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16 Settembre 2023
12:00

Cosa sappiamo sull’esistenza del mostro di Loch Ness, dalle leggende alle ipotesi scientifiche

Da quando negli anni '30 si è diffusa la fama di Nessie, il "mostro di Loch Ness", i ricercatori non hanno mai smesso di cercare una spiegazione agli avvistamenti. Quali sono le ipotesi in merito?

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Cosa sappiamo sull’esistenza del mostro di Loch Ness, dalle leggende alle ipotesi scientifiche
scienza lochness

Il lago di Loch Ness rappresenta il più grande volume di acqua dolce della Gran Bretagna. Si estende per quasi 37 km nella regione montuosa delle Higlands scozzesi, a sud-ovest di Inverness, ed è profondo fino a 227 metri. Proprio la sua profondità ha contribuito a tenere viva la leggenda che dagli anni '30 del Novecento affascina il mondo: quella di Nessie, la creatura mostruosa che si nasconderebbe nelle acque del lago di Loch Ness. Nell’ultimo secolo gli avvistamenti sono stati migliaia, ma spesso discordanti sull’aspetto della “creatura lacustre” e documentati con fotografie prive di rilevanza scientifica. I ricercatori, comunque, hanno continuato a indagare per trovare una spiegazione al fenomeno.

L’origine del mito

Il mostro di Loch Ness viene nominato per la prima volta nella Vita di San Columba, abate dell’isola scozzese di Iona, scritta dal biografo medievale Adamnano nel 690. Qui si racconta che nel 565 l’abate vide sulla riva del fiume Ness (che nasce da un piccolo lago collegato al lago di Loch Ness) gli abitanti del luogo intenti a seppellire un uomo. Questi gli riferirono che era stato ucciso da una “bestia” sconosciuta mentre nuotava. Nonostante ciò, l’abate chiese a un compagno di viaggio in grado di nuotare di recuperare la barca del defunto, che si trovava sulla riva opposta. L’uomo si buttò in acqua e poco dopo la spaventosa creatura riemerse “con un gran ruggito” dirigendosi verso di lui. Solo quando l’abate invocò il nome di Dio e ordinò al mostro di andarsene, questo si allontanò “scuotendosi” e scomparve nelle profondità del fiume. Adamnano scrive che, di fronte a questa scena, perfino alcuni testimoni pagani riconobbero la grandezza del Dio dei cristiani.

Gli avvistamenti successivi

Le testimonianze scritte risalenti ai secoli successivi sono quasi introvabili. Solo dopo un enorme lavoro di ricerca è stato individuato l’articolo di un giornale locale che nel 1868 fa riferimento a uno strano pesce lungo 2 metri, visto guizzare nel lago negli anni precedenti.

Bisognerà aspettare fino al 1933 perché Nessie acquisti popolarità. Il 14 aprile di quell’anno, infatti, durante una passeggiata lungo il lago i coniugi Mackay vedono un enorme animale simile a una balena dimenarsi nell’acqua. Il giornale locale pubblica un articolo sull’avvistamento, chiamando l’animale “mostro”. È così che la fama di Nessie comincia a diffondersi. Il boom arriva nel 1934, quando il Daily Mail pubblica la foto del chirurgo Kenneth Wilson, che sembra ritrarre un animale dal collo lungo simile a un plesiosauro, rettile marino del Mesozoico. La foto si rivela poi un falso, ma da quel momento gli avvistamenti di Nessie si moltiplicano.

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Una foto dell’avvistamento di Hugh Gray, nel 1933. Credits: Wikimedia Commons, Public Domain.

L’ultima ipotesi biologica

Nel corso dei decenni successivi, nel lago sono stati fatti molti tipi di indagini per individuare tracce di organismi particolari, tutte infruttuose. Nel corso dell’ultima ricerca, risalente al 2018, i campioni delle acque del lago sono state utilizzate dai ricercatori neozelandesi per catalogare il DNA delle specie che lo abitano. È stata così rilevata una grande quantità di DNA di anguilla europea: questo dato ha portato i ricercatori a ipotizzare che il mostro di Loch Ness avrebbe potuto essere proprio un’anguilla di grandi dimensioni. Purtroppo, queste anguille raramente superano il metro di lunghezza: troppo poco perché si tratti di Nessie, che in base a fotografie e avvistamenti dovrebbe essere lungo circa 6 metri. Il data scientist Floe Foxon della Folk Zoology Society spiega che l’anguilla europea, avendo un tasso di crescita pari a 35,2 mm/anno, impiegherebbe 200 anni per raggiungere i 6 metri. Oltretutto, anche ammesso che possa vivere così a lungo, dovrebbe crescere in modo costante per tutta la vita (cosa che le anguille non fanno).

anguilla loch ness

L’ipotesi geologica

Sul fenomeno non sono stati compiuti solo studi di carattere biologico, ma anche geologico. Il ricercatore italiano Luigi Piccardi, in particolare, nel 2001 ha attribuito gli avvistamenti di Nessie alla presenza di una faglia lungo il lago. È la faglia di Great Glen, estesa 100 km, in corrispondenza della quale le rocce scorrono le une accanto alle altre. Questo scorrimento dà luogo a terremoti che, anche se di magnitudo non molto elevata, in superficie possono manifestarsi come increspature dell’acqua. Secondo Piccardi, gli avvistamenti degli anni '30 sarebbero stati concomitanti a un periodo di particolare attività sismica. Inoltre, le testimonianze riferiscono perlopiù tremori e ondulazioni della superficie dell’acqua, che potrebbero essere state scambiate per le “gobbe” della creatura. Anche questa teoria, però, è stata contestata: la British Geological Society ha sostenuto, per esempio, che i terremoti in questione non sarebbero avvenuti lungo la faglia e che, in ogni caso, gli effetti di un terremoto avrebbero dovuto notarsi su una superficie più estesa del lago.

Insomma, non abbiamo una spiegazione definitiva al fenomeno, ma una cosa è certa: l’interesse per Nessie rimane vivo. Anzi, il fatto che il livello del lago si sia abbassato di molto a causa del cambiamento climatico ha incentivato centinaia di volontari da tutto il mondo a radunarsi durante l'ultimo weekend di agosto per la più grande "caccia al mostro" degli ultimi 50 anni. In questa occasione, le acque del lago sono state sondate con l'aiuto di strumenti tecnologici, come droni con telecamere a infrarossi e idrofoni.

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Credits: RicciSpeziari, CC BY–SA 3.0, da Wikimedia Commons
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