
Secondo quanto riportato da un nuovo studio pubblicato su Nature communications Earth & Environment, la caldera dei Campi Flegrei si starebbe progressivamente indebolendo a causa del ciclico sollevamento del suolo causato dal bradisismo. Gli autori – che includono ricercatori dell'University College London (UCL) e dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) – affermano che il comportamento della crosta stia passando da "elastico" a "inelastico" e che, quindi, ogni ulteriore aumento di sforzo legato al sollevamento possa essere liberato sotto forma di terremoti.
L'attività della caldera dipenderebbe da movimenti di fluidi posti a circa 3 km di profondità. Secondo gli autori la natura di questi fluidi sarebbe prevalentemente idrotermale ma non è da escludere un eventuale contributo magmatico. Attenzione però: questo studio non afferma che i Campi Flegrei siano prossimi a eruttare. Come evidenziato dagli autori stessi, infatti, il paper ha attualmente una valenza principalmente scientifica e non ha implicazioni in merito ad aspetti di Protezione Civile.
Il super-vulcano, ricordiamolo, ha eruttato per l'ultima volta nel 1538 con picchi di attività sismica particolarmente intensa a cavallo tra anni '70 e '80. Quindi, come potrebbe evolvere la situazione ai Campi Flegrei? Queste le parole di Nicola Alessandro Pino dell'INGV:
I nostri risultati sono basati sull'elaborazione di un modello scientifico in cui i parametri osservati permettono di ipotizzare scenari di evoluzione della fratturazione delle rocce e quindi della sismicità. Nello scenario più critico, la persistenza del regime inelastico potrebbe portare alla rapida fratturazione degli strati crostali più superficiali, con precursori che potrebbero essere meno intensi di quanto generalmente attesi in caso di risalita di magma. Tuttavia, la riattivazione progressiva e diffusa di fratture potrebbe causare la depressurizzazione del sistema idrotermale, con arresto del sollevamento del suolo e, quindi, la ripresa della lenta subsidenza.
L'importanza dello studio è legata al fatto che per la prima volta si sta testando un modello di rottura della crosta per fare previsioni su un vulcano attivo e questo in futuro potrebbe rivelarsi utile per affinare gli strumenti di previsione e prevenzione della Protezione Civile.