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24 Giugno 2025
18:30

Come si è svolto l’attacco USA contro i bunker nucleari dell’Iran: B2-spirit, bombe MOP e risultati

Gli Stati Uniti hanno colpito i siti nucleari iraniani di Natanz e Fordow con 14 bombe anti-bunker GBU-57A/B nell’operazione “Midnight Hammer”, supportati da missili da crociera su Isfahan. I danni sono confermati ma l’efficacia resta incerta.

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Come si è svolto l’attacco USA contro i bunker nucleari dell’Iran: B2-spirit, bombe MOP e risultati
clean b2 iran

Lo scontro in Iran è in continua evoluzione e proprio pochi giorni fa gli Stati Uniti hanno sganciato 14 bombe anti-bunker su due siti chiave del programma nucleare iraniano attraverso l’operazione Midnight Hammer, cioè martello di mezzanotte. I due siti attaccati con queste bombe sono quelli di Natanz e Fordow, dove l’uranio viene arricchito. Entrambi questi siti sono localizzati in profondità ma, mentre quello di Natanz si trova a una ventina di metri dalla superficie, quello di Fordow è ad almeno 70-80 metri di profondità e quindi è molto complicato da eliminare con armi tradizionali. Proprio per questo motivo sono intervenuti gli Stati Uniti a supporto di Israele con le loro bombe anti-bunker GBU-57A/B MOP, sganciandone “solo” 2 su Natanz e ben 12 su Fordow. All’interno della missione sono stati anche lanciati 30 missili da crociera dal sommergibile statunitense Georgia al sito di Isfahan, che è dove si lavora l’uranio grezzo.

Donald Trump ha annunciato un cessate il fuoco di 24 ore nella guerra tra Israele e Iran, anche se secondo Israele potrebbe essere stato violato (ma Teheran smentisce).

Le caratteristiche delle bombe anti-bunker

La bomba utilizzata in questo attacco è la GBU-57A/B MOP. Si tratta di un ordigno guidato, lungo 6,2 metri e dal peso di circa 14 tonnellate, delle quali oltre quattro e mezzo solo di esplosivo. La particolarità di quest’arma è la sua grandissima capacità penetrante. Considerate si ritiene possa penetrare fino a 60 metri di terreno oppure 18 di calcestruzzo armato, che sono dei valori assolutamente fuori scala per qualunque altra arma. Questo come è possibile?
Tutto nasce dalla combinazione di 3 fattori:

  • viene sganciata a quote elevate, solitamente 12 km, e quindi acquisisce molta velocità;
  • ha una massa veramente importante, e quindi riesce a colpire il suolo con una grandissima energia cinetica, che gli permette di penetrare in profondità;
  • è rivestita di una particolare lega di acciaio detta Englin ES-1 che è molto resistente e permette all’arma di non danneggiarsi durante la perforazione del terreno.

Così facendo la bomba MOP può raggiungere anche strutture poste a decine di metri di profondità, detonando solo quando è stata raggiunta la profondità prevista e massimizzando i danni. Ovviamente i numeri che presentati non sono altro che stime, visto che al momento le esatte specifiche tecniche dell’arma non sono pubbliche. Anche se si tratta di stime, comunque ci aiutano ad avere un’idea un po’ più chiara della sua potenza e soprattutto della sua utilità sul campo di battaglia.
Si tratta di una bomba enorme, così imponente che ad oggi esiste un solo mezzo in grado di trasportarla, cioè il bombardiere B-2 Spirit.

Le caratteristiche del B-2 Spirit

Dal punto di vista tecnico il Northrop Grumman B-2 Spirit è un bombardiere strategico che misura 21 metri di lunghezza per 5 di altezza e 52 di apertura alare. Può viaggiare a una velocità di 972 km/h e ha un’autonomia di 11.600 km senza compiere rifornimento – anche se, volendo, può comunque fare rifornimento in volo. Inoltre può trasportare fino a 22 tonnellate di carico bellico fino a 15.000 metri di quota.

Ciò che lo rende unico non è solo la sua capacità di trasportare ben due bombe anti-bunker alla volta, ma soprattutto quella di essere invisibile alla maggior parte delle difese nemiche, grazie ad avanzati sistemi stealth che incorporano sia materiali difficili da individuare coi radar sia una particolare forma che elude i sistemi difensivi. Infatti è pensato precisamente per poter arrivare in un territorio ostile anche dall’altra parte del mondo, raggiungere il proprio obiettivo senza essere individuato dai radar nemici, rilasciare il carico di bombe e fuggire prima che il nemico abbia tempo per reagire all’attacco. Da questo punto di vista, il B2 è un mix quasi perfetto di invisibilità, velocità di volo e capacità di trasporto.

