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Lo scalpo, la rimozione del cuoio capelluto del nemico, è una delle pratiche più iconiche e controverse associate ai nativi americani. Spesso raffigurata nei film western come un trofeo di guerra e un atto di pura crudeltà, la realtà risulta essere sempre molto più complessa: lo scalpo aveva infatti un valore simbolico, rituale e sociale all'interno di molte culture native americane.
Origini dello scalpo tra i nativi americani
Scalpo è una parola di origine scandinava (scalp, che significa "cuoio capelluto"), e comprende tutti i capelli che contornano il cranio umano. "Fare lo scalpo", in questo senso, significa letteralmente rimuovere manualmente, in modo piuttosto brutale, l'intera parte di cuoio capelluto dell'avversario sconfitto in guerra. Si ritiene che uno dei primi resoconti europei della "scalpatura" sia stato registrato dall'esploratore Jacques Cartier durante la sua esplorazione di San Lorenzo in Patagonia, nel 1534, quando incontrò una tribù appartenente alla famiglia degli Irochesi. Il loro capo, Donnacona gli presentò 5 cuoi capelluti presi da membri di una tribù vicina che lui stesso aveva attaccato (e presumibilmente massacrato) l'anno precedente.
Circa 30 anni dopo, durante la spedizione francese in Florida di Jean Ribault e René Laudonnière del 1564, il membro della spedizione e artista Jacques le Moyne, famoso per le sue prime rappresentazioni della cultura nativa americana, si dedicò al secondo resoconto europeo della scalpatura; presumibilmente raccontando quella eseguita da guerrieri della tribù Timucuan, lungo il fiume San Giovanni. Osservandoli, Le Moyne, scrisse:
Loro tagliano la pelle della testa fino all'osso dalla fronte alla nuca e tutto intorno e, nel mentre, tirano via i capelli che, lunghi più di un metro e mezzo, restano attaccati. (…) poi essiccano i cuoi capelluti finché non sembrano pergamene (…)
Pur non essendoci abbastanza informazioni per avere una solida collocazione geografica sulla nascita della "scalpatura", questi due primi resoconti europei suggeriscono che la pratica era relativamente diffusa in tutta la parte orientale del continente americano dal XVI secolo.
Perché i nativi americani tagliavano lo scalpo
Per i nativi americani lo scalpo non era solo un trofeo di guerra ma aveva un significato spirituale e culturale ben preciso, riassumibile in quattro caratteristiche principali:
- Lo scalpo era una prova di vittoria in battaglia: ottenerne uno rappresentava una prova concreta di forza e abilità, un guerriero che riusciva a raccoglierne molti veniva rispettato all'interno della tribù e poteva ambire ai ruoli più prestigiosi.
- Lo scalpo fungeva da rito di passaggio, infatti, per i giovani guerrieri che dovevano dimostrare il loro coraggio in battaglia, la conquista di uno scalpo era una tappa fondamentale per essere riconosciuti come uomini, difensori della comunità.
- Lo scalpo porta con se un significato profondamente spirituale. Molte tribù credevano infatti che lo scalpo contenesse l'energia vitale di una persona, rimuoverlo, in questo senso, significava privare l'individuo della sua essenza e impedirgli di tornare come spirito vendicativo.
- La collezione ed esposizione degli scalpi inoltre era parte dei rituali comunitari: gli scalpi infatti venivano spessi presentati e utilizzati nei rituali di vittoria, in cui venivano usati in danze cerimoniali, onorando la vittoria dell'intera comunità.

Tecnica e modalità di rimozione dello scalpo
Il processo di rimozione dello scalpo era tanto rapido quanto brutale, e richiedeva molta tecnica. In genere, il guerriero incideva la testa della vittima in maniera circolare, partendo dalla fronte e arrivando fino alla nuca. Una volta effettuata l'incisione, si tirava con forza la pelle del cuoio capelluto, staccandola delicatamente dai tessuti sottostanti, in modo da non danneggiare troppo i capelli. Dopo che lo scalpo veniva staccato, lo si lavorava con grande cura: il processo di essiccazione, che avveniva mediante esposizione al sole o al fuoco, permetteva di preservare la pelle. A volte lo scalpo veniva decorato con piume, perline o pitture, abbellito, dandogli un significato rituale e spirituale, poiché alcuni guerrieri lo utilizzavano come offerta agli spiriti o come simbolo di potere e vittoria. In alcune tribù poi, lo scalpo veniva teso su un cerchio di legno, creando una sorta di tamburo o ornamento da appendere.
Declino della pratica e il mito di Hollywood
Con la fine delle guerre indiane e la progressiva colonizzazione dell'intero Nord America, la pratica dello scalpo scomparve gradualmente. Nel tardo XIX secolo, le politiche di assimilazione forzata e la creazione delle riserve indiane ridussero i conflitti armati tra nativi e coloni, facendo perdere rilevanza alla pratica. Tuttavia, l'immaginario collettivo è stato fortemente influenzato dal cinema e dalla letteratura occidentale, che hanno dipinto i nativi come "selvaggi spietati". I film western holliwoodiani, in particolare, hanno consolidato l'idea che la rimozione dello scalpo fosse una caratteristica distintiva di tutti i popoli americani senza distinzione di contesto, differenze culturali e significati spirituali della stessa. C'è inoltre da dire che un aspetto poco considerato dalla narrazione occidentale è che la scalpatura non fu una tecnica propria solo dei nativi americani, ma largamente utilizzata anche dai coloni europei: alcune milizie coloniali infatti adottarono la tecnica dello scalpo proprio nel processo di colonizzazione e conquista dei territori americani, sfoggiando gli scalpi degli indigeni fuori dai loro accampamenti.