Gli Appennini sono una catena montuosa che percorre la penisola italiana da nord a sud. Costituiscono la “spina dorsale” d’Italia e la loro formazione è iniziata all'incirca tra 30 e 10 milioni di anni fa grazie a una serie di fenomeni geologici che sono comunemente chiamati orogenesi. Questo processo può avvenire quando due placche tettoniche si scontrano. Quando questo accade, entrambe spingono con forza l’una contro l’altra e fanno comprimere, impilare e infine sollevare il materiale che costituirà poi le montagne. Vediamo nel dettaglio quali sono le fasi dell’orogenesi appenninica e quali placche si sono scontrate tra loro per dar vita alla catena montuosa.
Il processo di formazione degli Appennini
Partiamo anzitutto dalla descrizione del processo geologico di formazione degli Appennini, suddividendolo in tre fasi principali.
Fase 1 – Le premesse
La formazione degli Appennini è una conseguenza dei fenomeni che sono seguiti all’orogenesi alpina. Le Alpi si sono formate grazie alla chiusura della Tetide, ovvero di un oceano che 130 milioni di anni fa separava la placca europea da quella africana. Nello specifico, la placca Adria (che faceva parte del continente africano e che conteneva la maggior parte dei territori italiani) e la placca Europea si sono avvicinate sempre più fino a scontrarsi, causando il sollevamento della catena alpina e la formazione di paleo Appennini, ovvero formazioni montuose che sono la base di quello che saranno gli attuali Appennini settentrionali. Le rocce che andranno a formare l’intera catena appenninica appartenevano per lo più ai fondali dell’oceano Tetide che divideva la placca europea dalla placca adriatica.
Fase 2 – La rotazione del blocco sardo-corso
Questo processo è finito circa 35-30 milioni di anni fa, periodo in cui inizia la vera e propria orogenesi appenninica. La Corsica e la Sardegna a quell’epoca non erano dove sono oggi; erano infatti girate di 90° in senso orario, vicine alle coste dell’attuale Provenza (vedi l'immagine sotto). A causa del movimento della porzione Iberica, circa 27 milioni di anni fa si è aperto un nuovo lembo di mare, chiamato “bacino algero-provenzale”. Ciò ha fatto separare il blocco sardo-corso dalla costa dell’Europa meridionale facendo ruotare Corsica e Sardegna (che si sono posizionate dove sono ora). Questo ha portato alla subduzione della porzione di placca dove ora c'è il mar Tirreno e allo scontro tra il margine continentale europeo e quello della placca Adria, andando così a determinare il sollevamento degli Appennini settentrionali.
Fase 3 – L'apertura del mar Tirreno
A partire da 14-10 milioni di anni fa si verifica un cambiamento nel movimento delle placche che è presente tuttora e che è la principale causa della formazione degli Appennini dove li vediamo oggi. Durante questa fase il mar Tirreno comincia a distendersi, cioè ad allargarsi. Questo fenomeno ha favorito il movimento verticale nel fronte compressivo (ovvero la zona di contatto tra le placche) e gli Appennini hanno iniziato a sollevarsi. Infatti, a causa della spinta dell’apertura del mar Tirreno, il fronte compressivo è migrato verso est ruotando in senso antiorario, sviluppando un fenomeno che ha portato alla sovrapposizione di masse rocciose nei punti di contatto tra placche. Questo tipo di tettonica è chiamata a thrust. Durante questa fase, tra 8 e 2 milioni di anni fa, la crosta terrestre continentale ha subito anche un assottigliamento, e ciò spiega anche la formazione di un’importante attività vulcanica.
Gli Appennini oggi
I movimenti tettonici che abbiamo visto sono attivi ancora oggi e ciò spiega perché nelle zone appenniniche del centro Italia i terremoti siano frequenti. La catena degli Appennini, frutto di questi contatti tra placche, percorre la penisola italiana da nord a sud per circa 1.400 chilometri, dai rilievi montuosi liguri fino alla Sicilia. La cima più alta è il Monte Corno, nel massiccio del Gran Sasso, con i suoi 2912 metri di altitudine. Gli Appennini sono più giovani delle Alpi ma anche più bassi. Questo perché le rocce di cui sono composti sono per lo più rocce sedimentarie: argille e arenarie negli Appennini settentrionali e calcari nel settore centro-meridionale, dove troviamo anche le vette più alte di tutta la catena.
Queste rocce sono molto friabili, e quindi si erodono molto più facilmente sotto l’azione dei fenomeni atmosferici: ciò spiega perché le Alpi, composte da rocce più resistenti all’erosione, sono più alte. Come la presenza di contatti tettonici rende l’area ad alta pericolosità sismica, è importante sottolineare che la presenza di rocce molto erodibili e con alta predisposizione al dissesto rende la zona pericolosa anche dal punto di vista dei fenomeni franosi.