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5 Giugno 2025
7:00

Come fanno le Haenyeo di Jeju, le donne sub o sirene della Corea a immergersi senza ossigeno

Sull’isola di Jeju, in Corea del Sud, vive una comunità di donne subaquee professioniste chiamate Haenyeo che si immergono per ore senza bombole di ossigeno per pescare. Il loro corpo si è adattato a questa pratica estrema: il cuore rallenta durante l’apnea, permettendo di risparmiare ossigeno, e alcuni geni favoriscono una maggiore resistenza al freddo, evitando l’ipotermia.

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Come fanno le Haenyeo di Jeju, le donne sub o sirene della Corea a immergersi senza ossigeno
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Sull’isola di Jeju, nella parte meridionale della Corea del Sud, vive una comunità di donne subacquee davvero fuori dal comune: le Haenyeo, o “donne del mare”. Queste signore si immergono senza bombole anche fino a 20 metri di profondità per raccogliere molluschi, alghe e ricci di mare, anche per ore, e continuano a farlo anche in età avanzata e persino durante la gravidanza. Ma come fanno? È solo questione di allenamento o c’è qualcosa di più profondo? Un gruppo internazionale di ricercatori ha appena pubblicato uno studio su Cell, una delle riviste scientifiche più importanti al mondo, che ha portato a una scoperta sorprendente: la tradizione delle Haenyeo è anche una storia di evoluzione genetica. La maggior parte di queste "sirene" ha più di 80 anni e le loro immersioni durano circa 30 secondi fino ad arrivare a 2 minuti in apnea e si ripetono per 4 o 5 ore al giorno.

Durante immersioni simulate, le Haenyeo sono riuscite a far scendere il battito cardiaco in media di 18,8 battiti al minuto rispetto al battito a riposo, un dato molto più basso confrontato con quello elle donne non subacquee dell’isola, che registravano una diminuzione di circa 12,6 battiti. Questo rallentamento è fondamentale per risparmiare energia e ossigeno, allungando il tempo sott’acqua. Le Haenyeo sono il simbolo di un'antica tradizione che parte addirittura dal V secolo ma che oggi rischia di scomparire con le giovani generazioni che infatti hanno abbandonato questa fatica e pericolosa professione, attratte da opportunità lavorative più moderne e sicure.

Le donne pescatrici si sono adattate geneticamente a vivere in apnea: cosa dice lo studio

Un gruppo internazionale di scienziati ha studiato queste donne pescatrici per capire cosa succede nel loro corpo durante le immersioni in apnea, e soprattutto se ci fosse qualcosa di speciale nei loro geni. Sono stati analizzati i genomi di 30 Haenyeo, 30 donne dell’isola che non si immergono, e 31 coreani provenienti dalla terraferma, tutti con un’età media di 65 anni.

Da questa ricerca è emerso qualcosa di davvero sorprendente: le Haenyeo presentano due adattamenti genetici chiave. Il primo, uno “scudo” contro il freddo, che le aiuta a resistere alle acque gelide e le protegge dall’ipotermia — un vero e proprio superpotere naturale, visto che si immergono per ore, spesso con temperature proibitive. Il secondo riguarda la pressione sanguigna, in particolare una riduzione della pressione diastolica, che aiuta il cuore a lavorare in modo più efficiente durante l’apnea. Esiste un'altra popolazione al mondo con adattamenti simili: sono i cosiddetti “nomadi del mare”, gruppi di pescatori subacquei che vivono da millenni nelle isole dell’Oceano Pacifico.

Durante immersioni simulate in laboratorio, i battiti cardiaci delle Haenyeo rallentano drasticamente: in media, il loro cuore batte 18,8 volte al minuto in meno rispetto alla frequenza a riposo. Le donne che non si immergono sull’isola, invece, registrano un calo più modesto, di circa 12,6 battiti. Questo rallentamento è fondamentale: permette di risparmiare ossigeno e di prolungare il tempo sott’acqua, un vantaggio enorme quando ogni respiro conta.

Questi cambiamenti sembrano non essere solo una questione di geni ereditati, ma il frutto di un “allenamento genetico”. Come? Dopo generazioni di immersioni, il corpo delle Haenyeo si è adattato in modo quasi “programmato” a questa vita, allenando il cuore a rallentare ancora più velocemente. In uno dei casi studiati, una Haenyeo è riuscita a far calare il battito di ben 40 colpi… in meno di 15 secondi!

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Haenyeo nel 1958. Credits: Korea Open Government, via Wikimedia Commons

Origini e storia delle Haenyeo e perché rischiano di scomparire

Le prime tracce di questa tradizione risalgono addirittura al V secolo, quando le immersioni subacquee per raccogliere molluschi e alghe erano una pratica principalmente maschile. Fu però a partire dal XVII secolo che le donne di Jeju presero in mano la situazione, diventando le vere protagoniste di questo mestiere difficile. Nel XVIII secolo, le Haenyeo erano già la principale fonte di sostentamento per molte famiglie, superando di gran lunga gli uomini nelle capacità e nel numero. Questo ribaltamento dei ruoli era unico nel mondo e faceva delle donne il “motore” economico della comunità, mentre gli uomini si occupavano della casa e dei figli.

Durante il dominio giapponese, questa tradizione venne messa in crisi, ma anche trasformata: le donne poterono finalmente vendere direttamente il loro raccolto sul mercato, trasformando un’attività di sussistenza in un vero e proprio lavoro remunerativo. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, le Haenyeo continuarono a essere parte fondamentale dell’economia locale, incarnando un modello di indipendenza e forza.

Fino agli anni ’70, le Haenyeo si immergevano con semplici tute di cotone fatte in casa, senza protezioni termiche. Solo con l’arrivo delle mute in neoprene hanno potuto spingersi più in profondità e restare più a lungo sott’acqua. Ma questa modernizzazione portò anche nuovi rischi e problemi di salute, e la professione, sempre più dura e pericolosa, ha iniziato a perdere consensi tra le giovani generazioni.

Oggi, le Haenyeo sono considerate un patrimonio culturale immateriale dall’UNESCO, un simbolo di forza, tradizione e legame con la natura che però rischia di scomparire. Negli anni 60′ si contavano circa 26.000 "donne del mare" mentre oggi ne sono rimaste poco più di 4.000 e quasi tutte hanno più di 50 anni.

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