Su una spiaggia dell'Australia occidentale è comparso un cilindro metallico di grandi dimensioni che ha da subito destato grande curiosità tra gli appassionati dell'esplorazione spaziale. L'oggetto, probabilmente, appartiene al lanciatore spaziale indiano Lvm 3 – come ipotizzato anche dall'Agenzia Spaziale Australiana.
Il cilindro metallico è stato trascinato sulla spiaggia di Green Head dall’oceano e le autorità hanno immediatamente provveduto ad inibire l'accesso all'area al pubblico, sia per non danneggiare le indagini sulla natura di questo oggetto, sia per evitare che ignari venissero a contatto con sostanze potenzialmente tossiche. È apparso comunque chiaro sin dall'inizio che l'oggetto fosse tutt'altro che fuori da questo mondo, ma che piuttosto appartenesse a un qualche lanciatore spaziale non australiano.
Diverse ipotesi sono iniziate a circolare su Twitter, ad esempio che il detrito fosse frutto del lancio della recente missione lunare indiana Chandrayaan-3 o che fosse uno degli stadi di un altro razzo indiano, il Polar Satellite Launch Vehicle. Nessuna di queste ipotesi però è apparsa convincente dal momento che i sedimenti marini depositati sul detrito spaziale impiegano anni a formarsi e sono quindi incompatibili con una breve presenza in mare.
Le caratteristiche del cilindro ritrovato
Le indagini hanno permesso di appurare che quasi certamente il cilindro color rame alto circa 2 metri e mezzo e di 3 metri di diametro appartenga ad un lanciatore spaziale indiano. In particolare, si tratterebbe di un pezzo di uno degli stadi del veicolo spaziale da carico Lvm3, usato dall'Organizzazione indiana per la ricerca spaziale (Isro) per il trasporto di piccoli satelliti in orbita. Questo ha permesso anche di datare il frammento, appartenendo ad un lancio spaziale che deve essere stato condotto negli ultimi 10 anni.
Il lanciatore Lvm3 è un razzo a 3 stadi sviluppato dall'Irso per la messa in orbita prevalentemente di satelliti per le telecomunicazioni in orbita geostazionaria, cioè ad una distanza tale che essi orbitano alla stessa velocità angolare delle Terra, risultando quindi apparentemente fissi in cielo. Oltre ai satelliti per le telecomunicazioni, il lanciatore Lvm3 è stato recentemente impegnato nel lancio del rover lunare indiano della missione Chandrayaan-3 e verrà usato anche per il lancio della missione con equipaggio umano Gaganyaan.
La conferma dell'ipotesi dell'appartenenza ad un lanciatore indiano del cilindro metallico è arrivata dall'Agenzia spaziale australiana stessa attraverso una intervista sul giornale Guardian della dottoressa Alice Gorman. Quest'ultima ha espresso sorpresa per come un frammento di così grandi dimensioni sia stato in grado di raggiungere praticamente intatto l'oceano senza disintegrarsi per via dell'attrito atmosferico. La dottoressa ha lodato l'operato delle autorità nel tener lontani i curiosi, dal momento che i frammenti dei lanci spaziali possono contenere ancora tracce dei carburanti tossici utilizzati.
Il rottame spaziale non verrà trattenuto più del necessario per appurarne con certezza la sua origine, dal momento che esiste un trattato internazionale, il Trattato sullo spazio extra atmosferico delle Nazioni Unite, che sancisce che i resti dei lanci spaziali caduti in territorio straniero debbano essere restituiti al loro paese di provenienza.
Come arrivano questi detriti spaziali sulla Terra?
I razzi vettori che conducono in orbita le navicelle spaziali o i satelliti sono solitamente composti da più stadi, che si attivano l'uno successivamente all'altro fornendo fornire alle navicelle la spinta propulsiva necessaria a superare la gravità terrestre ed entrare in orbita. Nel passaggio da una spinta propulsiva all'altra, lo stadio che ha esaurito il carburante viene automaticamente sganciato e lasciato cadere in caduta libera sulla Terra.
Gli ingegneri sono in grado di calcolare con ragionevole accuratezza il luogo di rientro dei vari stadi, facendo in modo che essi impattino il suolo in zone remote, come ad esempio Point Nemo, il punto dell'oceano più lontano da qualsiasi terra emersa, dove le agenzie spaziali tendono a far ricadere i frammenti dei loro lanciatori. Un altro possibile punto è l'oceano indiano, in cui presumibilmente è precipitato il detrito dell'Lvm3 ritrovato poi sulle coste australiane.