
Il presunto saluto "romano" di Elon Musk, smentito dal diretto interessato, durante l’Inauguration Day di Donald Trump come nuovo presidente degli Stati Uniti, ha riacceso i riflettori sul significato e la vera origine del gesto. Il saluto "romano" o saluto fascista è un saluto che si esegue con il braccio destro teso, formando un angolo di circa 135 gradi rispetto al corpo, e con le dita della mano unite, che oggi è diffuso nei movimenti di estremi destra. A dispetto del nome, il saluto non era usato nell’antica Roma ed è stato associato alla civiltà romana solo da pochi secoli. Negli anni ’20 del Novecento, il saluto fu adottato dal regime fascista come suo saluto ufficiale e oggi è considerato il gesto fascista per eccellenza. Il saluto era usato anche nella Germania nazista e in altri regimi autoritari di destra. Oggi è diffuso nei movimenti neofascisti. In alcuni Paesi, tra i quali l’Italia, il saluto "romano" è vietato dalle legge, ma il divieto si applica solo in specifiche circostanze.
Quali sono le origini del saluto "romano"?
Il saluto "romano" non era usato nell'antica Roma. Nessuna fonte romana – né letteraria, né iconografica, né di altro tipo – attesta che fosse diffusa questa forma di saluto. È vero che alcune opere pittoriche e scultoree di età romana raffigurano persone che sollevano la mano destra, ma si tratta di gesti diversi dal saluto fascista.

Per capire perché il saluto con il braccio teso è chiamato romano bisogna risalire alla diffusione del neoclassicismo, una corrente artistica e culturale che traeva ispirazione dell’età greco-romana, affermatasi tra il Settecento e l’Ottocento. Nel 1784 un celebre pittore francese, Jacque-Louis David, realizzò un quadro dedicato a un episodio mitico della storia romana, Il giuramento degli Orazi, nel quale i protagonisti eseguivano un gesto che assomiglia al saluto "romano" come lo intendiamo oggi. Il dipinto ebbe un ruolo importante nel diffondere la convinzione che il saluto con il braccio teso risalisse all’antica Roma.

Il saluto fu adottato durante l’occupazione dannunziana di Fiume (oggi Rijeka, in Croazia). Dopo la Prima Guerra Mondiale, la città di Fiume era rivendicata dall’Italia e tra il 1919 e il 1920 fu occupata da un gruppo di volontari appartenenti ad alcuni movimenti di destra, con la guida di Gabriele d'Annunzio. Durante l’occupazione della città, i militanti dannunziani iniziarono a usare il saluto "romano", sebbene in genere non lo eseguissero con la mano libera, ma stringendo un pugnale.
Il saluto romano durante il fascismo
Il regime fascista, affermatosi nel 1922 dopo la marcia su Roma, adottò numerosi simboli e forme di comunicazione sperimentate durante l’occupazione di Fiume, tra le quali il saluto "romano". Il saluto fu scelto anche perché i fascisti, infatuati dal mito di Roma, consideravano il regime, impropriamente, come erede dell'impero romano (al quale, sebbene erroneamente, si associava il saluto con il braccio teso).
Negli anni del fascismo, le istituzioni politiche fecero tutto il possibile per favorire la diffusione del saluto "romano". Per esempio Achille Starace, segretario del Partito nazionale fascista dal 1931 al 1939, emanò numerose disposizioni per ricordare che i fascisti non dovevano salutarsi con la stretta di mano, ma solo “romanamente”. Il regime, però, non riuscì mai a estirpare completamente l’abitudine della stretta di mano, che talvolta era usata anche da alti esponenti politici.

Negli anni tra le due guerre, però, il saluto "romano" si diffuse in partiti e regimi ideologicamente vicini al fascismo italiano, tra i quali il nazismo. Il regime hitleriano adottò un saluto simile a quello "romano", che in genere si eseguiva tenendo il braccio più orizzontale, con un’inclinazione intorno a 120 gradi invece che a 135.
Anche negli Stati Uniti era diffuso un saluto simile, cioè il saluto alla bandiera che si faceva sin dall’Ottocento nelle scuole, ma aveva origine e significato del tutto indipendenti. Ciò nonostante, durante la Seconda Guerra Mondiale, poiché l'omaggio alla bandiera era troppo simile al saluto del fascismo e del nazismo, il Presidente Roosevelt decise di sostituirlo con il gesto di portare la mano sul cuore, che si effettua ancora oggi.

Il saluto fascista oggi
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e il crollo dei regimi fascista e nazista, l’uso del saluto "romano" si ridusse quasi fino a scomparire. Il gesto era considerato un simbolo del nazismo e del fascismo e, dopo la scoperta degli orrori e dei crimini che tali regimi avevano compiuto, perse completamente attrattiva. Rimase in uso solo nei movimenti di estrema destra, come avviene ancora oggi.
In alcuni Paesi il saluto "romano" è proibito dalla legge, perché richiama le dittature totalitarie del Novecento ed è considerato una forma di incitamento all’odio. In Italia è stato vietato dalla legge Scelba del 1952 e dalla legge Mancino del 1993. Tuttavia, il divieto si applica solo se il saluto mette in pericolo l'ordine pubblico o se è effettuato allo scopo di promuovere la ricostituzione del partito fascista (vietata dalla Costituzione). Se non si verifica nessuna di queste due circostanze, il saluto non è illegale e, non a caso, è usato in molte occasioni, senza conseguenze penali, dai simpatizzanti dell'estrema destra.