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28 Maggio 2025
15:53

Cosa significa il fallimento del nono test di volo di Starship: una battuta d’arresto per SpaceX?

È fallito il nono test di volo del razzo Starship di SpaceX, avvenuto stanotte. Il booster Super Heavy e la navicella Ship sono esplosi in volo. È il terzo fallimento consecutivo per Starship, da cui peraltro dipende il prossimo allunaggio umano con il programma Artemis della NASA.

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Cosa significa il fallimento del nono test di volo di Starship: una battuta d’arresto per SpaceX?
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Il decollo del nono test di volo di Starship. Credit: SpaceX

È fallito il nono test di volo del razzo Starship di SpaceX, il lanciatore più alto e potente al mondo con i suoi 120 metri, decollato questa notte da Starbase in Texas, i cui due stadi sono esplosi uno sopra il Golfo del Messico e uno sopra l'Oceano Indiano a circa 45 minuti dal lancio. Si tratta del terzo smacco consecutivo per l'azienda guidata da Elon Musk, che ha dichiarato «Ora ne lanceremo una ogni tre settimane».

Il volo ha visto come protagonisti il booster Super Heavy – il primo già utilizzato in un test precedente – e la navicella Ship, al terzo test nella sua nuova versione Block 2. Su quest'ultima in particolare era rivolta l'attenzione degli ingegneri SpaceX e degli appassionati di esplorazione spaziale di tutto il mondo.

Questo smacco, che segue quello di gennaio (7° volo) e quello di marzo (8° volo), conferma che i progressi del programma Starship abbiano subìto una battuta d'arresto che sta mettendo in difficoltà SpaceX soprattutto vista la necessità di una Ship funzionante per il futuro allunaggio umano con il programma Artemis della NASA, già rinviate per via di difficoltà tecniche nella realizzazione della capsula lunare.

Come è andato il nono volo di Starship: gli obiettivi e cosa è andato storto

Il booster Super Heavy usato per il test di stanotte era il primo riutilizzato da SpaceX per Starship. Anche per questo motivo gli ingegneri avevano deciso di testare i suoi limiti strutturali, soprattutto nella fase di rientro, stabilendo un profilo di volo più “aggressivo” rispetto ai test precedenti. Non era infatti previsto un atterraggio con cattura da parte delle braccia meccaniche della torre Mechazilla, come avvenuto con lo storico quinto test a ottobre 2024.

Tutto è andato in modo pressoché nominale fino alla fase di atterraggio, quando il booster è esploso alla riaccensione dei motori. Niente rientro “morbido” quindi per il primo Super Heavy utilizzato per la seconda volta. Ma non è questo il vero fallimento del nono test di Starship: il rientro infatti era volutamente ad alto rischio e un'esplosione in volo era abbondantemente preventivata.

Il dispiacere più grande è arrivato invece dalla navicella Ship, che era l'elemento cruciale di questo test. La nuova generazione Block 2 di questa navicella, infatti, si sta rivelando problematica: da quando viene testata, infatti, vari problemi tecnici hanno afflitto la navicella e per questo motivo non si sono mai potuti testare lo scudo termico e le ali della nuova versione della Ship. Uno degli obiettivi del test di stanotte era infatti capire se questi problemi erano stati risolti e performare questi test critici in condizioni operative. Per la Ship si voleva testare inoltre il rilascio di carichi che simulavano dei satelliti Starlink, oltre che l'accensione dei motori nello spazio.

Purtroppo, però, niente di tutto questo è avvenuto stanotte. Un malfunzionamento ha impedito l'apertura del portellone per il rilascio dei simulatori di Starlink. Inoltre, la Ship non è riuscita a mantenere il suo assetto, un malfunzionamento che ha portato all'annullamento del test di riaccensione dei motori. Senza capacità di controllo sul proprio assetto, la Ship si è disintegrata in volo a circa 60 km di quota sopra l'oceano, ben prima di raggiungere la fase di ammaraggio.

Qui potete vedere la diretta del test per intero:

Le difficoltà di Starship e i possibili ritardi per l'allunaggio

Cosa significa questo fallimento? Da un lato, la filosofia di SpaceX è sempre stata del tipo “prova, fallisci, ritenta”: si testano in condizioni reali prototipi realizzati “a basso costo” per individuare subito problemi o mancanze, risolverle e progredire così rapidamente. In quest'ottica, un fallimento rimane comunque un'opportunità per raccogliere dati preziosissimi per migliorare i prototipi e progredire.

Si tratta di un approccio drasticamente diverso da quello adottato da agenzie spaziali governative come la NASA, che quindi va valutato con criteri differenti, anche perché ha sempre funzionato molto bene per SpaceX, efficiente nell'imparare dai propri errori. Basti pensare che il primo razzo con booster riutilizzabile, il Falcon 9 realizzato proprio da SpaceX, ha richiesto 30 tentativi prima di arrivare al rientro verticale necessario per il riutilizzo; Starship invece ci è riuscita soltanto al 5° tentativo. Chiaramente l'azienda di Elon Musk è in grado di costruire sui risultati – positivi e negativi – ottenuti in precedenza.

Tuttavia, il programma Starship si trova al terzo fallimento pieno consecutivo e questo indica evidenti difficoltà nello sviluppo del razzo. Ricordiamo del resto che si tratta di una primissima volta: un razzo così potente, caratterizzato da un grado di innovazione assolutamente inedito, che per giunta deve essere completamente riutilizzabile, non era mai stato sviluppato prima nella storia. È normale che lavorare su una tecnologia che prima non esisteva comporta dei fallimenti, ma è altrettanto innegabile che dopo i risultati promettenti dei primi test lo sviluppo di Starship si trova al momento in un parziale stallo in cui non è chiaro come risolvere i problemi che affiggono la Ship.

Una navicella, questa, che – lo ricordiamo – dovrà essere utilizzata in una versione modificata come modulo di discesa lunare per gli astronauti della missione Artemis III della NASA che intende riportare gli esseri umani sulla Luna. Un eventuale ritardo nello sviluppo della Ship potrebbe quindi aggiungersi a quelli già annunciati dall'agenzia spaziale americana per la messa a punto del nuovo programma lunare umano.

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Ho una laurea in Astrofisica e un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste. La prima mi è servita per imparare come funziona ciò che ci circonda, la seconda per saperlo raccontare. Che poi sono due cose delle tre che amo di più al mondo. Del resto, a cosa serve sapere qualcosa se non la condividi con qualcuno? La divulgazione per me è questo: guidare nel viaggio della curiosità e del mistero. Ah, la terza cosa è il pianoforte e la musica in ogni sua forma.
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