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8 Luglio 2025
8:00

Come fanno i pendoli magici e le tavole Ouija a muoversi “da soli”? Le scienze dietro il mondo paranormale

Il pendolo magico e le tavole Ouija sono solo alcuni degli oggetti diventati dei simboli del mondo del paranormale. Ma come fanno a muoversi “da soli”? La risposta non risiede nell’intervento di forze soprannaturali, ma nella capacità del nostro cervello di produrre movimenti inconsci e involontari, chiamati ideomotori.

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Come fanno i pendoli magici e le tavole Ouija a muoversi “da soli”? Le scienze dietro il mondo paranormale
pendolo magico

Pendoli che oscillano da soli, tavoli che tremano durante sedute spiritiche, tavolette Ouija che consentono di “comunicare con l’aldilà”. Questi fenomeni, conosciuti soprattutto nel mondo del paranormale, hanno tutti un fattore in comune: qualcosa si muove in completa autonomia, senza un apparente controllo umano. Siamo onesti: di fronte a eventi del genere, a prima vista inspiegabili, credere nell’intervento di forze divine o soprannaturali è certamente la soluzione più istintiva (e affascinante). Tuttavia, pur non coinvolgendo poteri magici, la spiegazione scientifica alla loro base non è meno stupefacente, e risiede nella capacità della nostra mente di creare movimenti involontari (detti ideomotori) grazie al solo potere dell’immaginazione.

Il pendolo magico si muove davvero da solo?

Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo visto un pendolo magico, noto anche come pendolo di Chevreul in gergo scientifico. Si tratta forse del simbolo più iconico del mondo esoterico, e il motivo risiede nel suo affascinante meccanismo di funzionamento. Ma per capire realmente perché questo semplice oggetto per secoli sia stato considerato uno strumento magico, bisogna provarlo in prima persona.

Anche se non si dispone di un pendolo magico, costruirne uno di fortuna è semplicissimo: basta appendere un peso (come un tappo o un anello) a un filo o a una catenella lunga circa 15-20 cm per ottenere un pendolo perfettamente “omologato”. Il passo successivo consiste nell’afferrare il pendolo tra pollice e indice dall’estremità libera e, tenendo il gomito fermo su una superficie, lasciare sospeso il ciondolo mantenendo la mano ferma e lo sguardo fisso sul pendolo. Poco dopo dovrebbe accadere qualcosa di straordinario: il pendolo comincia a muoversi in una direzione, nonostante la mano sia completamente immobile.

Di fronte ad una scena del genere, agli inizi del 1800, molte persone (tra cui anche medici e scienziati) rimanevano esterrefatte. D’altronde, se non era una persona a muovere il pendolo, doveva essere opera di forze soprannaturali, o magari di proprietà magnetiche dei corpi non ancora comprese.

Fu il grande chimico francese Michel Eugène Chevreul a dimostrare con un semplice esperimento che la causa del fenomeno non era da ricercare in forze mistiche appartenenti a un mondo lontano, ma proveniva da molto più vicino. O, per essere più precisi, da dentro di sé. Bastava di fatto immobilizzare completamente il braccio con un’asse di legno per osservare come il pendolo cessasse di muoversi. Il mistero fu così svelato: l’oscillazione del pendolo magico è generata da precisi e fini micromovimenti impercettibili delle dita – talmente piccoli da sembrare assenti – amplificati dalla struttura del pendolo. Tuttavia, dopo aver risolto questo mistero, una nuova domanda sorse spontanea: se i movimenti non sono generati da un controllo volontario, come si producono?

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Il chimico Michel Eugène Chevreul nel 1886, all’età di 100 anni. Credit: Wikimedia Commons

Come si muovono pendolo e tavola Ouija: i movimenti ideomotori

Se si pensa che l’oscillazione del pendolo sia causata da tremori naturali o da movimenti spontanei, si è sulla cattiva strada. La spiegazione reale di questo fenomeno è stata fornita nel 1852 dal medico e fisiologo inglese Benjamin Carpenter, secondo cui:

In uno stato particolare di concentrazione mentale, l’aspettativa di un risultato è sufficiente a determinare — senza alcuno sforzo volontario, e persino contro la volontà (che può essere sinceramente impegnata nel tentativo di tenere la mano perfettamente ferma) — i movimenti muscolari attraverso cui quel risultato si produce

Per dirla in parole semplici, è la nostra stessa aspettativa che il pendolo si muova ad indurci, in maniera inconscia, a compiere i micromovimenti necessari affinché cominci ad oscillare. E poiché si tratta di movimenti involontari, non siamo neanche in grado di riconoscerli consapevolmente. Proprio per questo rimaniamo stupiti: coscientemente, non stiamo dando nessun comando alla nostra mano ma, anzi, pensiamo di tenerla completamente immobile.

