La guerra di Corea è stato uno dei momenti più caldi durante la Guerra Fredda: ebbe luogo dal 1950 al 1953, tra Corea del Nord e Corea del Sud, con l'intervento di alcune potenze estere, tra cui gli Stati Uniti, la Cina e l'Unione Sovietica. Quando le ostilità terminarono, le due parti non raggiunsero un accordo di pace e oggi Corea del Nord e Corea del Sud continuano a essere due Stati separati lungo il 38° parallelo. La loro divisione crea ancora oggi molte tensioni a livello internazionale, soprattutto da quando, nel 2006, la Corea del Nord si è dotata di armi nucleari. Vediamo in breve perché è scoppiata la guerra di Corea, come si è sviluppata e quali conseguenze ha avuto il suo esito.
Origini e cause della guerra
Le origini della guerra di Corea risalgono agli ultimi sviluppi della Seconda Guerra Mondiale. La penisola coreana era stata occupata dal Giappone nel 1910, ma nel 1945 fu liberata da Unione Sovietica e Stati Uniti. I sovietici invasero la penisola da nord e gli americani da sud, incontrandosi nei pressi del 38° parallelo.
I capi di Stato delle due potenze, Josif Stalin e Harry Truman, si accordarono per mantenere temporaneamente le due zone di occupazione, in attesa di riunificare il Paese. Il progetto era che la Corea diventasse neutrale ed equidistante dai due blocchi.
Tuttavia, l’inizio della Guerra Fredda rese impossibile la riunificazione e nel 1948 i due territori della penisola coreana dichiararono la propria sovranità, fondando di fatto due Stati. Al nord si installò un governo comunista guidato da Kim Il-Sung (nonno dell’attuale dittatore Kim Jong-Un), che aveva la sua capitale a Pyongyang; al sud si stabilì un governo legato agli Stati Uniti, con capitale Seul e guidato dal dittatore Syngman Rhee. USA e URSS ritirarono le loro truppe, ma i rapporti tra i due Stati coreani furono da subito molto tesi.
Nel 1949, inoltre, ebbero luogo due eventi che influenzarono profondamente la storia seguente: in Cina si verificò la rivoluzione comunista guidata da Mao Zedong e l’URSS sperimentò la sua prima bomba atomica, sottraendo agli Stati Uniti il monopolio delle armi nucleari. Kim Il-Sung pensò così che fosse il momento giusto per riunificare il Paese sotto il suo dominio.
L’inizio delle ostilità
Il 25 giugno 1950 Kim ordinò al suo esercito di invadere la Corea del Sud. Non è noto con certezza fino a che punto Mao e Stalin fossero stati coinvolti nella decisione e se l’avessero approvata. Sembra che Stalin fosse contrario, perché non voleva provocare gli americani, mentre Mao era deciso a sostenere Kim.
In poco tempo l’esercito di Kim conquistò Seul e quasi tutto il territorio nemico. Gli Stati Uniti decisero di reagire, perché temevano che il comunismo si rafforzasse troppo in Estremo Oriente e sotto l'egida dell'ONU attaccarono la penisola coreana insieme ad alcuni contingenti di altri Paesi. A guidare la forza alleata era il generale Douglas MacArthur, che era stato uno dei principali artefici della vittoria sul Giappone nella Seconda Guerra Mondiale, ma era anche un personaggio poco disponibile a rispettare i limiti del mandato dell’ONU e gli ordini del suo stesso presidente.
Sotto la guida di MacArthur, gli americani e i loro alleati ricacciarono i nordcoreani dalla Corea del Sud, superarono il 38° parallelo e occuparono quasi tutta la parte settentrionale del Paese.
