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16 Giugno 2025
7:00

Cosa sono gli spazi liminali e perché ci mettono inquietudine e tristezza

Che sia reale o immaginario, uno spazio liminale è un ambiente di transito, privo di presenza umana, capace di evocare un sottile senso di inquietudine e malinconia. Un concetto, quello della liminalità, che affonda le sue radici nella psicologia, descrivendo quelle fasi di cambiamento e relativo spaesamento che tutti, prima o poi, sperimentano nella vita.

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Cosa sono gli spazi liminali e perché ci mettono inquietudine e tristezza
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Corridoi d’albergo e corsie ospedaliere deserti, parcheggi senza anima viva nel cuore della notte, scuole e centri commerciali chiusi sono tutti esempi di spazi liminali (dal latino limen, “soglia”), ovvero quella categoria di “non-luoghi” caratterizzati da una funzione di stato liminale, cioè di transizione o connessione tra altri luoghi e ambienti, svuotati però della normale presenza umana che li anima e gli fornisce una funzione e un significato. Sono proprio queste carenze a renderli stranianti ai nostri occhi, eppure, poiché in essi riconosciamo qualcosa di familiare, la sensazione che suscitano può essere descritta come un paradossale mix di inquietudine, nostalgia e, talvolta, senso di sicurezza.

Il concetto di liminalità: dalla psicologia ai luoghi

Il concetto di liminalità, che esiste almeno dall'inizio del XX secolo, si riferisce comunemente alla condizione psicologica dell'essere sulla soglia di una nuova fase della vita. Studiosi come Arnold van Gennep e Victor Turner, lo introdussero proprio per descrivere i riti di passaggio; può pertanto riferirsi sia allo spostamento da un luogo fisico all'altro (lo spazio tra ciò che è e ciò che accadrà), sia a un momento di transizione o cambiamento che sperimentiamo nel corso della nostra esistenza (il frangente in cui non siamo più ciò che eravamo e non ancora ciò che diventeremo). La liminalità è stata successivamente adottata da accademici di altri settori per dare un senso ai fenomeni più disparati, e anche per descrivere quegli spazi vuoti – accomunati da precise caratteristiche architettoniche, come un arredamento spoglio, dècor o geometrie essenziali e ripetitivi, una labirintica successione di ambienti o corridoi identici – capaci di dare l’impressione, a chi li attraversa, di trovarsi in un limbo fuori dal tempo.

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Questa sensazione è simile a quella provocata dal fenomeno dell' uncanny valley: forma di disagio a cui può portare la vista di robot umanoidi molto somiglianti ma non perfettamente identici a noi. Allo stesso modo, uno spazio può apparirci quasi normale e, a suscitare inquietudine e malinconia – ma anche nostalgia e senso di sicurezza, perché è comunque un luogo riconoscibile e familiare – è proprio quel piccolo scarto rispetto alla realtà. Siamo infatti abituati ad associare certi ambienti alla presenza di persone e vedere un’assenza dove invece ci aspetteremmo una presenza, crea spaesamento e un “corto circuito” a livello emotivo. La prova l’abbiamo avuta durante la recente pandemia: vedere piazze, strade e supermercati solitamente affollati diventare vuoti all’improvviso, ci ha fatto sperimentare la straniante atmosfera degli spazi liminali.

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Gli spazi liminali nell’era digitale

Gli spazi liminali sono diventati, durante i primi anni 2020, protagonisti di un fenomeno web che ha preso piede a partire da un creepypasta (un racconto horror, breve e inedito) pubblicato da un autore ignoto sul 4chan e accompagnato dall'immagine di un corridoio vuoto con moquette e carta da parati gialle. La foto, che poi si capirà esser stata realmente scattata in un punto vendita della catena statunitense HobbyTown a Oshkosh, in Wisconsin, incarna l'estetica degli ormai virali #liminalspaces e ispira l'immaginario delle cosiddette "backrooms", ovvero un'immensa estensione extradimensionale di stanze vuote, accessibili uscendo dalla realtà mediante il "noclip". Quest'ultimo termine, appartenente al gergo videoludico, definisce il meccanismo di trapassare oggetti solidi all'interno di un videogioco, inibendo la collisione con essi e uscendo dalla mappa di gioco.

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