Caio Giulio Cesare (100-44 a.C.) è stato uno dei più importanti e influenti generali e politici della storia di Roma (e non solo). Nella Res Publica il potere era conteso tra due fazioni principali: i populares, che difendevano gli interessi della popolazione più umile, e gli ottimati, sostenitori dell’aristocrazia. Cesare iniziò la sua carriera politica nella repubblica in giovane età e apparteneva al primo dei due gruppi. La sua carriera ebbe una svolta nell'anno 60, quando strinse un’alleanza, nota come primo triumvirato, con due potenti uomini politici: Pompeo e Crasso. Cesare fu eletto console e in seguito, assunto il comando di alcune legioni, conquistò il territorio della Gallia.
L’enorme potere che aveva acquisito spaventava il senato e nel 49 ebbe inizio una guerra civile, nella quale le legioni di Cesare sconfissero quelle di Pompeo, diventato suo nemico. Il trionfo del condottiero era ormai completo, ma un gruppo di senatori, temendo che potesse voler diventare re di Roma, restaurando perciò la monarchia, decise di eliminarlo. Nel 44 a.C., durante le idi di marzo, Cesare fu ucciso a tradimento nel corso di una seduta del senato. Tra gli assalitori anche i famosi Bruto e Cassio.
La giovinezza di Cesare
Caio (o Gaio) Giulio Cesare nacque a Roma nel 100 a.C. Apparteneva alla gens Julia, una delle famiglie più illustri della città. Da giovane fu coinvolto nella guerra civile che contrapponeva i populares guidati da Caio Mario, suo zio, e gli ottimati capeggiati da Lucio Cornelio Silla. La guerra fu vinta da Silla e nell’86 Cesare decise di allontanarsi da Roma, rifugiandosi prima in Sabina e poi in Oriente. Dal punto di vista fisico era di alta statura, aveva la carnagione chiara e occhi scuri.
L’inizio della carriera politica e il triumvirato
Nel 78, dopo la morte di Silla, Cesare tornò a Roma e iniziò la carriera di “avvocato”, accusando in tribunale alcuni esponenti sillani e accreditandosi come uno dei politici più in vista della fazione popolare. Perse le cause principali, ma, dopo un nuovo viaggio nel Mediterraneo orientale, iniziò una rapida ascesa politica e fu eletto a cariche sempre più prestigiose.
In quegli anni le figure emergenti della politica romana erano Gneo Pompeo, il comandante militare più in vista della città, e il ricchissimo Marco Licinio Crasso. Nel 60 Cesare strinse un accordo con i due uomini, passato alla storia come primo triumvirato, e nel 59 fu eletto console, la carica più importante della Repubblica. Allo scadere del mandato, che durava un anno, fu nominato proconsole (una sorta di governatore) di Gallia Cisalpina (cioè la pianura padana), Gallia Narbonense (Francia meridionale) e Illirico (costa croata), territori già conquistati da Roma.
La conquista della Gallia
Cesare partì per le sue province nel 58 e diede presto avvio alla conquista del resto della Gallia, sottomettendo, con un misto di forza e diplomazia, il territorio della Francia e del Belgio, nonché parti della Svizzera e della Germania. Tra il 55 e il 54 sbarcò due volte in Britannia (attuale Inghilterra), senza occupare stabilmente l’isola.
Le popolazioni della Gallia, però, si ribellarono e un capo del popolo degli Arverni, Vercingetorige, riuscì a coalizzare numerose tribù contro il dominio romano. Cesare dovette perciò affrontare una nuova guerra. Lo scontro decisivo ebbe luogo presso la città di Alesia, nella Francia nord-orientale, nell'anno 52. Le legioni di Roma assediarono la città e sconfissero gli eserciti gallici arrivati in soccorso degli assediati. Vercingetorige fu costretto ad arrendersi.
La guerra civile
A Roma, Cesare iniziava a fare paura, perché il prestigio acquisito con il trionfo sui Galli lasciava presagire che potesse assumere una completa egemonia sulla vita politica. Il timore derivava anche dal fatto che le istituzioni della Repubblica, fondate nel 509 a.C. quando Roma era una piccola città-stato, erano inadeguate per un impero vastissimo come quello del I secolo.
Il triumvirato si era esaurito: Crasso era morto nel 53 e Pompeo si mise a capo degli oppositori di Cesare. Nel 49 i senatori decisero di sottrarre al conquistatore della Gallia il comando proconsolare, per obbligarlo a tornare a Roma senza i suoi soldati. Cesare non poteva accettare tale soluzione e, falliti i tentativi di mediazione, la guerra divenne inevitabile. Le truppe cesariane, stanziate nella Gallia cisalpina, si spinsero a sud del Rubicone, un fiume che scorre presso Cesena. Era il punto di non ritorno: dopo il Rubicone iniziava il territorio dell’Italia ed era vietato a qualsiasi comandante farvi ingresso con le proprie legioni.
Ricevuta la notizia, Pompeo e la sua fazione lasciarono Roma e si portarono in Grecia, con lo scopo di unirsi alle legioni stanziate nella zona e iniziare la controffensiva. Cesare occupò Roma, condusse una breve campagna militare in Gallia e in Spagna contro i sostenitori di Pompeo e, quando la flotta fu pronta, raggiunse il nemico in Grecia. Il 9 agosto 48 nelle vicinanze di Farsalo (Grecia settentrionale) si combatté la battaglia decisiva e le legioni di Cesare riportarono una netta vittoria.
Cesare all’apice del potere e la relazione con Cleopatra
Pompeo cercò rifugio in Egitto, dove era in corso una guerra civile tra due esponenti della dinastia regnante, Tolomeo XIII e sua sorella Cleopatra. I consiglieri di Tolomeo fecero uccidere il generale romano, ma Cesare, giunto poco tempo dopo, non apprezzò il gesto (si dice che avesse pianto al vedere la testa mozzata del suo nemico) e nella guerra civile si schierò dalla parte di Cleopatra, che divenne anche la sua amante e gli diede un figlio, Cesarione. Cesare assicurò alla donna il trono d’Egitto e in seguito condusse campagne militari in Asia, in Nord Africa e in Spagna. Rientrò a Roma nel 45. Insieme a spiccate capacità militari, dimostrò grande abilità politica, reintegrando nella classe dirigente molti sostenitori di Pompeo: era consapevole che bisognava cercare la riappacificazione per fare cessare i conflitti e rendere duratura la vittoria.
Il suo potere, del resto, era ormai enorme. Nel 46 aveva assunto la carica di dittatore, una magistratura che il senato assegnava in circostanze di pericolo e per breve tempo. Cesare, però, ottenne la dittatura per dieci anni e, nel febbraio del 44, addirittura a vita.
Le idi di marzo e l'assassinio di Cesare
Il potere di Cesare preoccupava molti esponenti della classe dirigente. Si temeva che il condottiero volesse farsi nominare re, fondando una dinastia con il figlio avuto da Cleopatra. Le vere intenzioni di Cesare non sono note e, formalmente, egli non detenne mai cariche non previste dalla legge. Per i romani, però, il solo pensiero di avere un re era un abominio. Un gruppo di senatori, tra i quali molti ex sostenitori di Cesare e i celebri Bruto e Cassio, organizzò una congiura per eliminarlo e il 15 marzo del 44 (le idi di marzo secondo il calendario romano), quando il condottiero si recò in senato, i congiurati gli si fecero incontro e lo pugnalarono a morte. L’uccisione di Cesare, però, non interruppe i cambiamenti in corso e pochi anni dopo un suo figlio adottivo, Ottaviano, si fece proclamare imperatore.