Ma come fa il B-2 a eludere i radar? Dopotutto è un bestione largo quanto mezzo campo da calcio che può pesare fino a 170 tonnellate.

Il primo motivo sta nel rivestimento applicato a tutta la sua struttura esterna, che è composto di un materiale altamente top secret in grado di assorbire quasi completamente le onde radio emesse dai radar. Se queste non vengono riflesse, infatti, il velivolo non può essere rilevato. Il B-2 è quasi invisibile anche per il suo design, pensato per lasciare meno traccia possibile del suo passaggio. A vederlo dall’alto sembra quasi un’unica ala: senza fusoliera né coda né turbine in vista, e con il profilo ispirato a quello di un falco in picchiata, l’aerodinamica è tale da spostare meno aria possibile al suo passaggio, anche ad alta velocità.

Questo design comporta una notevole instabilità durante il volo che però è compensata da un sistema molto complesso di computer che correggono in tempo reale l’orientamento dell’aereo. Anche i motori sono ingegnosamente nascosti all’interno della struttura alare e sono realizzati in modo da minimizzare la formazione di vortici d’aria ed emissioni. Tutto questo rende il B2 Spirit lo stato dell’arte della tecnologia stealth aerea: pensate che nonostante la mole di questo bombardiere, l’area efficace offerta a un radar è di appena 0,01 metri quadrati, più o meno quella di un volatile! Cioè questo significa che questo aereo viene letto dai radar come se fosse un uccello!

Ad ogni modo, tutto considerato, non dovrebbe stupirci che il costo di ciascuna unità ad oggi sia stimato essere di circa 2 miliardi di euro ciascuno – e ciò include anche della complessa e costante manutenzione di questi velivoli – tutti di proprietà degli Stati Uniti.

Lo svolgimento dell’operazione Midnight hammer

Scendendo un po’ più nel caso odierno dell’Iran, inizialmente si pensava che i sette B2 coinvolti fossero partiti dalla base Diego Garcia, nell’Oceano Indiano, ma pare farsi forza l’ipotesi che siano decollati dalla Whiteman Air Force Base negli Stati Uniti, facendo quindi rifornimento in volo. Anche se su questo punto probabilmente avremo informazioni più dettagliate tra qualche giorno.

Gli obiettivi da colpire, come detto in precedenza, erano principalmente i due siti di arricchimento, Natanz e Fordow. Una volta raggiunti gli obiettivi i B2 hanno sganciato le bombe che, in pochi istanti, hanno colpito con estrema precisione i rispettivi bersagli. La scelta di sganciare ben 12 bombe su Fordow e solo 2 su Natanz è stata presa in virtù del fatto che il sito di Fordow si trova molto in profondità ed è molto esteso, quindi per sperare di fare una quantità sufficiente di danni è necessario utilizzare molti di questi dispositivi. E considerate che al momento gli stati uniti – almeno stando ai dati che abbiamo a disposizione – ne hanno solo 20 di queste armi. E di queste 20 ben 14 sono state utilizzate in una sola notte.

Quindi a questo punto la domanda che sorge spontanea è: quanti danni sono stati effettivamente causati alle strutture nucleari in Iran durante questo attacco?

Quanto è stato danneggiato il programma nucleare dell’Iran: i risultati dell’operazione

Sul social Truth, il presidente Trump ha scritto che tutti i siti nucleari in Iran hanno subito danni “monumentali” e il Dipartimento della Difesa ha dichiarato su X che si è trattato di un successo.

Di parere molto più cauto è la IAEA cioè dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. Come riportato da un loro comunicato stampa ufficiale pubblicato il 22 giugno, ci sono stati danni su tutti e due i siti colpiti, anche se quello più danneggiato è quello di Natanz, che a sua volta era già quello più danneggiato durante i precedenti bombardamenti israeliani. Discorso diverso invece per Fordow. L’utilizzo delle bombe MOP, almeno in teoria, avrebbe dovuto essere risolutivo, ma in realtà al momento nemmeno la IAEA non ha avuto la possibilità di confermare con esattezza se e quanto le bombe anti-bunker siano state in grado di penetrare e di danneggiare l’impianto.

Questa incertezza è legata al fatto che l’impianto è molto esteso e non solo non sappiamo con precisione a quanti metri di profondità sia localizzato, ma non sappiamo nemmeno quali barriere siano presenti attorno ai tunnel – e di conseguenza è complicato stimare l’efficacia di ciascuna arma, almeno per il momento. Anche perché le MOP sono bombe che penetrano nel sottosuolo e i danni li fanno in profondità, quindi in superficie non è che lascino segni particolarmente evidenti, se non i fori dai quali sono entrati nel terreno. Quindi anche vedendo le foto satellitari non è così semplice valutare l’effettiva quantità di danni prodotti.

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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