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La conquista della Gallia fu una delle imprese militari più celebri non solo della storia di Roma, ma di tutto il mondo antico. Venne condotta dal 58 al 50 a. C. dalle legioni romane al comando di Caio Giulio Cesare che, ottenuta la nomina a proconsole (una sorta di governatore), della Gallia Cisalpina e Narbonense, conquistò il resto del territorio gallico, cioè l’area che oggi è occupata da Francia, Belgio, parti della Germania e della Svizzera. Nel 52 a.C. le truppe di Cesare combatterono la battaglia di Alesia, la più importante, sconfiggendo i galli al comando di Vercingetorige. Dopo la conquista della Gallia, Cesare sconfisse il suo rivale Pompeo in una guerra civile, divenendo, di fatto, unico padrone di Roma. La conquista della Gallia è nota soprattutto attraverso il racconto che ne fece lo stesso condottiero nel De Bello Gallico.
Perché Cesare voleva conquistare la Gallia? Il contesto storico
Nel I secolo a. C. Roma era in fase di rapida espansione, ma allo stesso tempo viveva un periodo di guerre civili e contrasti interni. Uno dei maggiori esponenti politici fu Caio Giulio Cesare, nato nel 101/100 a. C. da una famiglia molto in vista. Dopo essere stato eletto console, massima carica politica della Roma antica, nell’anno 59 a.C., Cesare strinse un accordo, noto come Primo Triumvirato, con i due esponenti politici più in vista di Roma, Gneo Pompeo e Marco Licinio Crasso. Al termine del consolato fu nominato proconsole della Gallia Cisalpina (grosso modo l'odierna Pianura Padana) e dell’Illirico (la parte occidentale della penisola balcanica), ottenendo in seguito anche il controllo della Gallia Narbonense (cioè il sud della Francia), già conquistata da Roma. Cesare intendeva far decollare la sua carriera politica, ma per farlo gli occorreva un successo militare: per questo rivolse la sua attenzione alla parte della Gallia che ancora Roma non aveva conquistato. Si trattava di un territorio abitato da popolazioni di origine celtica, conosciute appunto come Galli, nonché da altre popolazioni indoeuropee.

L’inizio della campagna in Gallia
Nell'anno 58 a.C. iniziò ufficialmente la guerra. Il pretesto fu la migrazione degli Elvezi, un popolo stanziato nell’attuale Svizzera, che intendeva attraversare la Gallia Narbonense: Cesare li affrontò e li sconfisse nella battaglia di Bibracte; in seguito, si rivolse contro gli Svevi, una popolazione germanica guidata dal re Ariovisto, che intendeva sconfinare in territorio gallico. Le legioni di Roma ottennero così una nuova vittoria e attaccarono i Belgi e le altre popolazioni galliche che non intendevano sottomettersi pacificamente. Entro il 57 a.C. una vasta porzione della Gallia era stata conquistata. Cesare si era mostrato un abilissimo comandante militare, capace di far muovere le sue truppe con celerità e di guidarle efficientemente in battaglia. Era consapevole, però, che per conservare la sua posizione aveva bisogno anche di appoggi politici. Nel 56 a.C. rientrò temporaneamente in Italia, lasciando in Gallia le sue legioni, e incontrò Pompeo e Crasso a Lucca per rinnovare gli accordi del Triumvirato: i tre uomini stabilirono che il comando proconsolare di Cesare in Gallia sarebbe stato prorogato di altri cinque anni e che Pompeo e Crasso sarebbero stati eletti consoli nell’anno 55 a.C..
Le incursioni di Cesare in Britannia e la battaglia di Alesia
Dopo l’incontro di Lucca, Cesare tornò in Gallia, occupò gran parte del territorio non ancora conquistato e riuscì persino a condurre due incursioni in Gran Bretagna, pur non conquistando l’isola (gran parte della quale sarebbe stata sottomessa da Roma nel I secolo d. C.). La ribellione delle popolazioni galliche che, nel 53 a.C., si coalizzarono contro Roma sotto il comando di Vercingetorige, re degli Arverni, lo mise alla prova: lo scontro decisivo avvenne nel 52 a.C. ad Alesia (forse presso l'attuale Alise-Sainte-Reine, in Borgogna-Franca Contea). Cesare assediò la città, costruendo una doppia linea di fortificazioni per respingere sia gli assediati che le forze galliche di soccorso e dopo diversi tentativi falliti di rompere l'assedio, Vercingetorige si arrese.

Le conseguenze della conquista romana della Gallia
Al termine della battaglia di Alesia, Vercingetorige si consegnò ai romani che lo imprigionarono per cinque anni, allo scopo di farlo sfilare nel trionfo di Cesare (ovvero la sfilata per celebrare la vittoria), che ebbe luogo a Roma nel 46 a.C., dopo la guerra civile. Gran parte dei soldati gallici fu ridotti in schiavitù e gli ultimi focolai di resistenza furono sedati senza difficoltà. Nel 50 a.C. la Gallia fu trasformata in una provincia romana. Per Roma la conquista costituì una svolta importante: fino ad allora si era espansa solo nei territori del Mediterraneo e con l’occupazione della Gallia divenne la principale potenza dell’Europa transalpina. A Cesare, la vittoria sui Galli diede il successo militare del quale aveva bisogno, garantendogli di diventare l’uomo politico più in vista di Roma insieme a Gneo Pompeo, contro il quale combatterà la guerra civile negli anni 49-45 a.C., imponendosi come dittatore di Roma. La guerra gallica accelerò il passaggio dalla repubblica al principato che, avviato da Cesare, sarebbe stato completato da Ottaviano Augusto.

Il De Bello Gallico
La principale fonte per la conquista della Gallia è Commentarii De Bello Gallico ("Commentari sulla guerra in Gallia"), scritto da Cesare stesso. L'opera, divisa in otto libri, copre l'intero conflitto, con l'ottavo libro redatto dal suo luogotenente Aulo Irzio. Cesare scrisse in terza persona per dare un'apparenza di oggettività, ma il testo è anche un'abile operazione di propaganda; oltre alle battaglie, descrive gli usi e costumi dei popoli incontrati, rendendo l'opera una fonte preziosa per la storia di Roma e un classico della letteratura latina.