperibile, il legno portava con sé diversi difetti: aveva una rigidezza limitante, era pesante (circa 400 grammi) e soggetto a deformazioni (gobbe, umidità) e soprattutto lo “sweet spot”, ovvero l'area ottimale della racchetta in cui la palla, venendo a contatto con il piatto corde, restituisce una risposta sostanzialmente omogenea, era molto ristretto. Ciò imponeva una tecnica di gioco che compensasse questi limiti. Fu il marchio di racchette belga Snauwaert, nel 1989, a lanciare "Ultimate" la sua ultima racchetta in legno con la firma del campione americano John McEnroe, in un’epoca in cui ormai questo materiale si era estinto sui campi da tennis.

La transizione verso la racchetta in metallo di Lacoste negli anni '60

La prima vera alternativa al legno fu il metallo. Nel 1965 l'ex tennista e affermato stilista René Lacoste ebbe l’idea di realizzare un attrezzo in grado di garantire un peso più contenuto e una distribuzione della massa più omogenea. Il metallo più gettonato fu l'alluminio perché offriva ottime garanzie di leggerezza. I telai davano maggiore equilibrio tra potenza e manovrabilità. La transizione al metallo ha rappresentato più di un semplice cambiamento di materiale: simboleggiava infatti una diffusione ampia delle tecnologie avanzate nel mondo del tennis. I giocatori, dai dilettanti ai professionisti, potevano sfruttare i vantaggi dei materiali innovativi senza compromettere le prestazioni. Il cambio di materiale ha quindi contribuito alla democratizzazione del tennis, rendendo le racchette ad alte prestazioni più accessibili. Da sport di èlite a sport del popolo.

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Racchetta in alluminio marca Wilson. Credit: @garliccitytreasure

Resine sintetiche e kevlar: la rivoluzione di Head negli anni '70

Un ulteriore cambiamento – probabilmente ancor più radicale di quello realizzato da Lacoste – si deve all’ingegnere aeronautico Howard Head. Una volta ritiratosi dalla carriera militare decise di dedicare il suo tempo libero al tennis e impiegare le sue competenze nella creazione di una racchetta innovativa. Era la fine degli anni '70 quando il piatto corde venne ampliato e il telaio fu realizzato usando anche le resine sintetiche. Dopo l’invenzione di Howard, i telai divennero sempre più leggeri, costruiti con fibra di vetro, kevlar, boron e ceramica.

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Una racchetta Head  Prestige Pro 600 PT10 del 1989. Credit: @valepic75

L’era moderna della grafite negli anni '80

Nei primi anni '80 venne realizzata la prima racchetta interamente in grafite, con un ovale ampio 630/640 centimetri quadrati (contro i 440 dell’antenata in legno) e il peso intorno ai 300 grammi. Vengono talvolta usati materiali dal nome diverso (dnx, nanocarbon, deltacore ecc.) che sono comunque simili alla grafite, ovvero composti di carbonio. L’uso di questi compositi ha permesso di aumentare la superficie dell’incordatura mantenendo la rigidità della struttura, arrivando così a concepire racchette in grado di adattarsi a ogni tipo di giocatore. Con l’introduzione delle prime racchette‍ in carbonio, i giocatori sono stati in grado di generare colpi più potenti e precisi, cambiando radicalmente le dinamiche del tennis così come lo conosciamo oggi.

L'incordatura e il grip: dal budello naturale ai materiali sintetici

Il piatto corde rappresenta l’altra metà del cielo di una racchetta. Inizialmente, e sino ai primi anni '70, si usava materiale naturale, come il budello. La fonte era la mucca (una parte del suo intestino chiamata sierosa). Oggi le incordature sono in gran parte in materiale sintetico. Dai polifilamenti intrecciati di nylon, alle evoluzioni in poliaramide (kevlar) e poliestere, usate soprattutto per le corde più performanti in termini di potenza, realizzate in monofilamento (ossia un filo unico dello spessore desiderato). La scelta delle ‍corde influisce direttamente sulle prestazioni della racchetta ‍e sul sentimento del colpo. Oggi i giocatori possono‌ scegliere tra ‍una varietà di opzioni, da corde più dure a quelle più soffici, per personalizzare ulteriormente la loro attrezzatura con varie tensioni, anche in base alla propria biomeccanica. A volte per ridurre le vibrazioni delle corde e del telaio durante il colpo si usa inserire tra le corde un antivibratore, ovvero un piccolo oggetto in gomma che legandosi tra più corde ne assorbe le vibrazioni. Molti sostengono che questo piccolo oggetto possa attenuare il rischio di epicondilite (infortunio comunemente conosciuto come "gomito del tennista"), tuttavia non esistono dati certi e sostanziali che possano sostenere davvero questa tesi.

incordatura
Il processo di incordatura di una racchetta da tennis.

Il grip è un adesivo che serve ad avere una buona presa sul manico ed impedire che la racchetta scivoli. L’overgrip, invece, serve soprattutto ad aumentare lo spessore del manico, per offrire una presa migliore e si applica sopra il grip per offrire una maggiore aderenza e comfort e per assorbire la sudorazione. Il grip deve essere cambiato quando ha perso aderenza o la sua capacità di assorbimento, può essere realizzati con diversi materiali, tra cui il poliuretano, tessuti sintetici e ovviamente la gomma.

Curiosità e record sulle racchette da tennis

Ora che abbiamo compreso la storia e l'evoluzione tecnologica della racchetta da tennis, vediamo qualche fatto curioso su questi oggetti:

  • I tennisti professionisti cambiano racchetta in partita ai cambi-palle (ogni 9 game) o dopo circa un'ora di allenamento perché usano un'incordatura monofilamento, la cui performance è ottimale nel brevissimo periodo per poi calare irrimediabilmente e considerarsi "morta" dopo, appunto, un'ora di utilizzo.
  • L’ultimo professionista di alto livello ad aver utilizzato una racchetta in legno è stato lo slovacco Miloslav Mecir che diventò n° 4 del mondo giocando con una racchetta midsize della ditta Snauwaert. Era talmente legato alla sua racchetta in legno che negli ultimi anni della carriera continuò a usarla "di nascosto", con un colore verde metallizzato che simulava un modello analogo in grafite;
  • La racchetta più costosa di sempre è appartenuta al 22 volte campione Slam Rafael Nadal: la casa d’aste Prestige Memorabilia l'ha venduta quest'anno a 157.333 dollari americani. Si tratta dell'attrezzo con cui il maiorchino ha vinto il suo decimo Roland Garros nel 2017 in finale con lo svizzero Wawrinka.
  • La racchetta di Jannik Sinner pesa 300 grammi con uno schema di incordatura 16×19, per un ovale ‘Mindsize Plus‘ e con piatto corde da 645 cm2. È lunga 68,5 cm e spessa 23 mm, con un bilanciamento nel telaio a 320 mm.
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