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19 Dicembre 2022
15:08

Rigassificatori: cosa sono, a cosa servono, come funzionano e che impatto ambientale hanno

Le navi rigassificatrici sono impianti che permettono di rendere nuovamente gassoso il GNL. In questo articolo spieghiamo come funziona il processo di rigassificazione e qual è l’impatto ambientale delle FSRU.

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Rigassificatori: cosa sono, a cosa servono, come funzionano e che impatto ambientale hanno
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Recentemente si sente parlare sempre più spesso di navi rigassificatrici o FSRU (Floating Storage and Regasification Units). Si tratta di rigassificatori galleggianti, cioè impianti mobili che permettono di trasformare il GNL (Gas Naturale Liquefatto) dallo stato liquido (utilizzato principalmente per agevolarne il trasporto su nave) a quello gassoso (trasportato attraverso i gasdotti), permettendone poi il trasporto attraverso la rete nazionale.

A causa della crisi in Ucraina e la conseguente riduzione di importazione di gas naturale dalla Russia, l’interesse verso il GNL e quindi agli impianti di rigassificazione è aumentato; l'Italia infatti, attraverso Snam, ha acquistato due navi rigassificatrici. Ma come funzionano esattamente le FSRU? Quali sono i rischi ambientali? Quanti sono i rigassificatori in Italia e dove si trovano?

Come funziona il processo di rigassificazione?

Il processo di rigassificazione può essere eseguito in impianti fissi realizzati sulla terraferma, offshore oppure a bordo di imbarcazioni (quindi mobili) dette, appunto, navi rigassificatrici. Dal punto di vista fisico la rigassificazione del GNL consiste nel passaggio dallo stato liquido allo stato gassoso tramite la variazione della temperatura; la pressione infatti, rimane costante, a 1 atm (pressione ambiente)

Più nello specifico, prima di avviare il processo di rigassificazione il GNL viene stoccato all'interno di appositi serbatoi in corrispondenza dei terminali di rigassificazione, mantenendolo a una temperatura di -162°C e a pressione ambiente. Il processo di rigassificazione vero e proprio viene effettuato grazie a uno scambiatore di calore. Come suggerisce il nome, questa struttura permette di scambiare calore tra due fluidi – in questo caso GNL e acqua di mare. Ma come funziona esattamente?

Negli impianti di rigassificazione il GNL viene fatto fluire all'interno di una serpentina che, a sua volta, è immersa in una vasca di acqua marina a temperatura ambiente. La differenza di temperatura tra i due fluidi è sufficientemente grande da riscaldare il GNL al punto da farlo ritornare gassoso e, quindi, renderlo pronto per essere immesso nella rete di distribuzione nazionale. In realtà il riscaldamento del GNL corrisponde a un leggero raffreddamento dell'acqua marina che, per questo motivo, viene continuamente cambiata.

Attenzione: i due fluidi non entrano mai in contatto diretto perché sono separati dalla parete della serpentina.

Le navi rigassificatrici

I rigassificatori vengono riforniti di GNL dalle navi metaniere che, accostandosi a queste imbarcazioni, ne riempiono i serbatoi tramite appositi braccetti che ne trasferiscono il metano liquefatto a una temperatura di circa -160°C. Dopo essere stato caricato a bordo, il GNL viene stoccato in attesa del processo di rigassificazione, il quale, come visto in precedenza, viene eseguito grazie a uno scambiatore di calore.

Una volta riportato il metano allo stato gassoso, questo viene immesso nella rete di distribuzione nazionale. Al momento esistono 48 navi rigassificatrici al mondo e, di queste, 25 hanno una capacità di stoccaggio compresa tra i 160 e i 180 mila metri cubi.

Quanti sono i rigassificatori in Italia?

In Italia negli ultimi mesi si sente parlare sempre più spesso di rigassificatori, spesso con diverse critiche in merito. La verità, però, è che usiamo questi impianti da circa 50 anni: vediamo assieme qualche dato.

Attualmente il nostro Paese dispone di tre impianti di rigassificazione:

  • Panigaglia (SP), attivo dagli anni ‘70;
  • Cavarzere (vicino a Rovigo), attivo dal 2009;
  • Livorno (sul Mar Tirreno), attivo dal 2013.

