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Quando parliamo di colori primari, intendiamo quei colori che, mescolati in diverse percentuali e uniti a bianco o nero, permettono di ottenere tutti gli altri. I colori secondari sono invece quelli ottenuti mescolando in parte uguale i primari, e i terziari derivano sempre dai primari, ma con maggior quantità dell’uno o dell’altro colore.
Se è vero che i colori primari “classici” sono il rosso, il giallo e il blu, è vero anche che esistono anche i colori primari additivi e sottrattivi, e che nella rosa dei primari si aggiungono anche il verde, il magenta, il ciano e il nero.
Colori primari: ecco tutti i modelli
A scuola abbiamo imparato che i colori primari sono tre: rosso, giallo, blu. E da essi, mescolati con il bianco e con il nero, si posso ottenere tutti i colori presenti in natura. Vero, ma non del tutto. Se è vero che i colori primari sono quelli che mescolati originano gli altri colori, ma occorre sapere che non sono solo rosso, giallo e blu, perché i modelli di partenza dei colori primari dipendono da cosa si vuole ottenere con essi.

Vediamo meglio quali sono e perché possono avere diverse combinazioni:
- modello RYB (red, yellow, blue – rosso, giallo, blu): è il modello che, appunto, abbiamo imparato a scuola. Generalmente, si parte da questi colori primari quando si realizzano opere artistiche, materiche e di design applicato. Questi colori sono “presenti in natura”, ovvero non possono essere realizzati unendo altri colori, ma solo partendo da se stessi. Il modello rosso-giallo-blu rimane quello di partenza, che definisce i colori primari nella loro essenza.
- modello RGB (red, green, blue – rosso, verde, blu): questo modello considera, per definire i colori primari, la luce. Ovvero, unendo questi tre colori primari in parti uguali si ottiene la luce bianca. Proprio per questo vengono definiti “colori primari additivi”.
- modello CMYK (ciano, magenta, yellow, k per indicare il black – ciano, magenta, giallo, nero): questo modello, detto dei “colori primari sottrattivi” identifica invece i colori primari necessari per la stampa in quadricromia, in quattro colori. L’unione di ciano, magenta e giallo in parti uguali, permette di ottenere il nero e la loro assenza, invece, genera in automatico il bianco, e la loro unione in percentuali diverse, permette di ottenere tutti i colori necessari alla stampa.
Colori secondari quali sono e come si ottengono
I colori secondari sono quelli che si ottengono mescolando tra loro i colori primari del modello “tradizionale”, quindi il rosso-giallo-blu, in parti uguali:
- rosso+giallo = arancione
- rosso+blu = viola
- giallo+blu = verde
Il verde, in questo caso, è un colore secondario, anche se nel modello visto precedentemente è considerato un primario poiché ingloba giallo e blu e permette quindi di creare appunto la luce bianca.
Colori terziari: come si chiamano e come si ottengono
Per ottenere i colori terziari occorre comunque partire dai colori primari “classici”, ma la percentuale in cui vengono mescolati varia, ed emergono quindi sfumature differenti:
- rosso+blu (con più rosso) = rosso violaceo
- rosso+blu (con più blu) = viola bluastro
- giallo+blu (con più blu) = blu verdastro
- giallo+blu (con più giallo) = verde giallognolo
- rosso+giallo (con più giallo) = giallo aranciato
- rosso+giallo (con più rosso) = rosso aranciato
Lo studio dei colori è ancora in corso, perché si arriva a cogliere informazioni sempre più approfondite sulla percezione del nostro cervello: basti pensare che, recentemente, grazie a uno studio è stato scoperto il colore olo, un verde bluastro mai percepito prima.

La teoria del colore
Le riflessioni sulla teoria del colore sono antiche: il trattato De Coloribus è attribuito ad Aristotele e ad altri filosofi della sua corrente, si è poi occupato di ottica e rifrazione del colore anche Tolomeo, e la prima ruota dei colori con i sette colori dell’arcobaleno è stata elaborata da Isaac Newton – si chiama infatti “il disco di Newton” – nel 1672. Nel 1810 Goethe pubblica il saggio La Teoria dei Colori nel quale contrappone la sua idea a quella di Newton: sommando tutti i colori, sostiene Goethe – che oltre a essere stato un grande poeta si è occupato anche di studi scientifici – non si ottiene il bianco, ma i colori sono il risultato dell’offuscamento della luce. Si sono interrogati sulla teoria del colore anche Schopenhauer, Kandinskij, Klee, Johannes Itten maestro della Bauhaus, e molti altri artisti e studiosi, e oggi siamo giunti a una sintesi che tiene conto sia degli studi passati che delle esigenze moderne di stampa e utilizzo materico del pigmento.