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22 Giugno 2023
9:30

Cosa si intende per “infodemia” e quali sono le cause e le conseguenze del fenomeno

L’infodemia è uno “tsunami mediatico” di informazioni spesso inaffidabili o manipolatorie. Per fortuna, possiamo imparare a riconoscere il fenomeno e a ridurne l'impatto su noi stessi e sugli altri.

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Cosa si intende per “infodemia” e quali sono le cause e le conseguenze del fenomeno
cosa si intende per infodemia

Oggi tutti noi leggiamo e ricerchiamo notizie su internet, grazie ai nostri telefoni, pc e tablet che ci permettono di rimanere informati ogni minuto della nostra vita. In alcuni momenti, ci sono avvenimenti che sembrano impossessarsi dell’opinione pubblica e in generale della nostra mente, canalizzando tutta la nostra attenzione. Il termine “infodemia” è tornato alla ribalta negli anni del Covid e secondo quanto riportato dall’Accademia della Crusca designa

una metaforica “epidemia di informazioni”, ovvero il diffondersi rapido e incontrollato di un’enorme quantità di voci e notizie più e meno fondate su un tema “sensibile” per l’opinione pubblica (come un’emergenza sanitaria, ambientale, politica o sociale)

Il neologismo è stato coniato dal politologo Rothkopf e ha iniziato a diffondersi dai primi anni 2000, proprio nel momento in cui il fenomeno ha potuto espandersi in conseguenza dello sviluppo tecnologico, che ha da allora accompagnato il nostro modo di comunicare. Una caratteristica peculiare dell’infodemia, è che questa prende piede quasi sempre in concomitanza di epidemie (si pensi all’epidemia SARS del 2003, l’ebola nel 2014, il Covid-19 nel 2020), ma anche di fenomeni come il terrorismo (pensiamo all’esperienza del Bataclan), l’immigrazione e le catastrofi naturali. L'infodemia rende complicato orientarsi nella mole di informazioni disponibili, anche per la sempre maggior diffusione di fake news.

Le cause del fenomeno

Se pensassimo l’infodemia solo come diffusione capillare dell’informazione, potremmo dire che questa può rappresentare un “contagio informativo” vantaggioso, perché dopotutto produce e diffonde notizie. Ma allora perché nel sentire comune assume una connotazione negativa? Anzitutto dobbiamo riflettere sul perché il fenomeno si innesca.

L’infodemia si genera perché le situazioni che la generano non fanno normalmente parte dei nostri pensieri quotidiani (fortunatamente gli attentati terroristici e le catastrofi rappresentano un’eccezione, per dirla in maniera semplice) e, quando ci troviamo a confrontarci con questi avvenimenti, avvertiamo un tale livello di minaccia per la nostra incolumità e sicurezza, che aumentiamo la nostra domanda di informazione.

breaking news

Come effetto, avremo quindi un’inevitabile aumento dell’offerta di informazione (per esempio articoli, servizi TG, programmi di approfondimento, libri ecc). La criticità che emerge è che però non sempre l’informazione che circola rispetta un’etica o un intento benevolo.

La quantità di notizie in circolazione è quindi determinata

  • da un lato dalla paura che l’evento traumatico genera,
  • dall’altro dall’intento manipolatorio che può essere o meno presente in coloro che hanno tutto l’interesse a mantenere sentimenti di allarmismo, ignoranza e ansia nella popolazione.

Non solo. Quando ci accaniamo a ricercare notizie e informazioni, è molto facile cadere nel cosiddetto “confirmation bias”: ossia, cerchiamo le informazioni laddove è più facile trovare conferma a un pensiero che ormai è presente nella nostra mente (e che non sempre è vero o provato), scartando o evitando più o meno consciamente le fonti che invece ci smentirebbero.

Le conseguenze della quantità eccessiva di informazioni

Il tornado di informazioni a cui ci sottoponiamo produce quindi una serie di effetti negativi che psicologi e sociologi della comunicazione studiano con molto interesse. Sempre per citare l’Accademia della Crusca, un’ondata di infodemia produce:

  • paura e panico
  • comportamenti antisociali o irresponsabili che peggiorano la situazione di partenza
  • sfiducia nelle istituzioni o nei medici
  • intolleranza
  • disorientamento
  • disinformazione/fake news
fake news

I nostri “anticorpi” per difenderci dall'infodemia

Tenendoci sempre all’interno della metafora dell’”epidemia informativa”, possiamo riconoscere alcuni “anticorpi” che abbiamo a disposizione, per non rimanere passivi di fronte all’infodemia:

  • verificare i contenuti controversi, gli autori, la data di pubblicazione, andare alla fonte della notizia
  • sostenere le iniziative, i comitati, le associazioni che contrastano le fake news, per esempio sui social network e sulle piattaforme digitali;
  • ricordarsi che la preoccupazione è un sentimento assolutamente legittimo
  • rivolgersi a persone qualificate ed esperte, non vergognarsi di fare domande

Lo stesso Rothkopf nel suo articolo riportava: "se l’informazione è la malattia la conoscenza è la cura"

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