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L’idea di “movimento sociale” è istintivamente associata alle proteste di cui leggiamo sui giornali o vediamo in televisione, ma l’associazione tra movimento sociale ed espressione del malcontento non è così automatica. Nonostante l’esistenza della “Primavera araba” e altri movimenti in alcuni paesi in via di sviluppo, la maggior parte dei movimenti sociali li troviamo all’interno dei paesi democratici: movimenti per i diritti civili, movimenti ecologisti, movimenti femministi, movimenti No-Global.
Cosa si intende per “movimenti sociali”?
I movimenti sociali sono forme di aggregazione con scopi sociali, tipicamente preservare o contrastare fenomeni che hanno implicazioni sociali. Generalmente vediamo nascere movimenti di persone a seguito di:
- Cambiamenti nella cultura: se guardiamo agli esempi storici, alcuni dei movimenti sociali più significativi hanno riguardato il rifiuto dei valori religiosi tradizionali o l’educazione
- Ingiustizie sociali: il sentimento di ingiustizia e la percezione della disuguaglianza sono degli importanti catalizzatori dei movimenti sociali
In questi casi, vediamo tante persone contemporaneamente sottoposte a un medesimo stimolo reagire ad esso in maniera simile: siamo di fronte a un comportamento collettivo. Nei comportamenti collettivi rientrano infatti: le folle, le mode, il panico, i boom speculativi e, infine, i movimenti sociali.
Questi ultimi, nascono dalla combinazione di più elementi:
- L’identità collettiva: la definizione che gli attori sociali (appartenenti al movimento) danno di sé stessi
- L’opposizione: la definizione di un avversario, diverso da sé
- L’agire insieme come progetto volontario
- Natura temporanea: i movimenti sono per loro definizione temporanei. Attraversano diverse fasi fino alla propria dissoluzione (o perché sono riusciti a raggiungere i propri obiettivi o perché tenderanno a scomparire rinunciando a perseguirli).
- Orientamento al cambiamento sociale: l’azione di questi movimenti si incentra intorno a una causa da far valere, che può riguardare sia il desiderio di cambiare profondamente alcuni aspetti della società, sia resistere a certi cambiamenti in atto.
- Esistenza di un’ideologia, che funga da “collante” e che non faccia dissolvere il gruppo dopo una sola manifestazione di protesta
- Organizzazione, anche informale: abbiamo leader, seguaci, e tanti altri ruoli
Cosa spinge ad aderire a un movimento sociale?
Perché dedicare tempo, energie, denaro quando potremmo ugualmente beneficiare degli esiti delle azioni dei movimenti senza dover sopportarne i costi?
L’impasse è superato dal fatto che gli attori collettivi che richiedono la partecipazione elaborano un insieme di “incentivi selettivi”, cioè di vantaggi e benefici di cui può godere solo chi concretamente è coinvolto nell'azione collettiva. Sono dunque questi tipi di stimoli, fruibili in maniera individuale ad allettare i singoli individui e a convincerli a partecipare.

Si può quindi aderire a un movimento per svariati motivi: per una predisposizione all'impegno civile, per ottenere vantaggi individuali di natura materiale, per sentirsi parte di un gruppo, per non incorrere nella disapprovazione di persone o gruppi di riferimento etc.
Dal momento che i movimenti sociali tracciano una linea di confine tra un vecchio sistema sociale, ritenuto ormai superato, e un nuovo mondo ancora tutto da costruire, possono essere considerati uno dei modi di offrire certezze di valore in periodi di incertezza. Tuttavia, non bisogna credere che i militanti dei movimenti sociali siano necessariamente “dei reietti” o “degli esclusi” dalla società.
Movimenti sociali di oggi
Il movimento sociale tende ad essere per primo il luogo in cui si anticipano e si vivono i nuovi valori e cambiamenti che si intendono realizzare nell’intera società. Semplificando, si potrebbe dire che i movimenti sociali sono delle “controsocietà”.
I movimenti sociali odierni, sono contestazioni che non mirano tanto a creare un nuovo tipo di società come una volta, quanto a
“cambiare la vita”, a difendere i diritti dell’uomo, sia il diritto alla vita per coloro su cui grava la minaccia della fame e dello sterminio sia il diritto alla libera espressione o alla libera scelta di uno stile e di una storia di vita personali”

Le contestazioni più vive oggi rovesciano gli obiettivi che erano solitamente perseguiti: da temi economici (pensiamo al movimento operaio degli anni ’60) si è passati a temi personali e morali.
Per esempio mentre nei vecchi movimenti la spinta era verso il riconoscimento di condizioni di uguaglianza, oggi l'accento è posto sulla valorizzazione delle diversità.
