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I ricercatori dell'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) hanno scoperto che i terremoti più forti nei Campi Flegrei legati al fenomeno del bradisismo sono preceduti di alcuni giorni o settimane da variazioni della temperatura a livello del suolo, analizzando le immagini termiche ottenute grazie al sensore ECOSTRESS della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). Lo studio, intitolato A novel algorithm for thermal monitoring using ECOSTRESS time series: the case of Campi Flegrei, Naples, Italy e pubblicato sulla rivista Remote Sensing Letters, suggerisce che monitorare i Campi Flegrei dallo spazio potrebbe rappresentare un importante passo avanti per l’allerta sismica dell'area.
Il monitoraggio termico dei Campi Flegrei dallo spazio
I ricercatori hanno preso in considerazione le immagini termiche di due aree della Solfatara di Pozzuoli, realizzate tra il 2021 e il 2022, e hanno ricavato i relativi dati di temperatura. Le aree considerate sono state quelle della Bocca Grande, sede di fumarole e principale fonte di emissioni di gas, e Fangaia, non molto distante dalla Bocca Grande e che non mostra emissioni dirette di gas in atmosfera. In queste zone i valori di temperatura sono attendibili perché non influenzati dalla componente antropica.
In particolare, i ricercatori hanno analizzato le differenze di temperatura tra le due aree ricorrendo a 2 diversi metodi statistici, che rendono più sicura l’interpretazione dei dati. Ciò ha permesso di rilevare variazioni anomale di temperatura e di metterle in relazione con i terremoti più forti registrati nell’area flegrea.

I ricercatori hanno analizzato i dati raccolti dallo strumento ECOSTRESS (ECO System Spaceborne Thermal Radiometer Experiment), un sensore della NASA-JPL installato sulla Stazione Spaziale Internazionale, che stima la temperatura superficiale del suolo con una risoluzione spaziale elevata (di circa 70 m) effettuando frequenti passaggi sulla stessa area (circa ogni 3 giorni). Questo strumento, nello specifico, è un radiometro a infrarossi termici multispettrali (TIR) che fornisce immagini ampiamente utilizzate nell’analisi delle anomalie che precedono i terremoti, nella rilevazione dei flussi di calore in corrispondenza dei vulcani e nella mappatura delle colate laviche.
I risultati dello studio INGV sulla temperatura al suolo prima dei terremoti
Lo studio ha mostrato che la temperatura al suolo è cambiata nei giorni o nelle settimane precedenti ai sismi considerati. Il terremoto di magnitudo 4.4 avvenuto il 20 maggio 2024, per esempio, è stato preceduto di tre giorni da un aumento di temperatura di 5 °C. Il sisma di magnitudo 4.2 del 27 settembre 2023, invece, è stato preceduto di sei giorni da un aumento di temperatura superiore a 7 °C. L’ultima scossa molto forte, quella del 13 marzo 2025, di magnitudo 4.6, non è stata oggetto dello studio in quanto troppo recente.
Le anomalie sono state individuate da entrambi i metodi statistici. Si è notato anche che il valore medio della differenza di temperatura è aumentato negli ultimi anni, insieme all’accentuarsi del sollevamento della caldera e all’incremento delle emissioni di anidride carbonica. Cristiano Fidani, ricercatore dell’INGV e co-autore della ricerca ha affermato:
Le anomalie in temperatura evidenziate attraverso due analisi statistiche differenti, ci rendono più fiduciosi riguardo il possibile legame tra la fluttuazione di temperatura superficiale e l’attività sismica dell’area
Questo metodo, in sostanza, potrebbe aiutarci a prevedere con qualche giorno di anticipo il sopraggiungere dei terremoti più forti. L’obiettivo è quello di allertare il prima possibile la popolazione.