
Negli ultimi tempi, sui social è diventato virale il caso di un gioielliere capace di riconoscere l’oro semplicemente annusandolo. Ma c’è davvero una base scientifica dietro questa affermazione? La risposta è sì: è tutta una questione di chimica. In breve: se l'oggetto preso in considerazione puzza di "metallo" (poi capiremo quali molecole odorose ci sono dietro), non è oro. Se invece non emana questi odori, con buona probabilità è formato d'oro. Ad ogni modo questo è solo un metodo qualitativo. Per avere la certezza servono ulteriori test chimico-fisici che approfondiamo in questo video-articolo.
Perché se tocchiamo un oggetto di metallo, puzza di "metallo"
Se hai mai toccato delle monete di rame, delle chiavi o qualsiasi oggetto in ferro, avrai notato che le mani restano con un caratteristico odore di “metallo”. Ma cosa succede a livello chimico? In realtà, il nostro naso non percepisce il metallo stesso: non ci sono atomi di metallo che evaporano ed entrano nel naso. Quello che succede è che i grassi della pelle reagiscono con con il ferro o il rame trasformandosi in molecole odorose. Tra queste, la principale responsabile dell’odore metallico è la 1-otten-3-one, una molecola derivata dalla degradazione riduttiva dei perossidi lipidici. In fondo all'articolo trovare lo studio.

Perché l’oro non ha odore e non “puzza”
L’oro è un metallo nobile, il che significa che è estremamente stabile e non reagisce facilmente con l’ambiente circostante. A differenza del ferro o del rame, l’oro non interagisce con i grassi della pelle per formare molecole odorose. In parole semplici: l’oro non puzza di metallo.
Quindi, se un gioiello emana un odore metallico quando lo si sfrega tra le mani, è molto probabile che contenga metalli meno nobili come ferro, rame o zinco. Se invece è inodore, potrebbe effettivamente trattarsi di oro autentico.
I metodi utilizzati per riconoscere l'oro
Ovviamente, annusare l’oro è solo un primo test qualitativo. Per una verifica più approfondita esistono altre tecniche scientifiche:
- Test con acido nitrico: l’oro non si scioglie nell’acido nitrico, mentre i metalli meno nobili sì. Nel video approfondiamo la composizione chimica delle diverse miscele utilizzate per fare i test.
- Pistola a raggi X (XRF): questo strumento, chiamato anche analizzatore XRF portatile, analizza la fluorescenza emessa dai metalli per determinarne la composizione.
- Metodo della calamita: se un oggetto viene attratto, non è formato d'oro. Questo perché l'oro non è un materiale ferromagnetico e quindi non viene attratto.

Ricordiamo ad ogni modo che spesso i gioielli presentano una piccola incisione che indica la purezza dell'oro. Ad esempio se c'è la scritta 750, significa che è oro 18 carati. Ecco una tabella indicativa delle carature più comuni, con la relativa percentuale di oro (arrotondata) e il corrispondente titolo in millesimi:
- 24 carati (24k): ~99,9% oro puro (999/1000)
- 22 carati (22k): ~91,6% oro puro (916/1000)
- 21 carati (21k): ~87,5% oro puro (875/1000)
- 18 carati (18k): 75% oro puro (750/1000)
- 14 carati (14k): 58,5% oro puro (585/1000)
- 10 carati (10k): 41,7% oro puro (417/1000)
- 9 carati (9k): 37,5% oro puro (375/1000)