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Sono molti i comuni italiani che stanno aderendo a iniziative pubbliche o private per sfruttare le barriere "acchiappa plastica" nei fiumi. In questo articolo vediamo cosa sono, come funzionano e alcuni dei luoghi in cui sono stati intrapresi progetti che utilizzano questa tecnologia.
Cosa sono e come recuperano i rifiuti nei fiumi
La tecnologia utilizzata per queste attività di pulizia delle acque è composta da una serie di barriere galleggianti in polietilene (quindi sì, sono effettivamente delle barriere di plastica che recuperano altra plastica). Queste funzionano come delle grandi reti fisse ancorate alle sponde del fiume, il cui lavoro è associato a quello di imbarcazioni a pescaggio ridotto, che non hanno il rischio di incagliarsi nei fondali dei fiumi.

Queste strutture sono in grado di intercettare i rifiuti che vengono trasportati dai corsi d'acqua e si ritrovano a galleggiare sulla superficie, per poi recuperarli ed eventualmente inserirli in un sistema di riciclo. Si tratta quindi di un vero e proprio filtro predisposto alla pulizia collocato in alcune zone del fiume. Quando le reti risultano essere piene il loro contenuto viene semplicemente svuotato e smistato sulla base del riciclo necessario dei materiali.
Uno dei progetti di ricerca in uso in Italia si chiama Seasweeper ed è stato sviluppato da Castalia. Questo progetto ha come obiettivo quello di recuperare i rifiuti dai fiumi prima che sfocino in mare. Il tutto sarebbe svolto garantendo la protezione di flora e fauna fluviale perché il sistema non incide sulla portata del fiume o sulle correnti, ma lascia il libero passaggio alle masse d'acqua.
Ma che succede se non si fa in tempo ad acchiappare i rifiuti prima che siano sversati in mare?
La pulizia negli oceani
Esistono, a livello internazionale, molti altri progetti che operano direttamente sul mare e sugli oceani. Tra questi c'è il progetto The Ocean Clean Up ideato dall'ingegnere olandese Boyan Slat che – anche in questo caso – sfrutta una struttura galleggiante. Quello di The Ocean Clean Up è un sistema dotato di tubi che rimangono sulla superficie dell'acqua a forma di "U" e che vengono lasciati andare alla deriva nelle zone di maggior concentrazione di plastica. Ai tubi è collegato un pannello rigido che letteralmente recupera e trascina via i rifiuti, grazie anche al "freno" installato in ognuna delle strutture, una sorta di ancora che si oppone alle forze dei venti, delle onde e delle correnti marine.

Un sistema molto simile alle barriere utilizzate sui fiumi italiani, nominato The Interceptor Original, è stato sviluppato dalla stessa organizzazione e al momento è operativo sui corsi d'acqua in Indonesia, Malesia, Repubblica Dominicana e Vietnam.

I comuni italiani che adottano le barriere
In varie zone d'Italia già da qualche anno sono partite diverse iniziative che hanno previsto l'adozione delle barriere acchiappa plastica.
Sicuramente virtuosa è la situazione a Rimini con le barriere collocate al porto canale Tiberio e sul fiume Marecchia. Le barriere poste in questi tratti hanno raccolto circa 3150 litri di oggetti di plastica in soli cinque mesi. Nel 2018 per ripulire il fiume Po si è dato il via al progetto "Il Po d'Amare" supportato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Corepla e Castalia e realizzato con il coordinamento istituzionale dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po con patrocinio del Comune di Ferrara e dell’AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po). A questo si sono susseguite una serie di iniziative tra cui un'ulteriore sperimentazione a Ferrara con un investimento complessivo di circa 300 mila euro.

In questo caso la raccolta dei rifiuti è stata installata sul Po di Volano, nei pressi della Darsena City, e a valle del ponte di San Giorgio.
Nel Lazio invece, dopo una sperimentazione sulle sponde del Tevere partita nel 2019 che ha permesso di recuperare 2,3 tonnellate di rifiuti, la Regione ha deciso nel maggio 2020 di installare anche una barriera sul fiume Aniene, inaugurata lo scorso 4 agosto 2022.
Uno svolgimento analogo anche in Sicilia per il progetto "Halykòs – Prevenzione Ambientale e Valorizzazione della Foce del Fiume Platani" partito nel 2018. Il grande successo dell'iniziativa è stato dovuto anche all'uso delle barriere blocca plastica che sono riuscite entro il 2021 a trattenere ben 800 kg di di rifiuti.