Di questi, l'impianto di Panigaglia è on-shore (capacità annuale massima di rigassificazione pari a 3,5 miliardi di m3), quello di Rovigo off-shore (capacità annua 8 miliardi di m3) mentre quello di Livorno è affidato a un rigassificatore galleggiante, l'Fsru Toscana (capacità annua 3,75 miliardi di m3).

Come si può vedere anche dal grafico sottostante, la quantità di GNL importata da questi tre terminali è in costante crescita – se si esclude il picco negativo del 2020 legato alla pandemia. Tra i tre, quello con il contributo nettamente maggiore è quello di Rovigo, seguito a distanza dagli impianti di Panigaglia e Livorno. 

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Oltre a questi tre terminali già attivi, l'Italia si è dotata di altre due Fsru: la prima è la Golar Tundra. Questa nave ha una capacità di stoccaggio pari a circa 170 mila metri cubi, può operare anche come metaniera ed è in grado di rigassificare ogni anno fino a circa 5 miliardi di metri cubi di gas naturale. Attualmente la Golar Tundra si trova in cantiere a Singapore per essere adeguata ad operare nel porto di Piombino dove si prevede essere operativa nel mese di maggio del 2023.

La seconda nave rigassificatrice è la BW Singapore, acquistata da Snam a inizio luglio 2022. Le caratteristiche sono pressappoco le stesse della Golar Tundra – cioè 170 mila metri cubi di stoccaggio e fino a 5 miliardi di metri cubi di rigassificazione ogni anno – ma, a differenza della precedente imbarcazione, questa sarà ubicata in prossimità di Ravenna e inizierà la propria attività nel secondo semestre del 2024.

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L’impatto ambientale della rigassificazione

Tra le principali preoccupazioni in merito alle navi rigassificatrici troviamo quelle relative all’inquinamento. Andiamo a chiarire i vari dubbi in merito, analizzando gli scarichi idrici, le emissioni e il rumore.

Scarichi idrici

Durante il processo di rigassificazione l’acqua di mare tende a raffreddarsi sempre di più. Per evitare che ciò accada questa viene continuamente fatta ricircolare e reimmessa in mare – non prima però di essere sottoposta a numerosi controlli. Ma di che controlli parliamo?

Innanzitutto viene monitorata la sua temperatura per evitare che sia troppo fredda rispetto alla temperatura del mare: la differenza tra quest’acqua e quella in uscita dalla FSRU non deve superare i 7°C (come riportato nello Studio Ambientale, Introduzione REL-AMB-E-09001).

In secondo luogo viene sempre misurata la quantità di cloro presente.

Sì, perché all’interno dell’acqua marina usata nelle vasche viene inserito dell’ipoclorito di sodio (NaClO) per evitare che al suo interno crescano alghe. Quest’acqua rilasciata in mare ha dei valori di cloro libero più bassi rispetto a quelli previsti dalla normativa, cioè 0,2 mg/l (Rif. Allegato 5 alla parte III del D.Lgs. 152/2006 e s.m.i.).

Lo scarico idrico da parte dei rigassificatori, comunque, interessa solo il perimetro portuale e non va ad intaccare le aree marine esterne, né per quanto riguarda la temperatura né per la concentrazione di cloro.

Emissioni in atmosfera

Le principali emissioni sono quelle legate ai fumi di scarico delle caldaie, alimentate a loro volta da gas naturale. Per limitare il loro potenziale impatto ambientale, sono sempre presenti dei sistemi di monitoraggio delle emissioni che tengono conto di numerosi inquinanti e gas serra come NOx, CO, CO2 e PM.

Rumore

Un ultimo aspetto che potrebbe preoccupare è il rumore: in realtà si tratta di navi i cui propulsori sono spenti, di conseguenza il loro impatto acustico è nettamente inferiore a quello di qualsiasi altra imbarcazione che transita nel porto. Anche in questo caso è comunque attivo un monitoraggio continuo del rumore sottomarino.

Perché usare un rigassificatore galleggiante?

A questo punto la domanda potrebbe sorgere spontanea. Non si potrebbe usare un impianto costruito sulla terraferma, ad esempio? Certo, si potrebbe, ma non converrebbe farlo per 3 semplici motivi:

  • la nave ha un prezzo inferiore di un impianto fisso;
  • la nave permette di ridurre i tempi di installazione – visto che è già “pronta all’uso”;
  • la nave può essere facilmente spostata, se necessario.
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