L'immersione in apnea (o freediving) è uno sport all'apparenza estremo: calarsi o nuotare il più in profondità possibile sott'acqua trattenendo il respiro, per poi risalire. È una disciplina con l'ambizione di diventare una competizione olimpica, praticata da campioni di altissimo livello e che ottengono record assolutamente irraggiungibili per dei normali esseri umani. Antonio Mogavero, apneista 4 volte bronzo mondiale e detentore del record italiano nella specialità a rana con 79 m di profondità, è venuto a trovarci per spiegarci le tecniche necessarie per praticare questo sport.
Le specialità dell'immersione in apnea in assetto costante
Esistono tante diverse specialità di immersione in apnea. Per quanto riguarda l'immersione in apnea in assetto costante (l'atleta sale e scende con le proprie forze, senza l'ausilio di zavorre o palloni pieni d'aria) se ne riconoscono 4 principali. In tutte e 4 l'atleta è legato con un cordino di sicurezza a un cavo che gli indica il percorso da seguire e, nel caso dovesse perdere i sensi, può essere recuperato fino alla superficie.
- Free immersion: l'apneista scende e risale aggrappandosi al cavo.
- A rana: l'apneista scende e risale a corpo libero senza toccare il cavo e nuotando a rana.
- Monopinna: l'apneista scende e risale nuotando con l'ausilio di una monopinna (come fosse un delfino o un tritone) e senza toccare il cavo.
- Doppia pinna: l'apneista scende e risale nuotando con l'ausilio di due pinne e senza toccare il cavo.
Le fasi dell'immersione in apnea
Per semplificare l'immersione in apnea a grande profondità, abbiamo provato a schematizzarla, prendendo come riferimento la specialità a rana e suddividendola in 7 fasi.
- Fase di respirazione: è una fase fondamentale di preparazione alla discesa che dura circa 3 minuti; l'apneista si avvale di particolari tecniche di rilassamento e respirazione (come la respirazione glossofaringea) per incamerare la maggior quantità possibile di ossigeno, abbassare il ritmo del battito cardiaco e concentrasi al meglio prima di immergersi.
- Fase di discesa: è una fase faticosa perché l'apneista deve vincere la resistenza dell'acqua alla sua immersione. L'atleta, inoltre, deve essere molto concentrato sul processo di compensazione, cioè deve eguagliare la pressione interna delle parti aeree del corpo con la pressione esterna dell'acqua che spinge sulle sue orecchie. Per fare questo è aiutato da un tappanaso e deve soffiare l'aria all'interno delle orecchie.
- Fase di caduta libera: da un certo punto in avanti (intorno ai 35-40 metri di profondità), vinta la resistenza dell'acqua e avendo ormai i polmoni compressi, l'apneista ha un corpo così "denso" da poter smettere di muoversi e sprofonda senza sforzo. In questa fase la gabbia toracica è schiacciata e il diaframma è completamente rientrato.
- Fase di presa del tag: giunto alla profondità che si era prefissato di raggiungere prima dell'inizio della gara, l'apneista trova un anello dove sono attaccati numerosi tag (dei piccoli tagliandini) ed è tenuto a strapparne uno e a portarlo con sé in superficie per dimostrare ai giudici di gara di essere arrivato in fondo al percorso stabilito.
- Fase di risalita: l'apneista inverte la rotta e deve risalire, vincendo la stessa forza che nella fase di caduta libera l'ha trascinato verso il fondo. È un momento molto faticoso perché l'ossigeno a disposizione dell'atleta è sempre meno e la "fame d'aria" (cioè la voglia di respirare) è sempre più forte. Durante questa fase aumenta la concentrazione di anidride carbonica negli alveoli e nel sangue (ipercapnia). Oltre una certa soglia questo determina delle contrazioni involontarie del diaframma.
- Fase di safety check: l'apneista raggiunge una squadra di safety diver distribuiti dai 40 ai 20 m circa di profondità, pronti a intervenire e ad aiutare l'atleta in caso di difficoltà nella cosiddetta "red zone", corrispondente al momento di massima fatica e ipossia (carenza di ossigeno) della gara.
- Fase di riemersione: l'apneista raggiunge la superficie dell'acqua, mostra il tag e termina la gara.