L’intervento cinese e la rimozione di MacArthur
La sorte di Kim Il-Sung sembrava segnata, ma a salvarlo intervenne Mao. Nell’ottobre del 1950 l’esercitò cinese entrò in Corea e colse di sorpresa americani e sudcoreani. Nel complesso parteciparono alla guerra circa 300.000 soldati della Cina (formalmente volontari, ma di fatto reparti regolari dell’esercito). Molto più limitato, invece, fu l’aiuto prestato a Kim dall’Unione Sovietica, che si limitò a inviare consiglieri militari, armi e alcuni piloti. Di fronte all’offensiva cinese gli americani furono costretti a ritirarsi e ad abbandonare la stessa Seul, ma riuscirono a reagire e il 14 marzo 1951 riconquistarono la capitale. La linea del fronte si stabilizzò nei presi del 38° parallelo.
La situazione era molto tesa e gli sviluppi imprevedibili. MacArthur era intenzionato a estendere la guerra al territorio cinese, il che avrebbe rischiato di coinvolgere l’URSS.
Truman, che non sopportava il protagonismo del generale e non intendeva estendere il conflitto, decise di rimuoverlo dal comando e di sostituirlo con il più moderato generale Matthew Ridgway.
La stabilizzazione del fronte e l’armistizio
Dalla primavera del 1951 in poi il conflitto si trasformò in una snervante guerra di posizione: non vi furono grandi avanzate come quelle dei primi mesi, ma continui scontri nei pressi del 38° parallelo.
La guerra si stava rivelando molto dispendiosa in termini economici e di vite umane, infliggendo sofferenze atroci al popolo coreano. Sin dal 1951 le due parti avviarono trattative per giungere a un armistizio, ma i colloqui furono interrotti più volte e bisognò attendere il 27 luglio 1953 perché un accordo fosse finalmente raggiunto.
Nella cittadina di Panmujeon, situata presso il confine, i due contendenti si accordarono per cessare le ostilità e rispettare una linea di confine che correva nei pressi del 38° parallelo. La guerra di Corea era finalmente terminata, ma l’armistizio non era un vero e proprio accordo di pace e non prevedeva che si stabilissero normali relazioni diplomatiche tra le due Coree. Da allora, però, il confine non è stato più modificato.
I costi umani del conflitto
La guerra fu particolarmente cruenta. I sudcoreani, gli americani e i loro alleati persero circa 200.000 uomini tra morti e dispersi, insieme a centinaia di migliaia di feriti; nordcoreani e cinesi subirono perdite tra 400.000 e 1.000.000 di uomini. Ma le conseguenze più dure le pagarono i civili: il numero esatto di morti non è noto, ma si stima che circa 2.500.000 coreani del Nord e del Sud persero la vita a causa del conflitto.
Inoltre, da entrambe le parti furono commessi efferati crimini di guerra. Uno dei più gravi fu il massacro dei militanti e simpatizzanti comunisti, uccisi dalla Corea del Sud nell’estate del 1950. Le stime oscillano tra 60.000 e 200.000 vittime.
Le conseguenze della Guerra di Corea
Dopo la guerra, in Corea del Nord si è consolidata una dittatura totalitaria, guidata della famiglia Kim. A Kim Il-Sung, morto nel 1994, sono succeduti il figlio Kim Jong-Il fino al 2011 e a questi l’attuale dittatore, Kim Jong-Un. Il totalitarismo nordcoreano si basa non tanto sul socialismo, quanto sulla filosofia della Juche, che prevede una forte militarizzazione della società, un uso delle risorse economiche nazionali e, di fatto, una sorta di isolamento dal resto del mondo.
La Corea del Sud si è legata agli Stati Uniti ed è stata governata da militari e dittatori per molti anni. Negli ultimi decenni, però, nel Paese si è fatto strada un sistema liberale e si è sviluppata una vivace economia, specializzata soprattutto in prodotti tecnologici.
Nel corso degli anni i rapporti tra le due Coree hanno registrato fasi di forte tensione, ma anche momenti di distensione, che hanno consentito la firma di accordi di cooperazione e persino la formazione di squadre unificate per partecipare a eventi sportivi. L’idea della riunificazione non è mai stata abbandonata, ma oggi la sua realizzazione appare molto lontana.