Al contrario dei nostri abituali movimenti, quindi, quelli del pendolo magico non nascono da un comando volontario, ma prendono forma a partire da un’idea, dalla nostra immaginazione. È proprio per questo che Carpenter li chiamò movimenti ideomotori.

Oggi, sappiamo che questo fenomeno potrebbe avere una base neurobiologica. Grazie alle tecniche di imaging cerebrale, che permettono di osservare l’attività del cervello, è stato osservato che pensare un’azione recluta aree cerebrali simili a quelle attive quando lo stesso movimento è compiuto in modo volontario. Questa proprietà del nostro cervello è sfruttata dagli sportivi per allenare memoria muscolare e precisione motoria pur rimanendo completamente immobili, semplicemente sfruttando il potere dell’immaginazione.

Forze soprannaturali o movimenti ideomotori

Nella seconda metà del 1800, in numerosi salotti di tutto d’Europa e d’America, era possibile assistere a scene degne dei migliori film dell’orrore. In quegli anni divenne infatti di moda organizzare incontri spirituali che promettevano di entrare in contatto con i defunti o di ottenere responsi divini. E l’effetto era davvero sbalorditivo. Ma come si otteneva? Utilizzando pratiche, basate soprattutto su movimenti ideomotori, che sono sopravvissute nei secoli fino a diventare simboli del paranormale, arrivando a ispirare i moderni film horror.

Oltre al già citato pendolo magico, utilizzato per ottenere presunti “consigli divini”, una delle esperienze più misteriose e inquietanti erano le tavolette Ouija, considerate uno strumento per “parlare con i defunti”.

Una tavola Ouija è composta da una tavoletta di legno con sopra incise le lettere dell’alfabeto e una planchette, una sorta di cursore lasciato libero di spostarsi sulla tavola. Durante una seduta, i partecipanti poggiano le mani sulla planchette mentre pongono delle domande a una persona defunta, che “può rispondere” spostando la planchette sulle lettere in modo da formare una parola. Chi partecipa alla seduta è così indotto a pensare che sia lo spirito a guidare i movimenti. In realtà, a muovere la planchette sono proprio i partecipanti, seppur inconsapevolmente, attraverso micromovimenti ideomotori generati sotto l’effetto della suggestione.

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Una tavola Ouija. Credit: Wikimedia Commons

Tuttavia, l’esperienza più terrificante (e impressionante) erano le “tavole rotanti”.  Durante questi rituali, alcune persone si riunivano attorno a un tavolo, poggiandovi sopra le mani, e invocavano gli spiriti dei defunti. Dopo poco, lo spettacolo diventava agghiacciante: il tavolo cominciava ad inclinarsi, vibrare, e talvolta a ruotare su sé stesso, dando l’impressione di essere comandato da forze soprannaturali. Anche in questo caso, però, il movimento era generato dalla somma dei micromovimenti involontari e ideomotori dei presenti, fortemente suggestionati dall’atmosfera spettrale.

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Il disegno raffigura i partecipanti ad una seduta di "tavole rotanti" in un salotto francese del XIX secolo. Credit: Wikimedia commons

One Million Dollar Paranormal Challenge: il premio dedicato alla dimostrazione del paranormale.

Insomma, anche i fenomeni più misteriosi del mondo paranormale hanno una spiegazione scientifica, non meno affascinante delle ipotesi esoteriche o pseudoscientifiche. Fino al 2015, dimostrare il contrario era un’attività estremamente redditizia. Il prestigiatore James Randi aveva infatti messo a disposizione un premio di 1 milione di dollari (chiamato One Million Dollar Paranormal Challenge) destinato a chiunque fosse stato in grado di mostrare e produrre un qualsiasi fenomeno paranormale, purché in condizioni controllate scientificamente. Tuttavia, nonostante oltre 1 000 domande presentate in più di cinquant’anni, nessun candidato è mai riuscito a superare il test scientifico finale.

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Un candidato alla One Million Dollar Paranormal Challenge durante la dimostrazione di un presuntofenomeno paranormale. Credit: Wikimedia Commons
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