La lingua napoletana è ricca di espressioni colorite e intraducibili in italiano, capaci di condensare in poche sillabe interi mondi di significato. Tra queste c'è "cazzimma", probabilmente derivata da una derivazione del termine volgare con cui si indica l'organo sessuale maschile. Questa parola, intrinsecamente legata alla cultura e al modo di pensare partenopeo, racchiude un concetto complesso il cui significato mescola astuzia, furbizia, e una buona dose di spietatezza.
Origini e diffusione del termine "cazzimma"
La "cazzimma" nasce nel cuore del dialetto napoletano, un idioma che da secoli è un crogiolo di influenze linguistiche e culturali. L’etimologia della parola è incerta; secondo il Dizionario storico dei gerghi italiani di Ernesto Ferrero, viene utilizzata per indicare un insieme di atteggiamenti negativi: "autorità, malvagità, avarizia, pignoleria, grettezza". Sebbene la definizione sia piuttosto generica, il dizionario fornisce una rara testimonianza lessicografica della voce "cazzimma" che, invece, non è presente nei maggiori dizionari dialettali napoletani, probabilmente perché considerata volgare.
L’espressione diviene d’uso comune fra gli anni ’50 e ’80, sopratutto grazie al cantante Pino Daniele che ci regala una delle prime attestazioni del termine nella sua canzone A me me piace ’o blues:
«tengo a cazzimma e faccio tutto quello che mi va»,
e a chi gliene chiede spiegazione risponde:
“Designa la furbizia accentuata, la pratica costante di attingere acqua per il proprio mulino, in qualunque momento e situazione, magari anche sfruttando i propri amici più intimi, i propri parenti […]. È l’attitudine a cercare e trovare, d’istinto, sempre e comunque, il proprio tornaconto, dai grandi affari o business fino alle schermaglie meschine per chi deve pagare il pranzo o il caffè”;
La parola d'altro canto esisteva già in precedenza, seppur con un significato diverso. La sua origine potrebbe essere una combinazione data dal nome volgare dell’organo sessuale maschile, usato nel dialetto come espressione enfatizzante, e il suffisso napoletano –imma che ne amplifica il significato. Oggi, il termine si è evoluto, assumendo connotazioni che vanno dalla semplice furbizia alla malizia più calcolata.
L'uso quotidiano della parola "cazzimma"
Nella quotidianità la "cazzimma" è, ad esempio, la strategia sottile del venditore che riesce a spuntare un prezzo più alto oppure il modo in cui una persona riesce a tirarsi fuori da una situazione difficile con una battuta arguta. Ma può manifestarsi anche in atteggiamenti negativi, come quando si prova a manipolare qualcun altro a proprio vantaggio e senza alcuno scrupolo.
In molte rappresentazioni della cultura popolare napoletana, la cazzimma è quasi un marchio di fabbrica dei personaggi che, immersi in un contesto sociale difficile, usano la loro astuzia per navigare tra le insidie della vita quotidiana.
Sebbene il concetto possa sembrare negativo, in alcune situazioni la cazzimma è percepita come un segno di intelligenza e prontezza, un modo per emergere in un contesto complesso e spesso ostile, soprattutto se calato nella cultura napoletana, dove l'arte di arrangiarsi è vista come una qualità indispensabile per affrontare le difficoltà quotidiane.
Non è solo la capacità di superare le difficoltà, ma anche di trasformarle a proprio vantaggio, un concetto che racchiude un'intelligenza pratica, quella che permette di trovare soluzioni in situazioni dove altre persone vedrebbero solo ostacoli. È questa dualità che rende la cazzimma un concetto così affascinante e profondamente radicato nella cultura partenopea.