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16 Luglio 2025
7:00

Da dove viene l’espressione “eccetera” e cosa significa

La parola "eccetera" deriva dal latino et cetera e dal greco antico, con il significato di "e le altre cose". Usata fin dall'ellenismo per abbreviare elenchi, è diventata comune nel latino tardo e nell'italiano medievale. Oggi è una formula sintetica anche nella lingua parlata e nei social.

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Da dove viene l’espressione “eccetera” e cosa significa
eccetera da dove deriva

L'espressione “eccetera” è molto più di un’abbreviazione: è la testimonianza vivente di un viaggio linguistico lungo duemila anni, dall’ellenismo ai social network. Ogni volta che inviamo un messaggio Whatsapp con la sigla “ecc.” o “etc.” stiamo parlando latino. “Eccetera” infatti è una parola piccola, funzionale, che sembra banale, ma di origine antichissima. Deriva dal latino et cetĕra, che significa letteralmente “e le altre cose”: "et" infatti è una congiunzione che significa "e" o "ed", in questo caso associata a "cetera", neutro plurale di ceterum, ovvero “le altre (cose)”.

Viene quindi utilizzata come abbreviazione di “e così via” o “e tutto il resto”, così da troncare un lungo elenco o evitare di ripetere quanto già detto.

Ancora prima del latino, esisteva un’espressione analoga in greco antico: καὶ τὰ ἕτερα (kai ta hétera), con lo stesso significato. Questo ci dimostra che l’esigenza di abbreviare elenchi, evitando inutili e scoccianti ripetizioni, era radicata già nel pensiero classico. Nel latino tardo poi, et cetera diventa sempre più comune nei documenti amministrativi, religiosi e legali, come forma utile per indicare cose sottintese, simili o scontate, diventando una formula di sintesi comune a tutti.

In origine, l'espressione “ceterum; cetera” è composta dalla radice proto‑italica "hetero‑" (“altro”) unita alla particella ce‑ (“qui”), costituendo quasi un piccolo richiamo: “qui c’è ancora altro”. Durante il Medioevo, l’uso di "et cetera" si consolida anche nei testi volgari e notarili. L’espressione entra stabilmente nella lingua italiana già nel ‘300, trasformandosi graficamente e foneticamente in "eccetera", con il raddoppiamento della “c”, tipico della pronuncia italiana a seconda dei diversi casi, e si accompagna a una sempre più forte diffusione nella lingua scritta.

Come sottolinea il Vocabolario Treccanieccetera” è una formula ellittica: ciò che viene omesso è qualcosa di già noto, facilmente prevedibile o considerato irrilevante. Tuttavia, l’omissione stessa trasmette un messaggio: chi ascolta deve intuire cosa manca senza che venga esplicitato.

Ma anche la formula si è modernizzata e, nel tempo, "eccetera" si è accompagnata a varie abbreviazioni:

  • &c. (dove & rappresenta "et") usata fino al XIX secolo nei documenti inglesi e italiani.
  • etc. forma internazionale, oggi usata in inglese, francese e tedesco.
  • ecc. forma ufficiale italiana, presente in testi scolastici, giornalistici e legali.
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