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24 Maggio 2025
8:00

Cos’è il bias del sopravvissuto: quando la storia dei vincitori ci fa sbagliare

Il bias del sopravvissuto è un errore logico e statistico che ci porta a considerare solo i casi che sono “sopravvissuti” a un processo di selezione, ignorando quelli che non ce l’hanno fatta. Non considerare l'intero quadro della situazione, però, ci può portare a scelte sbagliate.

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Cos’è il bias del sopravvissuto: quando la storia dei vincitori ci fa sbagliare
bias del sopravvissuto
Credit: Martin Grandjean, Martin Grandjean, McGeddon, US Air Force

Il bias del sopravvissuto (survival bias in inglese) è una sorta di errore logico e statistico inconscio che ci fa prendere in considerazione soltanto quegli aspetti di una questione che hanno superato un qualche tipo di selezione ignorando quegli aspetti che invece non hanno superato tale processo. Facciamo un esempio: se vediamo un antico ponte romano ancora intatto, è facile pensare che i Romani sapessero costruire meglio di noi. Il problema, però, è che quello che stiamo guardando è l’unico ponte rimasto tra i centinaia che erano stati creati e che sono crollati. Quel ponte è semplicemente uno dei meglio costruiti e meglio mantenuti: è un sopravvissuto. Stiamo osservando ciò che è rimasto, non tutto ciò che è esistito. Lo stesso vale quando ascoltiamo storie di imprenditori di successo che attribuiscono tutto a una routine perfetta o a una decisione coraggiosa. In questi racconti manca sempre un dettaglio: tutte le persone che hanno fatto le stesse scelte e hanno fallito! Se ci concentriamo solo su chi “ce l’ha fatta”, cadiamo in una trappola matematica: il bias del sopravvissuto. Un errore che ci porta a valutare situazioni, decisioni o strategie basandoci su dati incompleti.

In questo articolo vediamo cos’è il bias del sopravvissuto, come influenza le nostre scelte e come l’esempio più famoso – quello dei fori sugli aerei durante la Seconda guerra mondiale – sia stato spesso troppo semplificato.

Cosa si intende per “bias del sopravvissuto”

Il bias del sopravvissuto è un errore logico e statistico che si verifica quando analizziamo solo i casi che sono “sopravvissuti” a un processo di selezione, ignorando completamente quelli che non ce l’hanno fatta. In parole semplici: guardiamo ai successi e dimentichiamo i fallimenti.

Questo bias (cioè la distorsione di una valutazione a causa di un pregiudizio) ci porta spesso a conclusioni distorte: crediamo che un certo percorso garantisca il successo solo perché conosciamo qualcuno che ce l’ha fatta. Dimentichiamo, però, tutti i casi in cui quello stesso percorso non ha portato a nulla. Per capire davvero cosa funziona, dobbiamo guardare anche a chi non è “sopravvissuto”.

L'esempio più famoso di bias del sopravvissuto: il mito dell'aereo

Una delle storie più note legate al bias del sopravvissuto è quella dell'aereo di Abraham Wald, matematico ebreo rifugiato negli Stati Uniti. Durante la Seconda guerra mondiale, le forze aeree statunitensi subivano pesanti perdite durante le missioni. Per ridurre i danni, i militari iniziarono a esaminare gli aerei che tornavano alla base. Notarono che le ali e la coda erano spesso crivellate di colpi, mentre i motori e la cabina di pilotaggio risultavano quasi sempre intatti. Sembrava logico, quindi, rinforzare le aree più danneggiate.

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Ipotetico modello dei danni su un bombardiere della Seconda Guerra Mondiale. I puntini rossi sono i danni dei proiettili nemici.

Prima di farlo, però, consultarono lo Statistical Research Group (SRG) della Columbia University. Ed è qui che entrò in scena Abraham Wald, membro del gruppo di ricerca. Wald fece una proposta controintuitiva: non rinforzare le aree colpite, ma quelle senza fori.

Il ragionamento era semplice: se quegli aerei erano tornati nonostante fossero stati colpiti in certe zone, significava che quei danni non erano letali. Al contrario, gli aerei che erano stati colpiti nei motori o nella cabina probabilmente non erano sopravvissuti, e quindi non facevano parte del campione osservabile. Quelle aree, apparentemente “intatte”, erano in realtà le più vulnerabili.

A primo impatto, quest'idea che può sembrare paradossale, ma ha assolutamente senso se si considera il bias del sopravvissuto: per capire davvero quali colpi sono letali, non basta osservare chi è sopravvissuto, ma bisogna tenere conto soprattutto di chi non è mai tornato!

La vera storia di Abraham Wald

Questa storia, per quanto affascinante, è una versione semplificata del reale contributo di Wald. L’immagine del “genio che smentisce i militari” nasce probabilmente da un articolo del 1980, che semplificò il lavoro di Wald con toni divulgativi.

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Abraham Wald. Credit: Konrad Jacobs, Erlangen

In realtà, Wald non si limitò a suggerire di rinforzare le aree senza fori: questo lo sapeva già anche l'esercito. La sfida era capire come proteggere quelle aree con così poche informazioni. Wald sviluppò un metodo statistico rigoroso per stimare la vulnerabilità delle diverse sezioni degli aerei, basandosi esclusivamente sui dati degli aerei sopravvissuti. Riuscì a dimostrare, ad esempio, che i colpi da 20 mm ai motori e quelli da 7,9 mm alla cabina di pilotaggio aumentavano sensibilmente la probabilità di abbattimento. Le sue conclusioni portarono a strategie difensive più efficaci e, soprattutto, anticiparono molti strumenti di analisi ancora oggi usati per lavorare con dati incompleti.

Come il bias del sopravvissuto influenza la nostra vita

Il bias del sopravvissuto ha conseguenze anche sulla nostra vita quotidiana e lavortiva. Pensiamo, ad esempio, a quanto spesso sentiamo raccontare le storie di personaggi come Steve Jobs, Bill Gates o Mark Zuckerberg, tutti miliardari che hanno lasciato il college. Queste storie vengono spesso presentate come ispirazione: se sei abbastanza brillante e motivato, non ti serve una laurea. Ma non ci vengono mai raccontati i moltissimi che hanno fatto la stessa scelta e hanno fallito. In realtà, chi termina l’università guadagna di più, ha una carriera più stabile e meno problemi finanziari. Ma il bias del sopravvissuto ci porta a fare delle scelte osservando soltanto chi "ce l’ha fatta", distorcendo la nostra percezione.

bias del sopravvissuto

Vale per tutto: start-up, diete, investimenti, carriere. Guardiamo i “vincenti”, li imitiamo, e crediamo che basti replicare le loro scelte per ottenere lo stesso risultato. Ma così rischiamo di ignorare proprio ciò che potrebbe insegnarci qualcosa: i fallimenti.

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