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19 Gennaio 2025
15:00

Come si riduce l’impatto ambientale dei forni crematori: le norme e i limiti

L'impatto ambientale dei forni crematori si ha soprattutto sull'aria per via delle emissioni di polveri, CO, SOx, NOx e metalli pesanti, ridotte con sistemi di abbattimento dei fumi. Il problema è che in Italia manca una legge nazionale unitaria, lasciando quindi spazio a miglioramenti per una gestione ancora migliore di questi impianti.

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Come si riduce l’impatto ambientale dei forni crematori: le norme e i limiti
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Negli ultimi anni si parla sempre più spesso del possibile impatto ambientale legato ai forni crematori: nonostante la cremazione sia considerata una pratica sempre più diffusa e culturalmente accettata, soprattutto per la riduzione degli spazi cimiteriali, le sue implicazioni ecologiche meritano un'analisi più approfondita. Ad oggi infatti in Italia non esiste una legge unitaria a livello nazionale che regoli le loro emissioni e per questo motivo la scelta dei limiti è affidata alle singole regioni e/o province.

L'impatto ambientale dei forni crematori: l'inquinamento

Per prima cosa è necessario capire quali inquinanti vengono prodotti durante il processo di cremazione di un corpo. Parliamo ad esempio di polveri, monossido di carbonio, zolfo, composti organici volatili, NOx e metalli pesanti. Per evitare che tutto ciò venga disperso in atmosfera vengono installati dei sistemi di abbattimento dei fumi: così facendo ogni impianto può rientrare nei limiti previsti dall'Autorizzazione Unica Ambientale.

Come si riduce l'impatto ambientale dei forni crematori

A questo va aggiunto un ulteriore dettaglio, cioè che questi sistemi funzionano in maniera ottimale se la temperatura di un forno è pressoché costante: per soddisfare tale condizione spesso è preferibile lavorare in serie, per esempio mentre in una camera si procede alla cremazione del corpo, in un'altra avviane il processo di essiccazione. Questo permette di mantenere in ciascuna una temperatura pressoché costante, migliorando l'efficienza dei forni stessi.

Allo stesso tempo, come anticipato, è bene segnalare come non esista una norma unica a livello nazionale per il monitoraggio delle emissioni e per la gestione degli impianti: proprio per questo l'ISDE (Associazione italiana medici per l'ambiente) ha recentemente rilasciato un position paper nel quale vengono esposti dubbi e spunti di miglioramento in questo settore.

Dove vengono costruiti i forni crematori

Dopo aver visto quali sono le emissioni di questi impianti, vale la pena spendere due parole per capire dove possono essere realizzati.
Secondo l'articolo 78 del DPR 285/1990 i forni crematori devono essere realizzati all'interno dei recinti dei cimiteri e ciascun progetto accompagnato da una relazione di tipo ambientale e tecnico-sanitaria. Allo stesso tempo i cimiteri in base all’art. 338 del Regio Decreto 1265/1934 devono essere distanti almeno 200 metri dai centri abitati – esclusi i cimiteri di urne.
Tutto questo per dire che i forni crematori, quindi, non possono essere realizzati a ridosso di abitazioni ma devono esserci almeno 200 metri di distanza.

Come ricorda anche il Sistema Nazionale per la Protezione dell'Ambiente, la gestione dei forni spetta ai Comuni – il cui compito è approvarne il progetto di costruzione e controllare che vengano gestiti in modo regolare. Le Regioni invece hanno il compito di elaborare i cosiddetti "piani regionali di coordinamento" per gestire la realizzazione dei forni, calibrando correttamente il loro numero in base alla popolazione, all'indice di mortalità e ad altri parametri demografici.

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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